Giornata del migrante, il Papa: «Amiamo lo straniero come noi stessi»

È l’invito di Francesco durante la Messa presieduta a San Pietro domenica 14 gennaio: «Per i nuovi arrivati rispettare le leggi, la cultura dei Paesi in cui sono accolti»

Superare i preconcetti e le paure reciproche di migranti e rifugiati e delle comunità che li ospitano, paure legittime ma che non devono condizionare le scelte, minare il rispetto della dignità umana o fomentare l’odio, dobbiamo imparare tutti «ad amare l’altro, lo straniero, come amiamo noi stessi». È l’invito di Papa Francesco durante la Messa presieduta ieri, domenica 14 gennaio, in occasione della 104ma Giornata mondiale del migrante e del rifugiato e celebrata per la prima volta nella Basilica di San Pietro.

Oltre 460 i concelebranti tra cardinali, vescovi e sacerdoti tra i quali monsignor Angelo De Donatis, vicario del Papa per la Diocesi di Roma e monsignor Guerino di Tora, presidente della Commissione episcopale per le migrazioni e della Fondazione Migrantes. Novemila i fedeli che hanno partecipato alla liturgia in rappresentanza di 49 nazionalità. Tra i migranti e i rifugiati i più numerosi erano i filippini con oltre 2mila fedeli presenti.

In basilica anche 200 indiani di rito latino e 450 di rito siro malabarese, 50 libanesi maroniti, circa 800 romeni di rito latino e alcuni di rito greco cattolico, una trentina di malgasci, 60 siro antiocheni, più di 1.200 ucraini di rito greco cattolico e 35 di rito latino, 150 srilankesi, 200 capoverdiani, 10 melchiti e 25 cinesi. Nella basilica Vaticana anche una settantina di rappresentanti diplomatici accreditati presso la Santa Sede e l’Italia. L’offertorio è stato affidato a 12 rappresentanti della Comunità Latinoamericana della parrocchia di Santa Lucia di Roma, la quale ha celebrato il suo 25° anniversario di fondazione.

Durante l’omelia Francesco ha più volte rimarcato la necessità di «accogliere, conoscere e riconoscere l’altro. Per i nuovi arrivati, accogliere, conoscere e riconoscere significa conoscere e rispettare le leggi, la cultura e le tradizioni dei Paesi in cui sono accolti – ha affermato Bergoglio – Significa pure comprendere le loro paure e apprensioni per il futuro. Per le comunità locali, accogliere, conoscere e riconoscere significa aprirsi alla ricchezza della diversità senza preconcetti, comprendere le potenzialità e le speranze dei nuovi arrivati, così come la loro vulnerabilità e i loro timori».

Riprendendo il tema della Giornata, “Accogliere, proteggere, promuovere e integrare i migranti e i rifugiati”, il Santo Padre ha evidenziato che la sola accoglienza non è sufficiente per farsi prossimi e avere un vero incontro con l’altro. È fondamentale anche proteggere, promuovere e integrare e «nell’incontro vero con il prossimo, saremo capaci di riconoscere Gesù Cristo che chiede di essere accolto, protetto, promosso e integrato?» ha domandato il Papa osservando che «questo incontro vero con il Cristo è fonte di salvezza».

Pur considerando che è difficile identificarsi con chi ha una cultura diversa e comprendere i pensieri e le esperienze dell’altro, da Francesco l’auspicio che questo non porti all’innalzamento di barriere. «Le comunità locali, a volte, hanno paura che i nuovi arrivati disturbino l’ordine costituito – ha detto – “rubino” qualcosa di quanto si è faticosamente costruito. Anche i nuovi arrivati hanno delle paure: temono il confronto, il giudizio, la discriminazione, il fallimento». Costituirebbe quindi un «peccato rinunciare all’incontro con l’altro, con il diverso, con il prossimo, che di fatto è un’occasione privilegiata di incontro con il Signore».

Dalla Messa di ieri è scaturita «una preghiera reciproca – ha concluso Bergoglio – migranti e rifugiati pregano per le comunità locali, e le comunità locali pregano per i nuovi arrivati e per i migranti di più lunga permanenza» affinché prevalga l’amore e il rispetto reciproco.
Durante la preghiera dell’Angelus il Papa ha annunciato che d’ora in poi «per motivi pastorali, la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato sarà celebrata la seconda domenica di settembre. La prossima, cioè la 105ma, sarà domenica 8 settembre 2019».

Le bandiere dei Paesi di provenienza dei migranti, gli abiti tipici, hanno mostrato «una basilica colorata nella quale c’era gran parte del mondo unito nella fede e nell’amicizia» ha aggiunto monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio diocesano per la pastorale delle migrazioni (Migrantes) e incaricato della Commissione per le migrazioni della Conferenza episcopale del Lazio. «Una partecipazione di popolo grande che ha colto l’attenzione che la Chiesa ha verso i migranti – ha concluso -. Vogliono bene al Papa e c’era desiderio di incontrarlo e si percepiva. Dobbiamo fare nostro l’invito di Francesco a superare le paure oltre le quali c’è la possibilità di diventare amici».

15 gennaio 2018