Giornalisti e religiosi firmano la “Carta di Assisi”

Presentato nella sede della Federazione nazionale stampa italiana il primo manifesto internazionale contro i muri mediatici e l’uso delle parole come pietre

Il nome prende spunto dalla città della pace per eccellenza e dall’evento voluto da Giovanni Paolo II  che nel 1986 segnò l’inizio di un cammino di incontro tra le religioni, all’insegna del dialogo e del rispetto. È la “Carta di Assisi”, il nuovo decalogo rivolto a giornalisti, operatori dei media e cittadini comuni che è stato presentato e firmato venerdì scorso, 3 maggio, nella sede della Federaziona nazionale stampa italiana (Fnsi). Il primo manifesto internazionale contro i muri mediatici e l’uso delle parole come pietre.

Si tratta di «un decalogo di principi teso a contrastare l’imbarbarimento del dibattito pubblico poiché le parole di odio fanno sempre più male», ha affermato padre Enzo Fortunato, direttore della Sala stampa del Sacro Convento di Assisi. «La violenza verbale – ha aggiunto il religioso – colpisce le coscienze» e soprattutto fomenta comportamenti e azioni violente. Particolare attenzione è stata dedicata al tema di internet: uno «strumento prezioso», lo ha definito padre Fortunato citando le parole di Papa Francesco, da usare «per il bene comune». Lo stesso frate francescano ha sottolineato l’importanza della presenza di alcuni rappresentanti «delle tre fedi monoteiste, che per la prima volta hanno firmato un protocollo deontologico di questa portata». Durante la presentazione infatti hanno preso la parola anche padre Antonio Spadaro, direttore de La Civiltà Cattolica, l’imam della Grande Moschea di Roma Saleh Ramadan Elsayed, la presidente della Comunità Ebraica di Roma Ruth Dureghello e Paolo Ruffini, prefetto del dicastero per la Comunicazione della Santa Sede.

«Chi si occupa di comunicazione – ha detto padre Spadaro – si deve rendere conto che non fa altro che costruire e plasmare la realtà e il mondo che ci circonda». Da qui l’importanza di «creare un luogo di comprensione e incontro con l’altro, un luogo esclusivamente di pace». Padre Spadaro, Ruth Dureghello e l’Imam Elsayed hanno sottolineato all’unisono come questo nuovo documento sia fondamentale «per le religioni, poiché si dà ai professionisti ma anche agli utenti della comunicazione – ha evidenziato Dureghello – una traccia per non fomentare odio, violenze e discriminazioni». La comunicazione infatti, come viene esplicitamente riportato in uno dei dieci punti, è pesante come pietra e per questo va usata per costruire ponti non per erigere muri. «Le parole – ha affermato l’imam della Grande Moschea di Roma – sono un dono di Dio ma vanno usate solo per costruire del bene e non per distruggere».

Per il presidente della Fnsi Giuseppe Giulietti la Carta di Assisi «unisce le differenze. Coinvolge non solo i giornalisti ma tutti gli uomini e le donne della società civile che non intendono assistere all’inquinamento delle coscienze». Non è tanto una carta deontologia, ha affermato, quanto piuttosto «un vero e proprio piano di azione». Nei dieci punti, infatti, ciò che si chiede a chi fa informazione è di scrivere degli altri quello che si vorrebbe scritto di se stessi, senza temere di dare una rettifica. Si chiede di essere la voce dei più deboli; di dare numeri e dati corretti; di usare le parole per costruire ponti e non muri e di proteggere la verità. Ancora, tra i punti c’è la richiesta di non pensare di essere i migliori; di usare bene il web; di mettere in contatto le persone e, da ultimo, di dare sostanza alle notizie.

L’elenco completo, in aggiornamento, di chi ha aderito alla “Carta di Assisi” è disponibile sul sito www.articolo21.org.

6 maggio 2019