Giornata mondiale dei nonni e degli anziani. «Ruolo da valorizzare»

A parlare è il vescovo Dario Gervasi, a pochi giorni dalla celebrazione con Papa Francesco, il 25 luglio nella basilica di San Pietro. De Donatis: «Il Santo Padre ci invita a dedicare una celebrazione parrocchiale». La preghiera col vescovo Ricciardi a San Gioacchino in Prati

Un’occasione importante «per valorizzare il ruolo dei nonni e degli anziani all’interno della famiglia e nella Chiesa». Mette in luce «l’importanza di ognuno, in ogni età della vita», il vescovo ausiliare Dario Gervasi, delegato per la Pastorale familiare della diocesi, guardando alla prima Giornata mondiale dei nonni e degli anziani, istituita lo scorso gennaio da Papa Francesco e che da quest’anno verrà celebrata la quarta domenica di luglio in prossimità della festa dei santi Gioacchino e Anna, i nonni di Gesù. Domenica prossima quindi, 25 luglio, alle 10, nella basilica di San Pietro, Papa Francesco presiederà l’Eucaristia dedicata in modo speciale «a coloro che più di ogni altro sono chiamati a custodire le radici e che in una famiglia rappresentano il primo anello della catena di una genealogia, capace di segnare e orientare la nostra fede e di farci riconoscere da dove veniamo», sono ancora le parole di Gervasi.

Con una lettera rivolta a tutti i parroci della diocesi, il cardinale vicario Angelo De Donatis ha auspicato che «ci possa essere una rappresentanza minima da ogni parrocchia», ricordando anche come «il Santo Padre ci invita a dedicare una celebrazione parrocchiale pregando in particolare per gli anziani». Venerdì prossimo, alle 18, il vescovo Paolo Ricciardi, delegato per la Pastorale della salute, presiederà un momento di preghiera nella parrocchia intitolata al nonno di Gesù, San Gioacchino in Prati (via Pompeo Magno 25), proprio in preparazione alla Giornata, che a livello diocesano è stata curata dall’Ufficio per la pastorale sanitaria (biglietti per la celebrazione dalle 9 alle 13, tel. 06.69886227,
segreteria.sanitaria@diocesidiroma.it) in sinergia con il Centro per la pastorale familiare . Alle 19, poi, la Messa e al termine la benedizione degli anziani e dei nonni, invitati a partecipare insieme ai propri nipoti. De Donatis aggiunge nella lettera che questa Giornata «potrebbe essere un’occasione per creare una nuova tradizione nel cuore dell’estate», invitando le comunità parrocchiali a «farsi presenti anche nelle case per anziani del territorio, magari con il coinvolgimento dei giovani, per la consegna del messaggio del Papa rivolto proprio agli anziani».

Nelle intenzioni del Santo Padre, l’obiettivo di questa Giornata è quello di «rinsaldare un’alleanza tra giovani e anziani», spiega ancora Gervasi, ricordando «il passo del profeta Gioele più volte citato dal Papa, che è l’annuncio di una promessa: “I vostri anziani faranno sogni, i vostri giovani avranno visioni”». Scrive infatti Francesco nel suo messaggio: «Chi, se non i giovani, può prendere i sogni degli anziani e portarli avanti? Ma per questo è necessario continuare a sognare: nei nostri sogni di giustizia, di pace, di solidarietà risiede la possibilità che i nostri giovani abbiano nuove visioni e si possa insieme costruire il futuro». Ma per raggiungere questo obiettivo, aggiunge il pontefice rivolgendosi a ciascun anziano, «è necessario che anche tu testimoni che è possibile uscire rinnovati da un’esperienza di prova. E sono sicuro che non sarà l’unica, perché nella tua vita ne avrai avute tante e sei riuscito a uscirne. Impara anche da quella esperienza a uscirne adesso».

Per Gervasi, «tali parole non solo esprimono una speciale sensibilità di Francesco, pensando alla situazione della pandemia e ai lutti, alle perdite e all’isolamento che il Covid ha fatto sperimentare ai più anziani, ma anche come due età della vita, che appaiono così lontane, sono invece profondamente legate. Si tratta di un legame intergenerazionale fondamentale», laddove «ciascuno è importante e ha un compito per la Chiesa, sempre. Ai nostri anziani è chiesto dunque di continuare ad annunciare il Vangelo, perché non c’è un’età per smettere o, come ha detto il Papa, per andare in pensione». In particolare il presule allude all’immagine usata da Francesco, che ha «riportato la sua esperienza personale, ricordando la chiamata a essere vescovo di Roma quando aveva raggiunto, per così dire, l’età della pensione e già immaginava di non poter più fare molto di nuovo».

20 luglio 2021