Giornata contro la tratta, obiettivo puntato sulla Libia

La denuncia di suor Bottani, coordinatrice nazionale della rete Thalita Kum: «Gravissime violazioni dei diritti umani». Il video del Papa: «Di fronte a questa realtà tragica, nessuno può lavarsi le mani»

Suor Gabriella Bottani lo ha dichiarato con fermezza nella conferenza stampa di presentazione della V Giornata mondiale contro la tratta, che si celebra oggi, 8 febbraio: «In Libia ci sono gravissime violazioni di diritti umani, tra cui la tortura, lo sfruttamento per fine di lavoro, lo sfruttamento sessuali, le uccisioni». Parla con nozione di causa, suor Gabriella, coordinatrice nazionale di Thalita Khum, la rete internazionale di religiose e religiosi creata nel 2009 dall’Uisg (Unione internazionale superiori generali), che quest’anno festeggia i dieci anni di attività ed è promotrice della Giornata, dedicata quest’anno al tema “Insieme contro la tratta di persone”. Thalita Khum, precisa, non ha una presenza in Libia «ma riceviamo richieste di sostegno crescenti da parte della rete nelle regioni dell’Africa del Nord Ovest, dove molte persone che sono bloccate e non hanno possibilità di attraversare il Mediterraneo sono in balia del tentativo di tornare nei propri Paesi». E aggiunge: «Molte di noi si trovano ad accompagnare persone che hanno fatto esperienze di dolore in Libia».

Oggi Thalita Khum, che ha aperto di recente un punto della sua rete anche in Tunisia, è impegnata in attività di prevenzione, sensibilizzazione, protezione, partenariato e preghiera in 77 Paesi nei 5 continenti: 13 in Africa, 13 in Asia, 17 in America, 31 in Europa, 2 in Oceania. Nei 34 Paesi dove non ci sono reti nazionali, i coordinamenti regionali o continentali hanno comunque gruppi o persone di contatto. Sono più di mille le religiose formate, che operano in 65 Paesi, e oltre 2mila i partecipanti delle reti guidate dalle suore e impegnati contro la tratta a diversi livelli.

Parlando dell’incidenza della criminalità organizzata sul fenomeno della tratta, suor Gabriella invita a «distinguere tra contrabbando di persone e sfruttamento di migranti», osservando che esistono «realtà differenziate» legate «alle peculiarità anche territoriali: quando si parla di tratta internazionale, esiste un reclutamento delle vittime da parte delle mafie che rende il recupero difficile». Nelle zone rurali, invece, «le persone vengono portate in città per la servitù domestica e per altre forme di sfruttamento: siamo sempre in presenza di un crimine, come quello mafioso, ma con caratteristiche diverse rispetto ad altre forme di tratta».

«Di fronte a questa realtà tragica, nessuno può lavarsi le mani se non vuole essere, in qualche modo, complice di questo crimine contro l’umanità». Nella conferenza stampa di presentazione della Giornata sono risuonate anche le parole di Papa Francesco, contenute nel video che presenta l’intenzione di preghiera per il mese di febbraio, un’iniziativa ufficiale di portata globale sviluppata dalla Rete mondiale di preghiera del Papa, diretta dal gesuita padre Frederic Fornos. «Anche se cerchiamo di ignorarlo, la schiavitù non è qualcosa di altri tempi – afferma il pontefice -. Non possiamo ignorare che oggi esiste la schiavitù nel mondo, tanto o forse più di prima. Preghiamo per l’accoglienza generosa delle vittime della tratta delle persone, della prostituzione forzata e della violenza».

«Papa Francesco è fortemente impegnato nella lotta contro questo flagello nelle sue differenti espressioni», ha ricordato in conferenza stampa il gesuita, citando l’Angelus del 20 gennaio in cui il pontefice «ha pregato per le vittime dei trafficanti di esseri umani, e anche per i responsabili» e il volo di ritorno dall’Irlanda nel luglio 2018, quando «ha parlato della tratta di esseri umani, organizzata da trafficanti senza scrupoli, con tutto il suo orrore». Per Francesco, ha evidenziato, non si tratta di “numeri”: «Sono nomi, volti, storie concrete. Sono i nostri fratelli e sorelle nell’umanità. Non possiamo tacere se non vogliamo vendere la nostra anima al diavolo», l’appello di padre Fornos, sulla scorta del video del Papa.

8 febbraio 2019