Galantino in Giordania, tra i segni della solidarietà

Inaugurato ad Amman il “Giardino della Misericordia”, dedicato al mondo giovanile. Per le profughe irachene invece il progetto “Refedin”

Inaugurato ad Amman il “Giardino della Misericordia”, dedicato al mondo giovanile. Per le profughe irachene invece il progetto “Refedin” punta all’occupazione

Un luogo di incontro che «mette a disposizione soprattutto del mondo giovanile un’opportunità preziosa: quella di dialogare e ritrovarsi tra culture e fedi differenti con quello spirito di fraternità che dovrebbe contraddistinguere ogni civiltà e ogni persona». Il Custode del Sacro Convento di Assisi Mauro Gambetti definisce così il “Giardino della Misericordia” inaugurato ieri, giovedì 13 ottobre, ad Amman, alla presenza del segretario generale della Cei Nunzio Galantino. Un centro culturale gestito dalla Caritas attraverso l’impiego di alcuni disoccupati, dove i giovani universitari, oltre a poter accedere a corsi di lingue o all’internet point, possono incontrarsi e stare insieme. Soddisfazione, nelle parole di padre Gambetti, per aver partecipato alla realizzazione dell’opera: «Siamo onorati – dichiara – nel vedere come da piccole cose, grazie anche alla generosità di tanti italiani, possa fiorire qualche nuovo germoglio, che può essere preso a modello per noi. Ci insegna la modalità con cui possiamo pensare l’integrazione nei nostri stessi Paesi».

Nasce invece con l’obiettivo di fornire un’opportunità di lavoro a una ventina di giovani profughe irachene il progetto “Refedin”, ossia “Mesopotamia”, la terra tra i due fiumi, sostenuto dalla Nunziatura di Amman. Animato da don Mario Cornioli, sacerdote della diocesi di Fiesole in Terra Santa dal 2009, ha coinvolto alcune sare di Cerignola per una prima formazione delle ragazze. Tutto è cominciato circa 9 mesi fa, racconta il sacerdote, «per andare incontro alla situazione di queste ragazze, che costituiscono la parte più fragile della famiglia: quando sono prive di lavoro si vedono costrette a rimanere tra le pareti di casa, mentre in questo modo guadagnano con dignità un piccolo stipendio e apprendono una professione che domani potrà essere spesa ovunque». Al domani ha fatto riferimento anche monsignor Galantino: «Questo progetto vi permette di cominciare a pensare al vostro futuro – ha detto – che non immagino in Giordania, ma nuovamente nella vostra patria: a Mosul, Kirkuk o Bagdad, dove vivevate prima di essere scacciate nel 2014».

14 ottobre 2016