Gaza: «Israele riapra i valichi per consentire l’assistenza umanitaria»

L’appello di Save the Children: «Ogni ora che passa senza un cessate il fuoco, la sofferenza dei bambini rischia di aggravarsi, con conseguenze potenzialmente catastrofiche»

Non riescono a dormire e temono per la loro vita. Per i bambini della Striscia di Gaza la nuova ondata di violenza – che colpisce anche il sud di Israele – oltre a minacciare la loro sicurezza rischia anche di aggravare la crisi della loro salute mentale, che perdura da tempo. Basti pensare che l’80%  già viveva in condizioni di depressione prima degli attacchi ripresi dal 9 maggio, e in 800mila non hanno conosciuto altro che le ondate di violenza e terrore degli ultimi 16 anni.

A lanciare l’allarme è Save the Children, ricordando che la nuova ondata di violenza arriva due anni dopo che un’analoga escalation di violenza aveva provocato la morte di 67 bambini palestinesi e di due bambini israeliani. Bambini e famiglie intrappolati nella Striscia, raccontano, si rifugiano nelle loro case, mentre scuole, università e strutture pubbliche e private sono chiuse. Non solo. In seguito al lancio di razzi da Gaza verso il sud di Israele, i cittadini che vivono nelle città lungo la barriera perimetrale di Gaza hanno ricevuto istruzioni per l’evacuazione o per proteggersi in luoghi sicuri.

Si tratta della sesta escalation di violenza in 16 anni per i piccoli di Gaza, costretti a vivere sotto il blocco terrestre, aereo e marittimo imposto dal governo di Israele. Loro rappresentano il 47% dei due milioni di abitanti della Striscia e, dopo 15 anni di vita sotto il blocco, in «4 su 5 riferiscono di vivere con depressione, dolore e paura. È probabile – spiegano da Save the Children – che la nuova escalation scateni ricordi traumatici per molti bambini di Gaza che hanno sopportato ondate di morte e distruzione, hanno subito ferite che hanno cambiato la loro vita o hanno perso i loro cari in precedenti escalation».

In più, ora, con la chiusura dei valichi di Erez e Kerem Shalom, controllati da Israele, il personale umanitario e i beni di prima necessità come medicinali, cibo e carburante non possono entrare a Gaza. Secondo il ministero della Sanità palestinese, la chiusura dei valichi ha finora impedito a 292 pazienti di accedere a cure mediche essenziali in ospedali al di fuori di Gaza, tra cui 15 pazienti che necessitano di cure urgenti e potenzialmente salvavita. Nel 2022, ricordano, almeno tre bambini sono morti a causa della negazione del permesso di ricevere cure in ospedali al di fuori della Striscia di Gaza.

Jason Lee, direttore di Save the Children per il Territorio palestinese occupato, parla di un «momento inimmaginabilmente difficile per i bambini di Gaza. La nostra ricerca – dice riferito a un rapporto del 2022 – ha dimostrato chiaramente che la maggior parte dei bambini stava già soffrendo le conseguenze di così tanti anni di blocco e di incessanti cicli di violenza. Ogni ora che passa senza un cessate il fuoco, la sofferenza dei bambini rischia di aggravarsi, con conseguenze potenzialmente catastrofiche». Quindi l’appello: «Il governo di Israele deve aprire immediatamente tutti i valichi di Gaza per consentire l’assistenza umanitaria salvavita a coloro che ne hanno bisogno, compreso l’accesso a cure mediche specialistiche. I genitori ci dicono che i bambini non riescono a dormire la notte, che fanno fatica a confortarli, senza sapere se saranno vivi domani. Esortiamo la comunità internazionale a usare tutta la propria influenza per allontanare la situazione dall’orlo del baratro – aggiunge -. Deve esserci un’immediata cessazione delle ostilità per proteggere tutti i bambini».

12 maggio 2023