Giovani di Ac, chiamati ad “Abitare la città” nello stile dell’accoglienza

A San Ponziano la festa diocesana. L’assistente don Filippi: «Tornare a dare fiducia alle nuove generazioni, riconoscendone energie e potenzialità»

Una semplice ma spaziosa sala parrocchiale allestita a festa per una sera. All’interno, sedie disposte a semicerchio, tavole colorate colme di bevande e cibo, grandi casse acustiche fissate agli angoli delle pareti e, infine, una scritta a caratteri cubitali riportante le parole di Papa Francesco: «Non abbiate paura di sognare in grande». Siamo in uno dei locali della parrocchia di San Ponziano ed è qui che sabato 23 novembre si è tenuta la festa diocesana dei giovani di Azione cattolica. Oltre 90 i ragazzi, provenienti da una decina di parrocchie, che si sono riuniti per riflettere insieme sul tema del nuovo anno associativo: “Abitare la città”. Questo il filo conduttore di una serata che ha visto la proiezione di brevi video realizzati dalle parrocchie per raccontare uno o più luoghi del loro quartiere, quelli che più hanno a cuore.

«La festa diocesana permette ai giovani di diverse realtà di stare insieme e conoscersi tra loro – spiega Caterina Tosini, vice presidente del settore Giovani dell’Azione cattolica romana -. È l’occasione per mostrare alle comunità parrocchiali che c’è una rete che le unisce». Ed è proprio lo stile comunitario il cuore di un’associazione che si interroga oggi più che mai sul modo migliore per vivere i luoghi in cui ci si incontra e riconosce nella quotidianità. «Specialmente a Roma, dove convivono mille realtà diverse, l’unica strada da percorrere per abitare autenticamente la città è l’accoglienza, ovvero l’incontro aperto e sincero con l’altro -commenta Rosa Calabria, presidente dell’Azione cattolica diocesana -. Da qui la centralità di un esercizio di ascolto volto a cogliere i bisogni di quanti vivono accanto a noi nell’anonimato più completo».

Uno sguardo sollevato, capace di riscoprire la ricchezza delle tante persone e realtà che ci circondano: è questa una delle dimensioni identitarie che Azione cattolica promuove a partire dai più giovani. «La cura del bene comune e dell’altro si coltiva soprattutto con la formazione alla fede, condizione previa per una formazione integrale della persona – spiega don Michele Filippi, vice assistente diocesano dei Giovani -. A questo primo passo si aggiunge poi la messa in pratica della Parola: l’ascolto, la vita e l’incontro con Cristo, infatti, non possono non portare ad agire e a darsi da fare». Una fede che i giovani imparano a vivere e a riscoprire attraverso un’appartenenza attiva al gruppo e una spinta al protagonismo. «Già nel Sinodo dei Vescovi dello scorso anno emerge con forza l’invito a elevare i giovani a protagonisti della missione -prosegue il sacerdote -. Bisogna, perciò, tornare a dare fiducia alle nuove generazioni, riconoscendone energie e potenzialità».

Lasciare loro, quindi, il giusto spazio di azione e riflessione: è quanto si è proposto di fare il settore Giovani nel corso della serata di sabato, animata da varie attività ludico-ricreative. «Abbandonare una visione individualistica per riscoprirsi parte di una famiglia che è la Chiesa: è questa la sfida che ogni giovane presente oggi porta a casa, nella propria realtà associativa e privata – ha spiegato Luciano Iannuso, l’altro vice presidente -. L’associazione infatti è pensata per essere un presidio in cui nessuno si sente solo». Come quel selfie di gruppo scattato a fine serata, in cui i giovani sembrano quasi voler gridare all’intera società che «sono loro l’oggi e il presente da formare e su cui scommettere».

25 novembre 2019