Giornata del rifugiato, una veglia per le vittime dei viaggi

A Santa Maria in Trastevere la preghiera ecumenica in memoria di quanti perdono la vita cercando di arrivare in Europa. A fare da filo conduttore il tema “Morire di speranza”

“Morire di speranza”. Questo il tema della serata di preghiera ecumenica organizzata per giovedì 21 giugno alle 18.30 nella basilica di Santa Maria in Trastevere, in occasione della Giornata mondiale del rifugiato 2018, che sarà presieduta dal vescovo Marcello Semeraro, segretario del Consiglio dei cardinali. Una veglia per fare memoria di quanti ogni anno perdono la vita nei viaggi verso l’Europa, che si ripete da oltre 13 anni. A promuoverla, la rete di organizzazioni impegnate accanto ai migranti: Centro Astalli, Comunità di Sant’Egidio, Caritas Italiana, Fondazione Migrantes, Federazione Chiese Evangeliche in Italia, Acli, Associazione Papa Giovanni XXIII, Casa Scalabrini 634. Prevista la partecipazione di comunità e associazioni di immigrati, rifugiati e di organizzazioni di volontariato.

Dal 1988, informano gli organizzatori, sono morte lungo le frontiere dell’Europa oltre 36mila  persone. Nel 2017 sono stati 3.139 i migranti morti nel Mediterraneo mentre tentavano di raggiungere l’Europa via mare, con una media di quasi 10 morti al giorno. E il 2018 sembra mantenere inalterata la tendenza: dall’inizio dell’anno a oggi, 19 giugno, sono morte 802 persone, stando alle notizie censite negli archivi della stampa internazionale. «I numeri reali – chiosano gli enti promotori della preghiera – potrebbero essere molto più grandi. Nessuno sa quanti siano i naufragi di cui non abbiamo mai avuto notizia. Lo sanno soltanto le famiglie dei dispersi, che dal Marocco allo Sri Lanka, si chiedono da anni che fine abbiano fatto i loro figli partiti per l’Europa e mai più tornati». Ai naufragi nel Mediterraneo poi si vanno ad aggiungere «i viaggi che finiscono tragicamente nel Sahara, i rimpatri forzati a cui corrisponde spesso la morte in carceri disumane, e non ultimi, episodi di violenza contro i migranti che si verificano nei Paesi di transito e alle frontiere».

“Morire di speranza” allora è una veglia promossa proprio per «non dimenticare la speranza di tante persone e la sofferenza di chi cerca protezione in Europa; per non rassegnarsi o assuefarsi alle tragedie ma impegnarsi per un mondo più umano e giusto». Ed è anche un’occasione, rimarcano gli organizzatori, per chiedere «ai governi, ai legislatori e alla comunità europea di porre in essere ogni sforzo per proteggere i profughi e salvaguardare la vita e la dignità dei migranti. Aprire vie legali per chi ha diritto di chiedere asilo, attivare programmi adeguati di reinsediamento per i rifugiati e stabilire quote d’ingresso per i lavoratori stranieri sono misure non derogabili per governare il complesso fenomeno delle migrazioni e rendere le nostre società più inclusive e per questo sicure».

19 giugno 2018