Giovani e droga: convegno a Roma Tre

Dipendenza da cannabis cresciuta del 30% nell’ultimo anno. Se ne parla il 14 ottobre, nell’iniziativa promossa dalla diocesi. Il progetto pilota per la prevenzione precoce

Prevenire la dipendenza e le conseguenze che questa comporta. Farlo sin dalla più giovane età è cruciale per evitare l’insorgenza di disturbi psichiatrici. «La droga è come il cancro: è meglio non incontrarlo nella vita», spiega il professore onorario di Chirurgia Antonio Bolognese, responsabile scientifico del gruppo di lavoro – promosso dall’Ordine dei Medici e degli Odontoiatri di Roma – per la prevenzione, valutazione e divulgazione delle conseguenze prodotte dalla dipendenza di sostanze psicotrope, a partire dall’uso di cannabis e dal suo impatto sulla salute mentale dei giovani. «Da gennaio abbiamo avviato un progetto pilota nelle scuole e nei centri sportivi di Roma per promuovere una prevenzione primaria precoce », racconta Bolognese, che il prossimo 14 ottobre interverrà al convegno “Giovani e droga a Roma”, promosso dalla diocesi di Roma, nell’Aula Magna del Dipartimento di Scienze della formazione dell’Università Roma Tre. L’evento sarà anche un’occasione per riflettere sulla marginalità giovanile sul territorio, grazie al contributo di Fabio Cannatà, dirigente scolastico dell’Iiss Ambrosoli di Centocelle. Al convegno del 14 ottobre, inoltre, saranno anche presenti alcuni stand informativi, che illustreranno esperienze, iniziative e altre attività già operative sul territorio. È il caso di quello di don Antonio Coluccia, che offrirà una mappatura delle zone di spaccio di Roma e parlerà delle iniziative messe in campo per strappare i giovani al business criminale.

«Vogliamo rendere consapevoli i giovani dei problemi e dei danni di queste sostanze», sottolinea Bolognese illustrando il progetto del suo gruppo di lavoro, indirizzato a bambini e ragazzi dai 9 ai 15 anni. «Ricorriamo al metodo dell’educazione tra pari», dice ancora parlando della “Peer education”. Si tratta di una metodologia di educazione e informazione che impiega la relazione tra persone alla pari per età, status e problematiche. L’appartenenza allo stesso gruppo, quindi, diventa una condizione che rende, agli occhi di chi impara, l’informazione più fruibile e gli interlocutori credibili e affidabili. «Cerchiamo di rendere consapevoli i giovani attraverso una serie di laboratori di cui sono attori loro stessi – prosegue Bolognese -. E sono sempre loro, poi, con il loro linguaggio a parlare ai coetanei». Tra i temi trattati, i falsi miti legati al consumo della cannabis: una dipendenza che nell’ultimo anno è cresciuta di circa il 30% tra i giovanissimi.

Ma l’attività portata avanti dal gruppo di lavoro non si limita all’aspetto educativo. Le 18 figure professionali che compongono il gruppo guidato dal dottor Bolognese, infatti, puntano anche a indagare l’origine dei disagi che spingono al consumo di sostanze come la cannabis. Il supporto psicologico e psichiatrico è fondamentale per evitare di innescare un processo di colpevolizzazione, ben distante dalle finalità del progetto, i cui risultati finiranno in un report. L’intenzione, spiega Bolognese, sarebbe quella di iniziare questo percorso già dalla quarta elementare. «Mi sto adoperando perché la proposta venga presa in considerazione dai ministeri della Salute, dell’Istruzione e dello Sport», anticipa il professore. «Purtroppo, prima si inizia a consumare sostanze, prima insorgono danni», spiega. Tra i casi più gravi, i fenomeni di schizofrenia. Ma ancora prima, i campanelli d’allarme per familiari ed educatori possono essere «la carenza di memoria e la tendenza all’isolamento». È la cosiddetta sindrome amotivazionale. Prevenire, allora, significa impedire che i giovani perdano la motivazione di fare ed essere ciò che sono: giovani.

2 ottobre 2023