Giornata rifugiato, Zuppi: «Il nuovo Parlamento europeo garantisca il diritto d’asilo»

Efficacia e sostenibilità dell’inclusione come risposta alle migrazioni forzate, al centro dell’incontro promosso dall’Unhcr alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato. «Se non siamo accoglienti per la fragilità non siamo accoglienti per noi stessi»

Alla vigilia della Giornata mondiale del rifugiato, che si celebra oggi, 20 giugno, il Campus Luiss ha ospitato ieri pomeriggio l’incontro “La forza dell’inclusione”, promosso dall’Agenzia Onu per i rifugiati (Unhcr), dedicato al tema dell’efficacia e della sostenibilità dell’inclusione come una delle principali soluzioni alle migrazioni forzate. «Un mondo dove i rifugiati sono sempre benvenuti… e non parliamo dell’altro mondo», ha detto con una battuta il  presidente della Conferenza episcopale italiana Matteo Zuppi nel suo intervento, riprendendo il sottotitolo dell’evento: “Per un mondo dove i rifugiati sono sempre benvenuti”. «In un mondo in cui i rifugiati sono benvenuti è benvenuta la vita – ha proseguito -. Ma il nostro non è un mondo in cui i rifugiati sono benvenuti, perché qualcuno non arriva».

Il cardinale ha ricordato l’ultimo tragico naufragio nel Mediterraneo, dove «sembra non ci sia più nessuno che si prenda cura di queste persone». Rifugiati e migranti «dipinti come nemici, pericolosi. E non darò mai il benvenuto a qualcuno di cui ho paura. Lo guarderò sempre con diffidenza. Serve un sistema e mi auguro che il nuovo Parlamento europeo garantisca il diritto all’asilo. La difesa dei diritti è tutt’altro che parlare di invasione: mettere in discussione i diritti è pericoloso per tutti», ha ribadito con forza il cardinale. «C’è il rischio di diventare rifugiati a casa nostra: se non siamo accoglienti per la fragilità, non siamo accoglienti per noi stessi». Ma ha anche ricordato la linea della Chiesa: «Liberi di restare, liberi di partire, di non dover scappare per forza. Penso a un rifugiato che si chiamava Gesù e penso che si dovrebbe dare, al di là della fede, attenzione a chi diventa rifugiato». Che in quanto tale «perde umanità, è vittima di pregiudizio. Invece è una ricchezza ma a patto di non lasciarlo nel limbo per anni». Zuppi ha poi ribadito che «occorre combattere l’illegalità con la legalità. Significa chiarezza di regole e la loro applicazione, l’impiego di risorse, significa che l’umanitario non è una concessione ma un diritto».

A parlare sono i dati del rapporto Global Trends dell’Agenzia Onu. Le persone in fuga nel mondo sono quest’anno 120 milioni, nuova cifra record. Il 75% dei rifugiati viene accolto nei Paesi a basso e medio reddito. Lo scorso anno, sono state poco meno di 160mila le persone sbarcate sulle coste italiane. Di pari passo, però, resta forte la solidarietà. Un’indagine Ipsos-Unhcr in 52 Paesi, tra i quali l’Italia, sulla percezione nei confronti dei rifugiati rivela che il 73% degli intervistati concorda sul fatto che le persone in fuga da conflitti e persecuzioni dovrebbero essere accolte in altri Paesi, compreso il proprio. L’Italia, con il 75%, è sopra la media. Quanto all’integrazione, grazie al programma “Welcome. Working for refugee integration” nel 2023 sono stati attivati 11.770 percorsi professionali che coinvolgono rifugiati, portando a 34mila il totale degli inserimenti realizzati dalla nascita del programma nel 2017. Le aziende che in questa edizione hanno favorito l’inclusione lavorativa dei rifugiati, premiate nel corso dell’evento, sono 220, in aumento del 32%. Le donne rifugiate inserite passano dal 18% al 20%.

«Siamo fieri dei risultati di Welcome, un programma che dimostra che una società più inclusiva non solo è possibile, ma è necessaria per il presente e il futuro del nostro Paese», ha dichiarato Chiara Cardoletti, rappresentante di Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, che ha anche sottolineato l’importanza di «investire strategicamente in Africa come sta facendo il governo italiano», elogiando in particolare corridoi lavorativi.

Toccante la testimonianza di Alina Vasiekina, artista rifugiata proveniente da Karkhiv. Dopo un’infanzia «piena di arte e bellezza», lo scoppio della guerra l’ha sorpresa in Cina, alla vigilia del suo ritorno in Ucraina, avvisata dal fratello: «Un messaggio surreale. Come mille asce sul mio petto. Dovevo lasciare la Cina e sono arrivata in Italia, pensavo per poche settimane. Ho pianto fino a non avere più lacrime. Ho provato a tornare in Ucraina. È stato straziante. Dovevo provare ad andare avanti, ho capito di dovermi fare una vita in Italia. Sono entrata nel programma di accoglienza e sono diventata ufficialmente una rifugiata. Avete mai pensato cosa significa? Una vita strappata in un istante, resta solo un’etichetta, che per molti significa povera, vittima, poco istruita, senza obiettivi nella vita». Una situazione superata grazie al programma dell’Unhcr che ha portato Alina a riscoprire la sua creatività e a fare dell’Italia la sua nuova casa.

Prima della tavola rotonda conclusiva, la sottosegretaria all’Interno Wanda Ferro, in collegamento, ha parlato dell’azione del governo rispetto alla questione migratoria: «Non solo contrasto all’immigrazione clandestina ma un approccio paritario, che punti a sostenere sviluppo e garantire il diritto a non dover emigrare per motivi economici».

20 giugno 2024