G7, le associazioni: «Su cibo e immigrazione niente passi indietro»

ActionaAid: «No ad accordi al ribasso». Oxfam: «I leader si impegnino per fame nel mondo». E Unicef ricorda il dramma dei minori migranti

ActionaAid: «No ad accordi al ribasso». Oxfam: «I leader si impegnino per fame nel mondo». E Unicef ricorda il dramma dei minori migranti

Si apre venerdì 26 maggio il G7 di Taormina, il summit internazionale per la quarta volta a guida italiana a cui parteciperanno i leader di Canada (Justin Trudeau), Francia (Emanuel Macron), Gran Bretagna (Theresa May) Germania (Angela Merkel), Usa (Donald Trump), Giappone (Shinzo Abe) e Italia (Paolo Gentiloni). I temi al centro dell’incontro non sono stati ancora resi noti, quello che è certo è che si parlerà di alcuni nodi fondamentali come la questione migratoria e il diritto al cibo. Ma le associazioni e le ong che si occupano di diritti esprimono preoccupazione per quello che potrebbe rivelarsi un «accordo al ribasso».

Secondo Marco De Ponte, segretario generale di ActionAid il rischio è che si facciano addirittura dei «passi indietro» su alcuni temi fondamentali. «Chiaramente non bisogna fermarsi a quello che succederà sabato e domenica – sottolinea -, il consenso sulle varie questioni si costruisce tutto l’anno. Ma la presenza di Donald Trump e la virata conservatrice in Gran Bretagna potrebbero rivelarsi non favorevoli a un’agenda progressista. La nostra preoccupazione è che il vertice si concluda con poco o che si torni indietro su certi aspetti, come gli obiettivi di sviluppo sostenibile dell’agenda 2030. Di certo – aggiunge – i temi su cui un regresso è possibile sono tanti. Anche gli ultimi avvenimenti internazionali potrebbero spostare l’attenzione solo su migrazione e sicurezza». Il riferimento è all’attentato di lunedì 22 maggio a Manchester, «che potrebbe incidere nella scelta dei focus», incalza De Ponte. «Il rischio è quello di un’agenda centrata su un approccio securitario alla questione migratoria. Ma questo fa il gioco proprio di chi fa azioni terroristiche. Un’agenda di lungo termine dovrebbe, invece, guardare alle cause dell’esclusione sociale, alla disuguaglianza che cresce sia nei Paesi occidentali sia nei Paesi cosiddetti poveri». Tra gli altri temi a cuore di ActionAid c’è il diritto al cibo: «Sul breve termine bisogna capire come si risponde alla grave carestia in Africa centrale, sul più lungo periodo invece l’analisi deve concentrarsi su come spostare investimenti dal tema della produzione e distribuzione del cibo alla valorizzazione dei piccoli agricoltori nei paesi in via di sviluppo – aggiunge De Ponte -. Su questo c’è già accordo ma se manca un appoggio concreto si farà poca strada. Il discorso delle risorse è importante: all’ultimo G8 italiano sono stati promessi 22, 5 miliardi per il diritto al cibo, il rischio questa volta è che non succeda nulla».

Sulla stessa scia anche Oxfam, secondo cui al tavolo del G7 «non può mancare la fame nel mondo». L’organizzazione chiede ai sette leader di trovare una soluzione per affrontare le carestie che minacciano di lasciare senza cibo 30 milioni di persone in Sud Sudan, Yemen, Somalia e nel nord-est della Nigeria. Innanzitutto stanziando circa la metà – 2,9 miliardi di dollari – dei fondi richiesti dall’Onu per far fronte alle più gravi emergenze umanitarie che il mondo stia vivendo oggi. «Le crisi in Sud Sudan, Somalia, Yemen e Nigeria sono frutto di un evidente fallimento politico, ed è quindi necessaria una vera leadership politica per risolverle – spiega Winnie Byanyima, direttrice generale di Oxfam International -. I leader del G7 non possono lasciare Taormina senza aver prima definito soluzioni politiche chiare e stanziato gli aiuti necessari per evitare una catastrofe umanitaria senza precedenti. La vita di milioni persone è a rischio dove la carestia è già realtà: se i leader G7 visitassero questi paesi potrebbero rendersi conto da soli di quante persone oggi muoiano per fame, guerra, malattie. Un fatto inaccettabile in un mondo di abbondanza come il nostro». Oxfam ricorda che a oggi la comunità internazionale ha destinato solo il 30 per cento dei 6,3 miliardi di dollari richiesti dalle Nazioni Unite per le carestie, ma «se ogni governo del G7 facesse la sua parte, si potrebbe arrivare a coprire quasi la metà dei fondi necessari per portare cibo e aiuti fondamentali alla popolazione». Nel 2015, ricordano dall’organizzazione, «il G7 si è impegnato a far uscire dalla fame 500 milioni di persone. Ma a livello globale la condizione di grave insicurezza alimentare è aumentata del 40 per cento negli ultimi due anni. È quindi prioritario che, accanto a una risposta umanitaria necessaria nel breve periodo, i leader del G7 rispettino gli impegni che si sono assunti per sconfiggere la fame, lavorando sin da ora per prevenire nuove crisi e investendo risorse volte a migliorare nel medio periodo la sicurezza alimentare e la capacità di resilienza dei piccoli agricoltori nei paesi poveri».

In vista del G7 l’Unicef ha invece deciso di porre l’accento sui minori migranti. Per questo domani a Palermo realizzerà un evento simbolico: centinaia di barchette di carta cercheranno di raggiungere la terra, proprio a sottolineare le fragili imbarcazioni su cui tanti bambini e ragazzi migranti e rifugiati soli sono costretti a viaggiare, rischiando la vita per fuggire da guerre, violenze e abusi. Protagonisti dell’iniziativa i tanti studenti, volontari e alcuni ragazzi migranti e rifugiati dei centri di accoglienza in Sicilia. Durante l’evento Pietro Bartolo, medico di Lampedusa, verrà nominato Goodwill Ambassador di Unicef Italia.

24 maggio 2017