Gaza: il Consiglio di sicurezza Onu «renda giustizia ai bambini nel conflitto»

L’appello di Save the Children per un cessate il fuoco immediato e duraturo e per la protezione dei piccoli e civili. «I bimbi hanno diretto all’accesso umanitario»

Alla vigilia dell’incontro di domani, 29 novembre, del Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite sull’escalation di violenza nei Territori palestinesi occupati e in Israele, Save the Children ricorda il costo, in termine di vite umane, del mancato accordo da parte della comunità internazionale su un cessate il fuoco duraturo. E riferisce le stime del ministero della Sanità di Gaza, che parlano di almeno 6mila bambini uccisi nella Striscia dall’inizio del conflitto, il 7 ottobre. «Ma, considerando le difficoltà nel raccogliere e verificare i dati sulle vittime dall’11 novembre a causa dell’interruzione delle comunicazioni e dei servizi negli ospedali di Gaza, il bilancio è probabilmente più alto», evidenziano. Oltre a questi, «risultano dispersi altri 4.400 bambini, probabilmente sepolti sotto le macerie. 58 bambini sono stati uccisi in Cisgiordania, 33 in Israele e secondo quanto riportato dai media israeliani, 36 bambini sarebbero tra gli ostaggi a Gaza.

«Dal 1945 – affermano ancora dall’organizzazione internazionale – il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non è riuscito a raggiungere un consenso sulla protezione dei civili in Israele e Palestina per 36 volte, con 36 bozze di risoluzione. Più di quattro settimane fa, dopo quattro precedenti fallimenti, l’Onu ha approvato una risoluzione che chiede una tregua umanitaria immediata tra le parti in conflitto e l’accesso agli aiuti. Nel frattempo, i bambini e le famiglie di Gaza sono rimasti senza protezione ed è stato negato loro il necessario per sopravvivere».

Indubbiamente l’attuale pausa nei combattimenti, con il relativo rilascio di ostaggi israeliani e detenuti palestinese, ha consentito alle organizzazioni umanitarie di portare aiuti e carburante nel sud di Gaza «ma al nord non arrivano aiuti sufficienti, i civili rimangono tagliati fuori dalle forniture di elettricità, cibo e acqua e tutti gli ospedali sono fuori servizio». La pausa è stata prorogata di due giorni ma comunque è destinata a finire e, «senza un cessate il fuoco, i bambini di Gaza saranno lasciati a vivere ancora una volta in un incubo».

Nella Striscia, intanto, «mentre gli Stati membri hanno continuato a dare priorità alla politica rispetto alle persone», quattro persone su cinque sono rimaste senza casa, oltre il 60% degli edifici sono stati danneggiati, le strutture sanitarie sono diventate campi di battaglia, i bambini hanno continuato a svegliarsi ogni giorno come prigionieri, l’acqua e le scorte di cibo sono state quasi del tutto tagliate. E nessun bambino a Gaza è andato a scuola dal 7 ottobre e nessuno sa cosa riserverà il futuro.

«Se il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite non riesce a mantenere il suo mandato di promuovere la pace, la sicurezza e il rispetto dei diritti umani e del diritto internazionale, allora il  -sistema sta fallendo – afferma Jason Lee, direttore di Save the Children nei Territori palestinesi occupati -. I bambini hanno diritto all’accesso umanitario e alla protezione, con o senza una risoluzione. Quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite chiede che questi diritti siano rispettati, e continua a non succedere nulla, allora l’ordine globale basato sulle regole non sta rendendo giustizia a quei bambini. Quante vite dovranno essere perse – bambini, civili, personale umanitario – prima che la comunità internazionale si faccia avanti e adempia ai propri obblighi legali, diplomatici e morali per proteggere i civili dalle morse del conflitto? La comunità internazionale non può più restare a guardare mentre i diritti dell’infanzia continuano a essere gravemente violati. Il costo dell’inerzia si misurerà in termini di vite di bambini perse e del loro futuro rubato»

Di qui la richiesta di Save the Children di un cessate il fuoco immediato e duraturo e della protezione dei bambini e dei civili. «Tutte le parti in conflitto e la comunità internazionale devono rispettare i propri obblighi ai sensi del diritto internazionale umanitario», affermano.

28 novembre 2023