Giornata Pro orantibus, l’incontro tra la vita consacrata e la città

L’appuntamentoall’abbazia delle Tre Fontane. Il priore padre Jablczynski: «Il silenzio ci permette di conoscere perfettamente il nostro fratello

L’appuntamento organizzato dell’Ufficio diocesano all’abbazia delle Tre Fontane. Il priore padre Jablczynski: «Il silenzio ci permette di conoscere perfettamente il nostro fratello

Ventitremila religiose, 4.500 religiosi, 40 istituti consacrati, 27 monasteri di vita contemplativa femminile, 45 consacrate all’Ordo Virginum e 8 all’Ordo Viduarum. Questi i numeri della vita consacrata a Roma. I dati sono stati resi noti da padre Agostino Montan, religioso dei Giuseppini del Murialdo e direttore dell’Ufficio diocesano per la vita consacrata, nel corso dell’incontro “Gioiosa profezia della vita monastica” svoltosi sabato 21 novembre all’Abbazia delle Tre Fontane in occasione della giornata Pro orantibus. Un pomeriggio durante il quale la città ha incontrato la comunità dei monaci Cistercensi nel luogo del martirio di san Paolo e in cui si ricorda il martirio di san Zenone e legionari cristiani. Presenti padre Jaques Brière, abate dell’abbazia, fra Danilo Malguzzi e il priore padre Emanuele Jablczynski.

Nell’Anno della vita consacrata indetto dal Papa, famiglie e religiosi hanno rivolto varie domande ai monaci: come si svolge la giornata ordinaria, come vivono la comunione fraterna, come tessere rapporti più stretti con la città. Dopo i saluti di suor Giuseppina Fragasso, vicepresidente del Segretariato assistenza monache, fra Danilo ha spiegato che seguono la Regola dell’Ordine di San Benedetto: «Sveglia alle 3,45, sette momenti di preghiera comunitaria, due Lectio Divine, lavoro e preghiera personale. Potrebbe sembrare un monotono ripetersi di gesti ma nella preghiera liturgica c’è grande gioia. La nostra vita è una preghiera continua».

La comunità delle Tre Fontane è formata da una decina di monaci. «Non parliamo tra di noi – ha detto l’abate Brière -, esclusi i momenti di preghiera e di Lectio divina, ma ci capiamo con uno sguardo». «Il silenzio ci permette di conoscere perfettamente il nostro fratello a prescindere da quello che dice – ha aggiunto il priore Jablczynski -. Abbiamo fatto voto di stabilità: entrati in una comunità non possiamo più uscirne. Non è sempre facile ma sono proprio i momenti difficili che ci trasformano e ci conducono alla gioia».

Sul rapporto con la città, l’abate ha spiegato che «l’abbazia è soggetta a tasse immobiliari enormi che si sono moltiplicate negli ultimi 4, 5 anni. La nostra vera attività è lavorare per reperire il denaro per pagarle. Dobbiamo anche lavorare tanto per mantenere il complesso accogliente per i pellegrini. Siamo ben felici di portare una testimonianza se ci viene chiesto ma non riusciamo a soddisfare tutte le esigenze».

Presenti anche le consacrate dell’Ordo Virginum e dell’Ordo Viduarum. Gabriella e Grazia D’Anna sono sorelle. La prima appartiene all’Ordo Virginum da anni, la seconda all’Ordo Viduarum dal 2013. «Siamo laiche consacrate che vivono nel mondo – ha detto Gabriella -. Svolgiamo i lavori più svariati. Io insegnavo in un liceo e ho scelto l’Ordo e non di pronunciare i voti per continuare a stare tra la gente e testimoniare che avevo scelto Cristo come sposo». La sorella Grazia, vedova dal 1978, ha spiegato che «ci si avvicina all’Ordine pensando di trovare vedove che si piangono addosso invece si trova la presenza gioiosa di Cristo nostro sposo». Il 20 dicembre l’Ordo Viduarum si arricchirà di una nuova consacrata; nel 2016 previste altre 15 consacrazioni.

23 novembre 2015