Gender a scuola, le associazioni familiari minacciano lo sciopero

No ai progetti di sessualizzazione precoce dei ragazzi. Appello al ministro Fedeli: «Ci siano consenso informato e attività alternative»

No ai progetti di sessualizzazione precoce dei ragazzi. Appello al ministro Fedeli: «Ci sia il consenso informato e attività alternative in caso di diniego della famiglia» 

Secco no ai progetti di sessualizzazione precoce nelle scuole con due precise richieste: la formalizzazione a livello normativo del consenso informato e preventivo richiesto ai genitori da parte della scuola e l’istituzione di attività scolastiche alternative nei casi di mancato consenso. Sabato 17 giugno le associazioni familiari “Non si tocca la famiglia”, “ProVita onlus”, “Generazione famiglia”, e “Comitato Articolo 26” hanno riunito oltre cinquecento persone davanti al ministero dell’Istruzione di viale Trastevere per riaffermare il diritto di priorità educativa della famiglia.

I rappresentanti delle associazioni,
evidenziando che sabato «per la prima volta nella storia semplici genitori hanno manifestato davanti al Miur», hanno chiesto formalmente alle famiglie di far sentire la propria voce, di candidarsi come rappresentati di classe e nel consiglio d’istituto, lavorare in sinergia con il corpo docente per realizzare corsi di educazione affettiva perché «il patto educativo tra famiglia e Stato si è rotto e ne consegue che l’educazione dei proprio figli non può essere demandata allo Stato».

Da Filippo Savarese, portavoce dell’associazione “Generazione Famiglia”, co-promotrice del Family Day, un aut aut al ministro dell’Istruzione, Valeria Fedeli: «Se entro qualche giorno non saremo convocati con urgenza, da settembre lanceremo lo sciopero del Patto educativo di corresponsabilità invitando migliaia di famiglie a non firmare questo documento con la scuola perché se il ministro non ci ascolta la famiglia non può più fidarsi dell’istituzione scolastica». Scopo delle associazioni è sedersi intorno ad un tavolo con il ministro entro settembre per riscrivere il Patto «in termini chiari» e mettere nero su bianco che «su temi tanto delicati la scuola senza la famiglia non si muove neanche di mezzo passo».

Al ministro, ha spiegato Giusy d’Amico presidente dell’associazione “Non si tocca la famiglia”, è stata consegnata da tempo una petizione firmata da oltre 20 mila genitori, nella quale si chiedeva un incontro «ma veniamo ancora ignorati, ora basta non accetteremo ingerenze da uno Stato che vuole imporre un pensiero unico ai nostri figli, nelle scuole sta entrando la pornografia». Spiegando che spesso questi progetti vengono presentati alle famiglie con lo scopo di combattere le discriminazioni, Giusy d’Amico ha ribadito la contrarietà delle associazioni «ad ogni forma di discriminazione nelle scuole ma senza ideologia, piuttosto aprendo ad un clima di accoglienza e rispetto. Non vogliamo il gender nelle scuole».

«Questa manifestazione non è contro nessuno ma a favore della libertà educativa di tutti, un principio non negoziabile – ha affermato Chiara Iannarelli, vice presidente del comitato “Articolo 26” – nella scuola pubblica non vengano inseriti metodi controversi strumentalizzabili come la decostruzione degli stereotipi».

«L’educazione sessuale è sessualizzazione
precoce dei nostri bambini – ha spiegato il presidente dell’associazione “ProVita”, Toni Brandi – ora basta, è la costituzione a dire, all’articolo 30, che i genitori hanno il diritto dovere di educare i propri figli. Se il governo vuole restare complice di questa campagna di sessualizzazione chieda alle famiglie il consenso informato preventivo e proponga attività alternative nello stesso orario scolastico. Vogliamo una buona scuola che garantisca una sana educazione dei bambini».

19 giugno 2017