Giornata per l’Ucraina: l’adesione del Centro Astalli
Digiuno e preghiera, per «essere protagonisti di un invito concreto alla pace». La guerra, «abominio che va sempre condannato». L’appello: disinnescarla
Il Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i rifugiati in Italia, fa proprio l’appello lanciato questa mattina, 23 febbraio, da Papa Francesco al termine dell’udienza generale, con l’invito ad aderire a una Giornata di digiuno e preghiera per la pace in Ucraina, il 2 marzo. «Ho un grande dolore nel cuore per il peggioramento della situazione nell’Ucraina. Nonostante gli sforzi diplomatici delle ultime settimane si stanno aprendo scenari sempre più allarmanti – le parole di Bergoglio -. Come me tanta gente, in tutto il mondo, sta provando angoscia e preoccupazione. Ancora una volta – ha sottolineato il pontefice – la pace di tutti è minacciata da interessi di parte. Vorrei appellarmi a quanti hanno responsabilità politiche, perché facciano un serio esame di coscienza davanti a Dio, che è Dio della pace e non della guerra; che è Padre di tutti, non solo di qualcuno, che ci vuole fratelli e non nemici».
Al Centro Astalli, «con tanti volontari e rifugiati che accogliamo», si legge nella nota diffusa poche ore fa, «vogliamo essere protagonisti di un invito concreto alla pace. Aderire a manifestazioni o appelli come quello di oggi del pontefice ci aiuta a essere comunità viva e responsabile di ciò che accade nel mondo, a non abbassare lo sguardo o peggio voltarci dall’altra parte, indifferenti. In questa fase così complessa siamo vicini alla comunità ucraina in Italia», aggiungono dalla struttura dei Gesuiti. La guerra, evidenziano ancora, è «un abominio, che va sempre condannato. In una guerra non ci sono mai vincitori e vinti ma solo vittime e dolore da entrambe le parti della Storia».
Da ultimo, un appello: «I governi, le istituzioni nazionali e sovranazionali facciano di tutto per disinnescare la guerra. Le istituzioni europee si assumano la responsabilità di mettere in atto ogni possibile azione senza rinunciare mai a una soluzione diplomatica del conflitto».
23 febbraio 2022