Giornata vittime della strada, il Papa: «Prevenire gli incidenti»

La Messa con don Stortoni (Pastorale sanitaria) e poi l’Angelus. La preghiera a nome di tutte le famiglie, letta dalla mamma di Elena Aubry, morta a 25 anni per un incidente

Con un richiamo all’«impegno a prevenire gli incidenti», Papa Francesco ieri, 17 novembre, nel corso della preghiera dell’Angelus ha ricordato «le vittime della strada e i loro familiari», in occasione della Giornata mondiale dedicata. E riuniti in piazza San Pietro, tra i tanti fedeli, c’erano proprio i genitori e i parenti di coloro che a causa di un incidente stradale hanno perso la vita o subito delle menomazioni gravi, accompagnati nella preghiera dal vescovo ausiliare Benoni Ambarus, delegato per l’ambito della Diaconia della carità. In precedenza, alle 10.30, i familiari delle vittime della strada avevano preso parte alla Messa promossa dall’Ufficio diocesano per la pastorale sanitaria nella vicina chiesa di Santo Spirito in Sassia. A presiederla, don Raoul Stortoni, dell’Ufficio del Vicariato.

«Sappiamo quanto sia doloroso che alcune famiglie vivano la circostanza della perdita di un figlio o di un parente come vittime della strada – ha detto il sacerdote nella sua omelia -: come dice il Vangelo di oggi, tutto diventa buio, i riferimenti cadono, c’è una grande confusione che domina», perché è come se «il sole e la luna, che in passato erano i riferimenti che orientavano il viaggio, venissero meno e tu non sai più cosa pensare, arrivando perfino a dubitare dell’amore paterno di Dio». Eppure, ha continuato don Stortoni, «la Parola dice che lì si prepara qualcosa di grande, come in un altro episodio, quello della crocifissione, in cui si dice che da mezzogiorno alle tre del pomeriggio si fece buio su tutta la Terra e in quella morte noi sappiamo che si prepara qualcosa di davvero nuovo».

Allora, pur essendo assodato che «un lutto improvviso non può essere mai amato, forse accettato», sono ancora le parole di Stortoni, «può essere letto come una circostanza che prepara qualcosa di nuovo» laddove cioè «il lutto è un momento in cui rifondare la vita, guardarla da un altro punto di vista, ponendo l’attenzione verso le motivazioni che hanno prodotto questo lutto» e dunque, nel caso degli incidenti stradali, invitando ed educando «a una vita buona e prudente, sensibilizzando su questo anche le istituzioni perché quello che è accaduto non accada ancora». Inoltre certe situazioni, seppure drammatiche, possono essere per don Stortoni «la possibilità per comprendere il senso della vita e cosa veramente vale», ossia che «ogni momento è importante e ogni relazione è preziosa».

Infine, il sacerdote ha ripreso l’immagine del fico usata nel Vangelo del giorno di Marco, spiegando che «era sotto quella pianta che i giovani venivano istruiti sulla Torah», laddove inoltre «la Scrittura viene detto che è dolce come il fico», a dire che «bisogna tornare alla Scrittura, a ciò che è fondante e fondamentale» perché «la Parola di Dio non passerà ed è ciò che dà senso a tutto». In conclusione, l’invito di don Stortoni ad essere «messaggeri di un messaggio illuminato» per «annunciare il senso della vita e l’impegno e il dovere di custodirla – nostro e delle istituzioni – attraverso iniziative per la sicurezza stradale».

Al termine della celebrazione, Graziella Viviano, mamma di Elena Aubry – morta a 25 anni il 6 maggio del 2018 per un incidente su via Ostiense, perdendo il controllo della sua motocicletta a causa dei dossi creati dalle radici dei pini presenti sul fondo stradale – ha letto una preghiera a nome di tutte le famiglie che hanno perso un loro caro sulla strada. «È simile a subire uno tsunami – ha detto -: tutto viene resettato e in un secondo ci è stato strappato chi più amiamo». La preghiera «è affinché Dio cancelli nei nostri cuori ogni rabbia e ogni odio e ci illumini il cuore, facendoci lavorare perché altri non debbano versare domani le lacrime che stiamo versando noi oggi», sono ancora le parole di Viviano.

A margine della celebrazione, la mamma di Elena, che con l’associazione “Sotto gli occhi di Elena” si occupa di sicurezza stradale da anni, ha sottolineato che «Roma è la prima Capitale europea per numero di morti tra i motociclisti» e che «non si muore solo per la colpa di qualcuno», a dire l’importanza della «prevenzione e della cura nella manutenzione delle strade da parte delle istituzioni perché studi universitari dimostrano che oltre il 20% degli incidenti è dovuta alla condizione delle strade».

18 novembre 2024