Ogni giorno oltre 175mila bambini si connettono a internet per la prima volta: uno ogni mezzo secondo. A fotografare il rapporto dei più giovani con il web è l’Unicef, nella giornata dedicata alla sicurezza in rete, il Safer internet day, che si celebra oggi, 6 febbraio. Nel mondo, informano dall’agenzia delle Nazioni unite, 1 utente di internet su 3 è un bambino: i giovani, in generale, rappresentano il gruppo di età più connesso. Nel mondo, è on line il 71% di loro, a fronte del 48% della popolazione totale. I meno connessi: i giovani africani, con 3 ragazzi su 5 offline. In Europa il rapporto cambia completamente: è offline 1 giovane su 25. «Alcuni adolescenti – si legge nel documento diffuso per la giornata – inviano 4mila messaggi al mese o uno ogni sei minuti».

L’accesso digitale espone questi bambini «a un gran numero di benefici e opportunità e allo stesso tempo a una serie di rischi e pericoli, tra cui contenuti dannosi, sfruttamento sessuale e abuso, cyberbullismo e uso improprio delle loro informazioni private. Ogni giorno – dichiara Laurence Chandy, direttore Unicef per i dati, la ricerca e le politiche, migliaia di bambini si connettono on line per la prima volta e in questo modo sono esposti a un mare di pericoli che stiamo solo iniziando a riconoscere, non ancora ad affrontare. Anche se i governi e il settore privato hanno fatto diversi progressi nella definizione di politiche e approcci per eliminare i pericoli on line più gravi, deve esserci maggiore impegno per comprendere e proteggere pienamente i bambini online».

Nel dettaglio, il 92% di tutte le url – vale a dire gli indirizzi internet – connesse ad abusi sessuali su minori identificate a livello globale dalla Internet Watch Foundation, è il dato Unicef, sono localizzate in Canada, Francia, Olanda, Russia e Stati Uniti. «Nel tempo che richiede un click su un link, un bambino da qualche parte inizia a creare un percorso digitale che chi non tiene necessariamente conto del superiore interesse dei bambini può seguire e potenzialmente sfruttare – continuato Chandy -. Dato che bambini sempre più piccoli si collegano a internet, diventa sempre più urgente discutere seriamente su come tenerli al sicuro online e proteggere le loro tracce digitali».

Proprio per questo, oltre a chiedere «con urgenza cooperazione tra i governi, la società civile, le agenzie delle Nazioni unite, altre organizzazioni internazionali per i bambini e il settore privato» per aumentare la sicurezza dei minori che navigano in rete, Unicef Italia presenta oggi la guida per genitori “Come parlare ai bambini di internet”. Circa 30 pagine che offrono un aggiornato quadro legislativo nazionale sulla sicurezza on line e il cyberbullismo nel nostro Paese, insieme ad informazioni e spunti per avviare un dialogo costruttivo con i proprio figli. In più, un utile dizionario internet, dalla A di Algoritmo alla V di Virus malware.

Anche dalla recente ricerca “Eu Kids online per Miur e Parole O_Stili“, di cui si è parlato questa mattina al teatro Brancaccio alla presenza del ministro dell’Istruzione, università  e ricerca Valeria Fedeli e del Garante dell’infanzia e dell’adolescenza Filomena Albano emerge che è aumentata la percentuale di ragazze e ragazzi italiani che vivono esperienze negative navigando in internet: erano il 6% nel 2010, sono diventati il 13% nel 2017. Il 31% degli 11-17enni dichiara di aver visto online messaggi d’odio o commenti offensivi rivolti a singoli individui o gruppi di persone, attaccati per il colore della pelle, la nazionalità o la religione. Di fronte all’hate speech (insulti) il sentimento più diffuso è la tristezza (52%), seguita da rabbia (36%), disprezzo (35%), vergogna (20%). Ma nel 58% dei casi gli intervistati ammettono di non aver fatto nulla per difendere le vittime.

La ricerca ha anche messo in luce un aumento dei luoghi in cui ci si connette, un aumento del tempo della connessione – in media 2,5 ore al giorno – e un aumento dell’attività online. Di pari passo, naturalmente, si è registrato un aumento dei rischi. Crescono le visite ai contenuti pornografici, soprattutto per i 15-17enni, la diffusione di immagini violente, il numero di siti che incitano a forme di autolesionismo, anoressia, bulimia. Il 25% dei ragazzi interessati da questi rischi (il 50% degli intervistati) non ne ha parlato con nessuno. Un terzo non fa nulla e aspetta che il problema si risolva da solo mentre solo il 2% usa il “Segnala un abuso” messo a disposizione dalle piattaforme online.

6 febbraio 2017