Gaza: strage nel campo profughi di Jabalia

La Protezione civile locale parla di circa 150 fra morti e feriti. Raid israeliano anche nel sud della Striscia: 23 i morti a Khan Yunis, riferisce Al Jazeera. I media di Beirut: tre giornalisti uccisi in un attacco. Chiuse un terzo delle strutture sanitarie

Un «massacro di massa». La Protezione civile di Gaza usa queste parole per raccontare l’attacco di ieri dell’esercito israeliano sul campo profughi di Jabalia, nel nord della Striscia. Rasi al suolo almeno 10 edifici residenziali. Il bilancio, secondo l’agenzia di stampa palestinese Wafa, è di circa 100 vittime, tra morti e feriti. Rais israeliano anche nel sud di Gaza: l’emittente araba Al Jazeera riferisce che almeno 23 persone sono morte in un bombardamento che nelle ultime ore ha colpito una casa vicino a Khan Yunis. Una delle vittime sarebbe un cameraman di Al Mayadeen, secondo quanto afferma la stessa emittente araba ritenuta vicina a Hezbollah.

Nella giornata di ieri, 24 ottobre, altre 18 persone sono state uccise e decine di altre ferite in un raid su un’ex scuola diventata rifugio per sfollati nel campo profughi di Nuseirat, nel centro dell’enclave palestinese. Le forze di difesa israeliane (Idf) hanno dichiarato che nel complesso scolastico si nascondeva un gruppo di agenti di Hamas che pianificava e realizzava attacchi contro lo Stato ebraico.

Sempre dall’agenzia Wafa arriva la notizia che l’esercito israeliano ha fatto irruzione nell’ospedale Kamal Adwan di Beit Lahia, nel nord di Gaza, dove sono intrappolate più di cento persone, e ha chiesto ai pazienti di spostarsi nel cortile centrale. Si tratta di uno dei pochi centri ancora operativi nella zona, dove tre settimane di dura offensiva israeliana hanno provocato più di 700 morti e migliaia di sfollati, secondo i dati delle autorità di Gaza. Secondo la rete del Qatar Al Jazeera – che cita fonti della Protezione civile di Gaza – sono intrappolati nella struttura in più di 150, tra  pazienti e personale medico.

Nella giornata di ieri, la Difesa civile di Gaza ha avvertito ieri che i servizi medici di emergenza sono stati sospesi nel nord dell’enclave di fronte alla dura offensiva israeliana, che «tiene sotto assedio i principali ospedali e attacca direttamente ambulanze e squadre di soccorso» da venti giorni. Chiuso per gli attentati l’ospedale indonesiano di Beit Lahia; il Kamal Adwan, nella stessa città, e l’Al Awda, all’interno del campo profughi di Yabalia, sono appena funzionanti e sull’orlo del collasso. «I veicoli della Protezione civile sono stati attaccati direttamente, e l’unica ambulanza rimasta nel nord è stata distrutta dall’artiglieria israeliana», ha riferito il portavoce della Protezione civile di Gaza Mahmoud Basal.

Per quanto riguarda il fronte con il Libano, i media statali di Beirut riferiscono di un attacco aereo israeliano, nella notte, su Hasbaya, nell’est del Paese, vicino al confine con la Siria, nel quale sono rimasti uccisi tre giornalisti. Per il ministro dell’Informazione libanese, informano i media locali, si tratta di un «crimine di guerra». I tre giornalisti alloggiavano in una guesthouse insieme ad altri reporter. Uccisi con loro anche un cameraman e un ingegnere che lavoravano per l’emittente filo-iraniana Al-Mayadeen e un cameraman che lavorava per Al-Manar, di Hezbollah, secondo quanto riferiscono i media locali. Altri reporter presenti sulla scena affermano che il bungalow in cui dormivano i membri di quelle emittenti è stato preso di mira direttamente dai raid israeliani.

Ancora, il ministro dei trasporti libanese ha dichiarato che un attacco israeliano ha reso inutilizzabile un valico di frontiera tra Libano e Siria, lasciando così operativo solo un varco. «Il valico di Qaa è stato messo fuori servizio dopo un attacco israeliano sul territorio siriano, a centinaia di metri dalle guardie di frontiera siriane», riferisce ai media libanesi Ali Hamieh, vicino a Hezbollah, aggiungendo che l’attacco ha bloccato il passaggio dei veicoli. Lo riferiscono i media libanesi. Il motivo: Israele ha accusato Hezbollah di contrabbandare armi dalla Siria attraverso i valichi di frontiera. Nessuna dichiarazione su questo presunto attacco è arrivata però dall’esercito israeliano.

Nel Paese intanto i raid di Israele hanno costretto alla chiusura un terzo delle strutture sanitarie. A renderlo noto è il direttore dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) Tedros Adhanom Ghebreyesys, che è tornato a chiedere la protezione dei civili, degli operatori sanitari e delle strutture mediche, poiché il conflitto ha costretto alla chiusura di oltre 100 centri sanitari. Gli ospedali libanesi e il loro personale sono ora «sopraffatti», ha scritto in un post sui social. Di qui la richiesta di un cessate il fuoco, un accesso umanitario sicuro e senza ostacoli per aiutare le persone colpite dalla guerra e la protezione dei cittadini, del personale medico e dei centri medici «in linea con il diritto internazionale», sono ancora le parole del direttore Oms.

25 ottobre 2024