Genocidio Isis, Acs: è il tempo dell’azione

La fondazione torna ad accendere i riflettori sulla condizione dei cristiani vittime dello Stato islamico, interpellando direttamente le istituzioni italiane

La fondazione torna ad accendere i riflettori sulla condizione dei cristiani vittime dello Stato islamico, interpellando direttamente le istituzioni italiane

«Non è più possibile attendere». La fondazione di diritto pontificio Aiuto alla Chiesa che soffre torna ad accendere i riflettori sulla condizione dei cristiani e delle altre minoranze religiose irachene che vivono in condizione di rifugiati e delle decine di migliaia di persone che continuano ad abbandonare la Siria a causa della guerra e delle persecuzioni religiose. E, a testimonianza della  drammatica aggressione subita negli ultimi due anni dalla popolazione civile in Medio Oriente, ricorda il ritrovamento di fosse comuni nel territorio riconquistato dall’esercito iracheno annunciato pochi mesi fa l’inviato Onu Jan Kubis. Ancora, il 30 agosto l’Associated Press ha documentato l’esistenza di altre 72 fosse comuni, «macabro lascito» dell’Isis in Iraq e Siria. «E si ritiene che molte di queste fosse comuni non siano ancora state scoperte, giacché in territori ancora sotto il controllo del Califfato».

All’inizio dell’estate, l’8 giugno scorso, Acs ha intrapreso una campagna per chiedere alle istituzioni italiane che venga formalmente riconosciuto il genocidio commesso dall’Isis. Immediata l’adesione degli oltre 10mila visitatori dell’esposizione sulla persecuzione anticristiana presentata al Meeting di Rimini. Tra loro anche Ján Figel, inviato speciale della Commissione europea per la promozione della libertà di religione al di fuori dell’Ue, che il 25 agosto ha visitato la rassegna di Acs. «Senza libertà religiosa – ha affermato – non avremo neanche libertà politica e civile». Quindi ha fatto sue le parole di san Giovanni Paolo II, aggiungendo che «la libertà religiosa è infatti la cartina di tornasole del rispetto di ogni altro diritto umano». Firmando l’appello e aderendo ufficialmente alla campagna per il riconoscimento per il genocidio, l’inviato speciale dell’Ue si è soffermato sull’esigenza di agire al più presto per porre fine a quanto accade per mano di Isis in Iraq e Siria. «100 anni fa si è verificato il primo genocidio. È tempo di chiudere il secolo dei genocidi».

Nel mese di giugno sono state presentate alla Camera e al Senato due mozione firmate da oltre 100 parlamentari. La fondazione torna ora a rivolgersi alle istituzioni italiane, con una lettera inviata ai presidenti di Camera e Senato e a tutti i capigruppo, affinché tali provvedimenti vengano calendarizzati, discussi e approvati. Dopo il Parlamento europeo, la Camera dei Rappresentanti statunitense e la Camera dei Comuni del Regno Unito, riferiscono da Acs, «altri Paesi hanno intrapreso iniziative atte a riconoscere il genocidio. Nel maggio scorso la Camera dei Rappresentanti australiana ha infatti riconosciuto il genocidio perpetrato da Isis ai danni dei cristiani assiri. È ora tempo – concludono – che anche le istituzioni intraprendano questo passo che ci viene chiesto dalle stesse minoranze religiose irachene e siriane. Ora è il tempo dell’azione».

7 settembre 2016