Gerusalemme, no dell’Unesco a misure che alterano status dei luoghi santi

Il Comitato del patrimonio mondiale definisce Israele «potenza occupante» e invita lo Stato ebraico a sospendere opere e progetti nella Città Vecchia

Il Comitato del patrimonio mondiale definisce Israele «potenza occupante» e invita lo Stato ebraico a sospendere opere e progetti nella Città Vecchia

La 41ª sessione del Comitato del patrimonio mondiale dell’Unesco, riunitasi ieri, 5 luglio, a Cracovia, si è espressa sullo status della Città Vecchia di Gerusalemme, dichiarata, con le sue mura storiche, tra i siti del patrimonio mondiale dell’umanità da considerare “in pericolo”. Proprio per questo vanno considerati nulli e da revocare tutti i «fatti compiuti» e le misure legislative o amministrative messi in atto da Israele che hanno alterato o preteso di alterare il carattere e lo status della Città Santa.

La risoluzione approvata dal Comitato Unesco definisce Israele «potenza occupante» e invita lo Stato ebraico a sospendere «scavi, costruzione di tunnel, opere, progetti e altre pratiche» messe in atto a Gerusalemme Est e soprattutto nella Città Vecchia. Una presa di posizione che ha suscitato soddisfazione nel governo palestinese e in Giordania, dove i media presentano la risoluzione come un risultato positivo ottenuto grazie al lavoro della diplomazia del regno Hascemita, che rivendica il ruolo di custode dei luoghi santi cristiani e musulmani della Città Santa.

Diversa, ovviamente, la reazione di Israele. L’ambasciatore presso l’Onu Danny Danon ha definito «disgustoso» il linguaggio utilizzato dalla risoluzione, aggiungendo che «nessun falso comitato per il patrimonio universale può rompere il vincolo tra il nostro popolo e Gerusalemme».

6 maggio 2017