Gennaio 2008, la lettera di Benedetto XVI sull’educazione
Roma Sette pubblica la prima lettera di Papa Ratzinger ai romani, che aveva lanciato l’allarme sulla “emergenza educativa”
Una lettera alla diocesi e alla città di Roma «sul compito urgente dell’educazione». Benedetto XVI la indirizza ai suoi fedeli dopo aver lanciato l’allarme sull’«emergenza educativa» nel Convegno diocesano del giugno scorso ed essere tornato più volte sull’argomento in questi mesi, fino al recente appello alle amministrazioni locali a farsi carico di un problema così importante per il futuro della società. E al saluto rivolto alle scuole cattoliche di Roma all’Angelus di domenica scorsa, quando aveva incoraggiato i loro responsabili, dirigenti, docenti, insieme a genitori e alunni, convenuti in occasione della Giornata diocesana della scuola cattolica, a perseverare nel compito di porre il Vangelo al centro di un progetto educativo che punti alla formazione integrale della persona umana.
L’educazione, dunque, è oggetto della prima lettera di Benedetto XVI ai romani. Il documento arriva nel cuore dell’anno pastorale che la diocesi dedica appunto all’educazione oggi, come constatano genitori, insegnanti, sacerdoti e tutti coloro che hanno dirette responsabilità educative. E anche il pericolo che, di fronte a queste difficoltà, gli educatori siano tentati di rinunciare al loro compito. «In realtà – scrive –, sono in questione non soltanto le responsabilità personali degli adulti o dei giovani, che pur esistono e non devono essere nascoste, ma anche un’atmosfera diffusa, una mentalità e una forma di cultura che portano a dubitare del valore della persona umana, del significato stesso della verità e del bene, in ultima analisi della bontà della vita».
Benedetto XVI dice con chiarezza a tutti: «Non temete! Tutte queste difficoltà non sono insormontabili. Sono piuttosto il rovescio della medaglia di quel dono grande e prezioso che è la nostra libertà, con la responsabilità che giustamente l’«accompagna». Aumenta oggi «la domanda di un’educazione che sia davvero tale». Esigenze comuni di un’autentica educazione sono «quella vicinanza e di quella fiducia che nascono dall’amore», chiarisce il Pontefice. «Sarebbe dunque una ben povera educazione quella che si limitasse a dare delle nozioni e delle informazioni, ma lasciasse da parte la grande domanda riguardo alla verità, soprattutto a quella verità che può essere di guida nella vita».
Il punto forse più delicato dell’opera educativa, afferma il Papa, è «trovare un giusto equilibrio tra la libertà e la disciplina. Il rapporto educativo è anzitutto l’incontro di due libertà e l’educazione ben riuscita è formazione al retto uso della libertà». Ne consegue che «l’educazione non può dunque fare a meno di quell’autorità». Decisivo, in ogni caso, il senso di responsabilità, personale e collettivo. «Le idde, gli stili di vita, le leggi, gli orientamenti complessivi della società in cui viviamo, e l’immagine che essa dà di se stessa attraverso i mezzi di comunicazione – osserva Benedetto XVI –, esercitano un grande influsso sulla formazione delle nuove generazioni, per il bene ma spesso anche per il male. C’è bisogno del contributo di ognuno di noi, di ogni persona, famiglia o gruppo sociale, perché la società, a cominciare da questa nostra città di Roma, diventi un ambiente più favorevole all’educazione».
Il riferimento conclusivo della lettera all’enciclica Spe salvi: «Anima dell’educazione, come dell’intera vita, può essere solo una speranza affidabile». Ma la speranza è oggi insidiata da molte parti. Ecco «la difficoltà più profonda per una vera opera educativa – spiega –: alla radice della crisi dell’educazione c’è infatti una crisi di fiducia nella vita». L’invito finale è a «porre in Dio la nostra speranza. La speranza che si rivolge a Dio ci rende solidali nel bene, ci stimola ad educarci reciprocamente alla verità e all’amore».
27 gennaio 2008