Giovani, i laboratori per avviare il dialogo

L’obiettivo: accendere relazioni che portino a un «ascolto concreto». Magnotta (Pastorale giovanile): «Il soggetto principale deve essere tutta la comunità»

Imparare ad ascoltare è una delle prime forme d’amore verso il prossimo. I dubbi, le paure e gli interrogativi più profondi spesso arrivano dai giovani che cercano negli adulti un punto di riferimento. Ma questi sono in grado di soddisfare la sete delle nuove generazioni? Partendo dall’invito rivolto alla diocesi dal cardinale vicario Angelo De Donatis di «ascoltare con il cuore il grido della città», il Servizio per la pastorale giovanile si è reso disponibile ad affiancare e accompagnare le comunità nell’ascolto dei giovani attraverso laboratori pratici per avviare il dialogo con i ragazzi nei luoghi informali e incontri di formazione che hanno lo scopo di accendere relazioni.

Il presupposto iniziale per operare un “ascolto concreto” è che «non lo si può pianificare come fosse un progetto unico – afferma il direttore del Servizio diocesano don Antonio Magnotta –. Bisogna tener ben presente il contesto di riferimento perché ogni realtà ha una sua specificità ed è importante conoscerla per avviare una iniziativa tangibile». Compito della pastorale giovanile è quello di fornire a ogni realtà territoriale gli strumenti adatti per accogliere e ascoltare il “grido dei giovani”. E il primo passo da compiere è aiutare le parrocchie «a capire che l’ascolto non può essere relegato a degli operatori incaricati – prosegue il sacerdote -; il soggetto principale dell’ascolto deve sempre essere tutta la comunità. Non si può ridimensionare quest’ambito di intervento con un piano redatto su carta con l’elenco delle cose da fare; noi vogliamo suscitare un atteggiamento della comunità che deve ascoltare il grido del territorio. Il passo in avanti da compiere è quello di creare degli “esperti” dell’ascolto ben inglobati e amalgamati con la comunità».

L’indirizzo di lavoro dato dal Servizio diocesano alle équipe pastorali è quello di intercettare e coinvolgere sul proprio territorio tutti coloro che quotidianamente sono in stretto contatto con i ragazzi come gli animatori, i catechisti – realtà già presenti in ogni parrocchia -, allargando il raggio di azione agli insegnanti, agli operatori di associazione sportive, musicali, culturali, ricreative. «Unendo queste sinergie – prosegue Magnotta -, la comunità si fa promotrice di un grande movimento che sul territorio può attivarsi nell’ascolto dei ragazzi».

Per avviare vie concrete di ascolto il 14 ottobre è stato attivato un laboratorio diocesano tenuto da Roberto Mauri del Centro studi Missione Emmaus. «Uno strumento pratico aperto a tutti, al quale ha aderito un centinaio di persone di 40 comunità parrocchiali – spiega Magnotta -. Attraverso esercizi e focus group offre gli strumenti pratici per iniziare un dialogo con i giovani nei luoghi informali quali pub, piazze o palestre. Stiamo inoltre incrementando gli incontri nelle varie prefetture allo scopo di unire gli animatori dello stesso territorio per favorire dinamiche di ascolto e di collaborazione per fare insieme una lettura fraterna sulle esigenze delle comunità. Per i genitori è stato attivato un altro laboratorio, finalizzato a curare il loro accompagnamento umano e spirituale mettendosi in ascolto delle loro domande».