Generale, diacono, nonno, vedovo. E ora sacerdote

La storia di Antonio Celletti, ordinato nella parrocchia di Sant’Ireneo a 68 anni dal vescovo Libanori. Marito per 31 anni, due figlie, ha vissuto il diaconato come servizio nella liturgia e tra gli ammalati

Generale, marito, padre, nonno, vedovo. Infine, da sabato 2 giugno, sacerdote. È la storia di Antonio Celletti, diacono permanente della diocesi, da pochissimi giorni entrato nell’ordine del presbiterato. Sessantotto anni, generale dell’Aeronautica militare in pensione, vedovo, padre e nonno di due bambine, ha ricevuto sabato 2 giugno l’ordinazione dal vescovo Daniele Libanori, delegato per il diaconato permanente, nella sua parrocchia di Sant’Ireneo, a Centocelle. «Provo un senso di inadeguatezza per la grandezza del compito a cui sono chiamato – ha spiegato Celletti  ma questa esperienza mi apre necessariamente a una dimensione più grande e totalizzante, quale è l’amore di Dio, ed è solo Lui la base solida sulla quale fondare la propria vita».

Alla fine di novembre del 2006, Celletti rimase vedovo della moglie Luciana, «una donna meravigliosa con la quale ho condiviso 31 anni di un matrimonio felice, nonostante la sua malattia», che ha comportato tanti interventi chirurgici e che in molti frangenti «ci ha condotto a scorgere l’epilogo doloroso di una vita insieme». In quell’occasione, «il mio parroco don Paolo Aiello – ha raccontato – mi propose l’esperienza del diaconato permanente», ottenuto poi nel gennaio del 2015 dopo un percorso di discernimento e formazione. «Ho conseguito il baccalaureato in Scienze religiose all’Università Lateranense e ora sono iscritto alla facoltà di Teologia».

Il diaconato vissuto come servizio ai fratelli, «specialmente quelli che sono lontani o fuori dalla Chiesa», è stato per Celletti una naturale evoluzione dell’impegno in parrocchia, in particolare come «coordinatore dei 280 adoratori che rendono possibile l’esperienza dell’adorazione eucaristica perpetua e come responsabile delle attività del gruppo Caritas». Ancora, il nuovo presbitero assisteva gli ammalati portando loro l’Eucaristia settimanalmente ed era impegnato nel quartiere con i cenacoli di preghiera nelle case. A un certo punto, però, Celletti ha accolto come domanda di senso, «in un cammino di ricerca e discernimento che ho chiesto alla Chiesa», i “segni” di «richieste più ampie, rispetto al mio ruolo di diacono, che mi sembravano provenire dalle persone che incontravo»: la volontà è stata quella di capire «se fossero espressione di una volontà di Dio».

Quindi, la convocazione da parte del vescovo Libanori lo scorso aprile e la comunicazione che sarebbe stato il primo diacono permanente, vedovo, a essere ordinato sacerdote nella diocesi di Roma. «La mia famiglia, mia figlia Barbara in particolare – ha chiosato Celletti -, ha accolto con stupore ma anche con gioia intensa questa notizia, pur nella preoccupazione per la mancanza delle abitudini quotidiane che non condivideremo più come prima». Chi ha fatto più domande è stata Maria, la nipotina più grande di Antonio, che ha 9 anni e si sta preparando a ricevere il sacramento dell’Eucaristia: «Ha voluto essere rassicurata su due cose – ha concluso il novello sacerdote -: che rimarrò sempre il suo nonno, anche se mi vedrà dietro l’altare, e che potrò ancora giocare e parlare con lei quando ne avrà voglia e bisogno».

5 giugno 2018