gIANMARIA, la voce dei giovani contro i “mostri”
Intervista al cantautore ventunenne, tra le rivelazioni dell’anno. Il 25 maggio il concerto a Roma a Largo Venue. «Iperconnessione dei ragazzi, incapacità di affrontare il mondo offline»
È una delle rivelazioni musicali dell’ultimo anno, anche per i suoi testi mai banali. Si era fatto notare già al talent X Factor 2021, ma la vittoria a Sanremo Giovani con il brano La città che odi e il relativo passaggio all’ultimo Festival hanno fatto il resto. Ma gIANMARIA (Volpato il suo cognome che in arte non usa) ancora non si è montato la testa e ha già capito che il talento va coltivato ogni giorno, perché la visibilità non basta. Classe 2002, gIANMARIA nasce e cresce nella città di Vicenza, dove fin da giovanissimo inizia a comporre e registrare brani. Ascolta i cantautori e si appassiona all’hip hop italiano e internazionale. Dopo un primo EP di debutto con gli inediti I suicidi e Senza Saliva presentati a X Factor, lo scorso febbraio è uscito il suo primo album, Mostro, titolo del brano in gara a Sanremo e del suo tour con una serie di date nei principali club italiani che toccherà le città di Bologna, Milano, Torino, Padova e Roma (il prossimo 25 maggio A Largo Venue, ex capannone industriale recuperato, ora locale di tendenza della nuova scena musicale, nel V Municipio).
L’ultimo lavoro discografico contiene 10 tracce che fotografano il poliedrico mondo artistico dall’artista vicentino tra cantautorato, rock, urban e sonorità ispirate da Kanye West a Slowthai, da Neutral Milk Hotel a The National. L’album si apre con la traccia manifesto “Mostro” e prosegue con una serie di riflessioni dall’amicizia con Migliore amico a Paura di me, brano in cui viene cantata la paura di prendere delle scelte e di perdere il controllo, fino a Se sono solo, in cui vengono ripetute come un mantra le frasi rivolte da una ragazza allo stesso gIANMARIA: «Non cresci mai, non sei come me e non cambierai / E tutti i fiori che mi hai portato sono i nostri guai». Le relazioni e l’amore sono un fil rouge sempre presente nel disco: La città che odi tratta di dipendenza affettiva, Cuore è il ricordo di una storia che ha lasciato un segno profondo, mentre Tieni giù le mani è il rifiuto del ritorno di una persona. A chiudere il disco, un cambio di prospettiva attraverso uno sguardo meno intimista e rivolto al mondo con canzoni come Popolare, che esprime il desiderio di trovare un linguaggio universale, l’elogio alla creatività di Tutto quello che ho e Testamento, una lettera dedicata ai suoi affetti più cari: «Adesso ho molto più freddo / oggi non riuscivo proprio a scaldarmi / ho scritto il mio testamento». Da qualche settimana invece è in rotazione radiofonica Disco dance (Epic Records / Sony Music Italy), brano non contenuto nell’album, energico e riflessivo al tempo stesso, in duetto con Francesca Michielin in cui, ancora una volta, racconta tra le righe la sua generazione, come ci rivela in questa intervista.
Che periodo è per te?
Bellissimo, siamo partiti con il tour, rivedere le persone e stare sul palco mi piace tantissimo. È iniziato il momento più bello dell’anno.
Partiamo dall’ultimo inedito che hai lanciato per l’estate. In Disco dance la protagonista è Viola, una ragazza a disagio che sente di non aver trovato il suo posto nel mondo. È anche un po’ il tuo disagio?
Lo spunto è autobiografico, mi sono immaginato la mia storia, se fossi rimasto a Vicenza, in provincia, mi sarei sentito un po’ intrappolato per quello che avevo scelto di fare nella vita. Adesso vivo a Milano da un anno e mezzo circa. Se vuoi fare musica, devi passare qua, è tutto qua, il mercato, gli impegni. Mi sento fortunato, anche rispetto ai miei coetanei, perché appena ne ho avuto la possibilità, dopo aver fatto per un po’ avanti e indietro, ho preso una casa.
In Mostro racconti una generazione perennemente connessa, ma dalle relazioni umane sempre più frammentate.
L’ho sperimentato sulla mia pelle, anch’io faccio parte della Generazione Z, ma sono forse un po’ più vecchio dentro e non mi va bene questa cosa, la trovo negativa, mi sembra si stia perdendo la condivisione reale. Quando condividiamo davanti a un telefono in realtà non stiamo facendo niente.
Che cosa ti aiuta a rimanere con i piedi per terra?
Ho dei punti fissi, le persone che lavorano con me sono molto esigenti e con molta esperienza e questo mi aiuta tantissimo, oltre alle persone della mia vita privata. Per me le relazioni sono importanti.
Quali sono i “mostri” della tua generazione?
I mostri penso siano le conseguenze di queste tecnologie, di tutta questa iperconnessione. Sono aumentati i problemi di salute mentale soprattutto tra i giovani, ansia, depressione, che derivano da questa incapacità di affrontare il mondo offline dopo che si sta tutto il tempo on line.
Cosa sogni invece adesso?
Che la mia carriera duri il più possibile e lavoro a questo tutti i giorni, mi pongo un obiettivo grosso ogni anno e cerco di raggiungerlo, vivo di questo. Penso ai contenuti non al successo, poi se c’è anche quello, ancora meglio. Il mio prossimo obiettivo è fare un disco bellissimo!
Come sta andando il tour e cosa ti aspetti da Roma?
Amo Roma follemente, non vedo l’ora di avere la possibilità di venirci a stare qualche mese, mi fa sentire rilassato a livello emotivo, mi ha sempre accolto benissimo. L’anno scorso ho già fatto due date a Largo Venue, e sono andate anche quelle sold out, il pubblico è molto caldo, mi aspetto di divertirmi tantissimo e di sentire l’affetto dei romani.
22 maggio 2023