Gaza: attaccata la parrocchia latina

L’esercito israeliano ha circondato il complesso. Due le vittime, uccise da un cecchino; 7 i feriti. Il Patriarcato: «Non riusciamo a capire. In parrocchia non ci sono belligeranti». Il Custode Patton: «Perso il senso della dignità». Zuppi (Cei): «Vicinanza delle Chiese in Italia»

«Non riusciamo a comprendere come un simile attacco possa essere compiuto proprio mentre tutta la Chiesa si prepara al Natale». Da Gerusalemme il Patriarcato latino interviene su quanto è accaduto sabato scorso, 16 dicembre, nella parrocchia latina della Sacra Famiglia, a Gaza: l’esercito israeliano ha circondato il complesso – nel quale sono sfollati in 630, rimasti senza casa dopo i bombardamenti israeliani – impedendo a chiunque di muoversi nel compound. Due donne, Nahida Khalil Anton e sua figlia Samar Kamal Antone, sono state uccise da un cecchino mentre camminavano all’interno del complesso per recarsi al convento delle suore; la figlia, colpita mentre cercava di trarre in salvo la madre. Altre 7 persone sono state ferite mentre tentavano di soccorrere chi si trovava nella chiesa.

A ricostruire le fasi dell’attacco è proprio il Patriarcato, nella sua nota, sottolineando che «nessun avvertimento era stato dato» e che all’interno del complesso parrocchiale «non ci sono belligeranti». Tutto era cominciato la sera prima, riferiscono, quando da un tank israeliano era partito un razzo contro la casa delle suore di Madre Teresa che ospita 54 tra bambini e adulti gravemente disabili. Era stato distrutto il generatore, che è andato a fuoco e ha creato gravi danni. Distrutti anche i pannelli solari, vitali in un luogo in cui non c’è energia elettrica, e il generatore, necessari anche a far funzionare i respiratori che servono ai giovani disabili. Colpiti i grandi contenitori di acqua posti sui tetti della parrocchia. Nella notte i ragazzi sono stati spostati in chiesa, ma evidentemente nessuno è più al sicuro. Non c’è luce e neanche acqua. Tre i feriti. La guerra è entrata in chiesa. In quella stessa comunità di poco più di mille fedeli – tra cui un centinaio di cattolici – che ogni giorno riceve la telefonata del Papa, che chiede notizie e conforta.

(foto: parrocchia Sacra Famiglia, Gaza)

Israele avrebbe giustificato l’attacco con la presenza di un lanciamissili dentro l’area della parrocchia. Il patriarca latino di Gerusalemme il cardinale Pierbattista Pizzaballa si sarebbe subito attivato con le autorità israeliane, che comunque non hanno fermato l’operazione in quella che finora era rimasta, di fatto, una zona franca. La struttura, spiegano infatti dal Patriarcato latino esprimendo cordoglio e vicinanza ai familiari delle vittime e ai feriti, «era stata segnalata come luogo di culto sin dall’inizio della guerra».

Nelle parole del Custode di Terra Santa padre Francesco Patton, «questo modo di agire non è in alcun modo giustificabile. Se si perde in questo modo il valore della vita altrui vuol dire che si è già perso anche il senso della propria dignità. Non resta che pregare perché si realizzi la profezia della trasformazione dei cuori di pietra in cuori di carne», afferma, raggiunto al telefono dall’Agenzia Sir.

A esprimere «la vicinanza delle Chiese in Italia» alla comunità di Gaza, all’indomani dell’attacco, è stato il cardinale presidente della Cei Matteo Zuppi, che ieri mattina, 17 dicembre, ha potuto parlare al telefono con il patriarca Pizzaballa. Esprimendo solidarietà alla popolazione duramente provata dal conflitto, il presidente dei vescovi italiani ha rinnovato l’appello per un immediato cessate il fuoco. «A pochi giorni dal Natale – ha affermato – uniamo le nostre voci a quella di Papa Francesco ed eleviamo la nostra preghiera perché il rumore delle armi si trasformi in canto di pace. Il Bambino che viene – ha aggiunto – ci invita a chinarci sul dolore di quanti stanno soffrendo a causa di questa guerra mondiale a pezzi, in particolare in Terra Santa. Auspichiamo che la comunità internazionale faccia ogni sforzo per arrivare ad una soluzione che garantisca i diritti di tutti, a partire da quelli al cibo e alle cure per la comunità palestinese».

18 dicembre 2023