Giovani e mondo del lavoro si incontrano al LaborDì

La manifestazione promossa da Acli Roma, all’Auditorium della Tecnica. Il messaggio del Papa letto dal vicegerente Reina: la mancanza di occupazione, «grave ferita alla dignità di tante persone». Il sindaco Gualtieri: «Roma, città che manda via più giovani di quanti ne accoglie»

«Un bel cantiere aperto per costruire il futuro, all’interno del quale, però, si respira da una parte un senso di vuoto e dall’altra un sovraccarico di stress dato da corse febbrili». È l’immagine del mondo del lavoro fornita da Papa Francesco nel messaggio inviato ai partecipanti alla II edizione di “LaborDì: un cantiere per generare lavoro”, promosso dalle Acli provinciali di Roma, che si svolge oggi, 13 dicembre, nel Centro Congressi Auditorium della Tecnica, all’Eur. Una giornata durante la quale oltre 1.200 studenti di 20 istituti superiori di Roma e provincia – futuri chef, ingegneri, insegnati, architetti – hanno la possibilità di colloquiare “a tu per tu” con 45 enti e aziende, a disposizione dei ragazzi con 80 workshop formativi e oltre 500 ore di colloqui di lavoro con recruiter professionisti che forniranno loro anche un feedback sugli aspetti positivi e negativi dell’incontro.

A Roma, stando ai dati forniti dalle Acli, il tasso di disoccupazione giovanile è al 14,5% e il 32,9% degli occupati tra i 18 e i 29 anni ha contratti precari, a termine, atipici. Temi trattati dal Papa nel messaggio, letto dal vicegerente della diocesi di Roma Baldo Reina. Bergoglio si concentra su due aspetti per fotografare la difficile realtà del lavoro la cui sola parola «oggi ne evoca spesso la mancanza, e ciò rappresenta una grave ferita alla dignità di tante persone». E la precarietà, osserva il vescovo di Roma, genera «pressione costante, ritmi forzati, stress che provoca ansia, spazio relazionale sempre più sacrificato in nome del profitto a tutti i costi. È il lavoro “mercificato”». Poco rosee le prospettive future. Francesco parla del rischio del «lavoro disumanizzato, dove le moderne tecnologie, come l’intelligenza artificiale e la robotica, minacciano di sostituire la presenza dell’uomo», e della «scandalosa e preoccupante mancanza di sicurezza sul lavoro». Dal Papa infine l’invito a «non perdere la speranza», a continuare a «pensare e progettare insieme il lavoro» concentrandosi sulle persone.

L’auspicio di monsignor Reina è che le aziende e le imprese «riflettano sul messaggio del Papa perché il lavoro merita rispetto e dignità e non può essere teso solo al profitto e al denaro». Il foyer dell’auditorium affollato di giovani in attesa di parlare con esperti per imparare a scrivere un curriculum vitae efficace, preparare con cura una lettera di presentazione, monitorare le candidature aperte sul web, fa sperare che «sappiano cogliere le opportunità offerte dalla giornata» ha aggiunto il vicegerente. Lidia Borzì, presidente delle Acli provinciali di Roma, ha definito il messaggio del Papa «un vero e proprio manifesto dal valore universale». Il Labordì vuole trasmettere il valore del lavoro, insegnare ai giovani a guardare lontano e fornire gli strumenti adatti. L’impegno delle Acli, ha specificato Borzì, è quello di «aprire cantieri di sogni, cantieri di speranza che permettano di abbracciare la bellezza di un lavoro dignitoso». E di lavoro dignitoso ha parlato anche il sindaco di Roma Roberto Gualtieri. «Stiamo cercando di fare un salto di qualità con il rispetto dei contratti, la sicurezza, i percorsi di qualificazione – ha affermato -. Vogliamo una città più vicina alle persone perché il lavoro è la chiave della dignità dell’uomo. Roma è una città che manda via più giovani di quanti ne accoglie».

Da Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, l’invito a scoprire, costruire, inventare le professioni del futuro, accompagnato dal consiglio della formazione permanente. «Assecondate le vostre passioni – ha aggiunto -, accettate ogni lavoro perché tutti sono dignitosi e possono formare un bagaglio di esperienze ma ribellatevi a quelli insicuri e con retribuzioni non dignitose». Per Giulio Prosperetti, neo vicepresidente della Corte Costituzionale «lo Stato dovrà intervenire per finanziare lavori non immediatamente produttivi. C’è tanto da fare. Siamo indietro rispetto alla cura delle persone e del territorio. Non ci sono gli elementi tecnici per finanziare lavori di questo tipo. La crisi nel mondo del lavoro non è economica, ma giuridica. Il lavoro deve essere un valore custodito dalle istituzioni. È importante – ha detto – che i giovani conquistino questa coscienza».

13 dicembre 2023