Ginnaste ucraine a Roma: lo sport per la “normalità”

Arrivate sei bambine dagli 8 ai 12 anni, tesserate con la Lazio Ginnastica Flaminio. La guida tecnica Olena: «L’amicizia, la compagnia di altre coetanee le aiuta molto». Il supporto del Csi

La ginnastica ritmica per tornare alla normalità. Questo è il progetto che, grazie al Csi (Centro sportivo italiano), la società sportiva Lazio Ginnastica Flaminio porta avanti con sei ragazze ucraine dagli 8 ai 12 anni. Alla curva sud dello stadio Olimpico di Roma Licia Sepe, dirigente della società, fa da guida durante le lezioni. Alcune bambine si allenano con le insegnanti mentre la squadra agonistica fa riscaldamento. Movimenti aggraziati e sforzo fisico vanno di pari passo.

«La società è nata dopo l’Olimpiade di Roma ’60  – spiega il direttore sportivo Guido Menchi – con le tre attività di ginnastica artistica, maschile e femminile, e quella ritmica». Non sono mancati i campioni. «Cinzia Delisi all’Olimpiade di Monaco ‘72 e Maria Teresa Gargano che ha partecipato a numerosi campionati europei, i Giochi del Mediterraneo, le Gymnasiadi e le Olimpiadi di Atene 2004». Inoltre «abbiamo avuto la promozione in serie B ad aprile. Ora dobbiamo mantenere questo traguardo e sperare nell’inserimento di un prestito per salire in serie A2. Mancano gli impianti per gli allenamenti e le istituzioni non fanno molto per questo. Utilizziamo anche la palestra del Csi Roma per i gruppi base».

Licia Sepe mostra la tuta della squadra
Licia Sepe mostra la tuta della squadra

Il supporto del Csi è importante anche per l’accoglienza delle ragazze ucraine perché ha concesso il tesseramento gratuito e possono partecipare alle gare come le atlete italiane. Come è nata l’idea di aiutare queste ragazzine? «Collaboriamo da alcuni anni con “Sport senza frontiere” per aiutare famiglie italiane e straniere in difficoltà economiche, per cui non abbiamo avuto nessuna difficoltà a inserire queste nuove arrivate – spiega Licia Sepe – . Le prime ad arrivare sono state le nipotine della nostra guida tecnica Olena Jarosh, anche lei ucraina e in Italia da anni. Poi sono arrivate le altre e ora sono sei. Già praticavano questa disciplina in Ucraina». E hanno talento perché «una è nel gruppo agonistico e una è in preagonistica. La squadra agonistica viene tutti i giorni, le altre sezioni due giorni a settimana».

Olena Jarosh allena le più giovani. Sorride e spiega che «non è stato facile all’inizio ma sono la zia e possono raccontarmi tutti i loro problemi». La piccola nipote di Olena è vivace, parla con una sua compagna e la zia si chiede che cosa si dicono. «Il tempo che trascorrono con coetanee che coltivano la stessa passione è molto importante perché le gratifica, le aiuta a scaricare la tensione, le libera dalle paure. Si rendono conto che stanno continuando il percorso sportivo iniziato in Ucraina, recuperano la loro quotidianità, anche se in un luogo diverso – aggiunge Olena -. L’amicizia, lo sport, la compagnia di altre bambine le aiuta molto e non pensano sempre a ciò che hanno lasciato».

ginnaste ucraine
Olena Jarosh allena le bambine, tra loro alcune delle bambine ucraine

Le difficoltà non sono mancate. «I primi giorni – spiega Licia Sepe – erano spaventate e piangevano quando correvano per fare riscaldamento. Poi non parlavano italiano, ora vanno a scuola e hanno fatto amicizia. Si stanno preparando per il saggio che si terrà il 30 maggio allo Stadio dei Marmi». Inoltre «siamo appena tornate dal Campionato nazionale di ginnastica ritmica a Lignano Sabbiadoro con il gruppo agonistico». Da questo punto di vista non mancano le soddisfazioni. In una foto pre-pandemia si riconoscono Dina Averina, la campionessa russa argento all’Olimpiade di Tokyo 2020, e Nina Corradini, che faceva parte delle farfalle. Sorridono con altre ragazze dopo una vittoria. Perché nessun confine ferma lo sport.

18 maggio 2022