Gerusalemme, il nuovo muro «sfigura il volto della Città Santa»

Il patriarca Twal sulla barriera eretta tra il quartiere arabo di Jabal Mukkaber e la colonia ebraica di Armon Hanatziv: «Politica di spezzettare la città»

Il patriarca Twal sulla barriera di cemento eretta tra il quartiere arabo di Jabal Mukkaber e la colonia ebraica di Armon Hanatziv: «Rientra nella politica di spezzettare la città»

«La costruzione di un muro di divisione tra i quartieri arabi e quelli ebraici di Gerusalemme rattrista e sfigura il volto della Città Santa». È il commento del patriarca latino di Gerusalemme Fouad Twal a proposito del muro di cemento eretto dalla polizia israeliana tra il quartiere arabo di Jabal Mukkaber e la colonia ebraica di Armon Hanatziv, raccolto dall’Agenzia Fides. «Se continua questa politica di separazione – avverte -, ogni persona dovrà  muoversi a Gerusalemme portando con se’ il suo proprio muro, la sua barriera che lo divide dagli altri».

Dalle autorità israeliane è arrivata la motivazione della nuova barriera, eretta domenica 18 ottobre: impedire il lancio di sassi e bombe molotov da parte dei palestinesi. «È davvero una cosa dell’altro mondo – le parole del patriarca -, e rientra nella politica di spezzettare la Città  Santa e rendere difficile anche l’accesso ai Luoghi Santi. Una volta – ricorda – le autorità israeliane ripetevano lo slogan per cui Gerusalemme è la Città Santa unita e indivisibile. Adesso si mettono addirittura a costruire nuovi muri. Evidentemente tutto può essere sacrificato e contraddetto, quando fa comodo alle proprie strategie politiche».

Almeno 43, finora, le vittime palestinesi della nuova spirale di violenza esplosa in Terra Santa. 7 quelle israeliane. «In un Paese democratico – sottolinea il patriarca Twal – qualsiasi atto criminale viene punito dalla giustizia, e quando il giudice emette la condanna tutti la accettano. Adesso tutti i civili in Israele hanno luce verde per sparare. Ci sono linciaggi e esecuzioni extragiudiziali. E l’uso sproporzionato della forza è sempre un segno di debolezza». Servirebbero invece «nervi saldi e mente lucida per riconoscere e rimuovere le cause di questa nuova ondata di violenza, e difendere insieme il profilo di Gerusalemme come città  della pace, per il bene di tutti».

19 ottobre 2015