“Gaudete et exsultate”, al centro le beatitudini

La nuova esortazione di Francesco «sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo». I pericoli: lo gnosticismo e il pelagianesimo, ma anche le ideologie che «mutilano il cuore del Vangelo»

Una vita controcorrente all’insegna delle beatitudini: è questo l’identikit della santità secondo Papa Francesco. Una vita che abbia come regola di comportamento l’indicazione di Matteo 25 sul giudizio finale («Ho avuto fame..) e che sia vissuta come «combattimento permanente», contro la mentalità mondana e contro il diavolo. Evitando i pericoli dei due «sottili nemici della santità», lo gnosticismo e il pelagianesimo attuale, e di quelle ideologie che «mutilano il cuore del Vangelo».

Entra nel cuore del Vangelo la nuova esortazione apostolica di Papa Francesco “Gaudete ed exsultate” (che reca come sottotitolo «sulla chiamata alla santità nel mondo contemporaneo»), presentata nella tarda mattinata di oggi, lunedì 9 aprile, nella Sala stampa della Santa Sede dal vicario generale per la diocesi di Roma Angelo De Donatis, da Gianni Valente e Paola Bignardi. «Rallegratevi ed esultate» (tratto da Matteo capitolo 5) sono le prime due parole del documento, un inno alla santità che, secondo il Papa, ha l’obiettivo di «far risuonare ancora una volta la chiamata alla santità, cercando di incarnarla nel contesto attuale». Ed è la sua terza esortazione apostolica dopo la “Evangelii gaudium”, nel 2013, e la “Amoris laetitia”, nel 2016, che faceva seguito ai due Sinodi sulla famiglia. Un documento diviso in cinque capitoli, intessuto di moltissime citazioni bibliche ma anche di testi di Giovanni Paolo II e Paolo VI, di Conferenze episcopali, di santi come Tommaso d’Aquino, Ignazio di Loyola e Francesco d’Assisi e di scrittori come Bloy.

Francesco elenca le beatitudini nella versione del Vangelo di Matteo. Ecco la povertà di spirito; la mitezza; il saper piangere con gli altri. Poi, la ricerca della giustizia «con fame e sete»: e qui il Papa sottolinea come sia «facile entrare nelle combriccole della corruzione, far parte di quella politica quotidiana del “dò perché mi diano”, in cui tutto è commercio. E quanta gente soffre per le ingiustizie, quanti restano ad osservare impotenti». Ecco la beatitudine della misericordia, con l’impegno al perdono; la purezza del cuore; l’impegno per la pace, in cui il Papa cita come pericolo «il mondo delle dicerie, fatto da gente che si dedica a criticare e a distruggere», «nemica della pace». Infine, la beatitudine dell’accettare ogni giorno la via del Vangelo nonostante le persecuzioni, realtà ancora attuale vissuta «sia in maniera cruenta sia in un modo più sottile, attraverso calunnie e falsità».

«La grande regola di comportamento» è per il Papa il testo del capitolo 25 del Vangelo di Matteo, «pagina di cristologia» da vivere “sine glossa”, «senza commenti». Francesco indica chiaramente un esempio pensando al mondo dei senza dimora a cui ha riservato in questi anni tante attenzioni concrete: «Quando incontro una persona che dorme alle intemperie, in una notte fredda, posso sentire che questo fagotto è un imprevisto che mi intralcia, un delinquente ozioso, un ostacolo sul mio cammino, un pungiglione molesto per la mia coscienza, un problema che devono risolvere i politici, e forse anche un’immondizia che sporca lo spazio pubblico. Oppure posso reagire a partire dalla fede e dalla carità e riconoscere in lui un essere umano con la mia stessa dignità, una creatura infinitamente amata dal Padre. Questo è essere cristiani!».

Il Papa mette in guardia dalle ideologie che portano a «due errori nocivi»: quello dei cristiani «che separano queste esigenze del Vangelo dalla propria relazione personale con il Signore» (e così «si trasforma il cristianesimo in una sorta di Ong») e l’errore «di quanti vivono diffidando dell’impegno sociale degli altri, considerandolo qualcosa di superficiale, mondano, secolarizzato, immanentista, comunista, populista o lo relativizzano come se ci fossero altre cose più importanti». E chiarisce: «La difesa dell’innocente che non è nato, per esempio, deve essere chiara, ferma e appassionata. Ma ugualmente sacra è la vita dei poveri che sono già nati, che si dibattono nella miseria». Il documento affronta anche il tema dei migranti, di vibrante attualità. «Spesso – scrive il Papa – si sente dire che, di fronte al relativismo e ai limiti del mondo attuale, sarebbe un tema marginale, per esempio, la situazione dei migranti. Alcuni cattolici affermano che è un tema secondario rispetto ai temi “seri” della bioetica. Che dica cose simili un politico preoccupato per i suoi successi – prosegue Bergoglio – si può comprendere ma non un cristiano, a cui si addice l’atteggiamento di mettersi nei panni di quel fratello che rischia la vita per dare un futuro ai suoi figli. Non si tratta dell’invenzione di un Papa o di un delirio passeggero».

Ma i pericoli delle ideologie non si esauriscono qui. Il Papa richiama l’attenzione anche su due «falsificazioni della santità: lo gnosticismo e il pelagianesimo», antiche eresie di «allarmante attualità», nelle quali «si esprime un immanentismo antropocentrico travestito da verità cattolica». Anche «dentro la Chiesa», ammonisce Francesco, quando si pretende «di ridurre l’insegnamento di Gesù a una logica fredda e dura che cerca di dominare tutto». La dottrina, ribadisce, «non è un sistema chiuso». Quanto al nuovo pelagianesimo, Bergoglio mette in guardia da atteggiamenti come «l’ossessione per la legge» o «il fascino di esibire conquiste sociali e politiche» o «l’ostentazione nella cura della liturgia, della dottrina e del prestigio della Chiesa». E ribadisce che il primato appartiene alle virtù teologali.

Il Papa invita a «non avere paura della santità» e a contemplare non solo l’esempio dei santi beatificati o canonizzati ma di quelli “della porta accanto”. Un invito rivolto a ciascuno. Nella vita consacrata, nel matrimonio, nel lavoro, nell’impegno educativo di genitore o nonno, nel servizio dell’autorità. Ricorda poi cinque grandi manifestazioni dell’amore per Dio e per il prossimo: sopportazione, pazienza e mitezza; gioia e senso dell’umorismo; audacia e fervore; il cammino nella comunità, «che custodisce i piccoli particolari dell’amore»; la preghiera costante. E sottolinea l’importanza di tre parole chiave come «combattimento, vigilanza e discernimento». Concludendo con una speranza: «Che queste pagine siano utili perché tutta la Chiesa si dedichi a promuovere il desiderio della santità».

9 aprile 2018