G7 di Cagliari, Manfredonia: «Serve un piano Marshall per il lavoro povero»

In occasione del vertice, dall’11 al 13 settembre, il presidente Acli torna a chiedere «un’alleanza», contro una piaga «ancora troppo nascosta»

«Serve un piano straordinario, un’alleanza per combattere il lavoro povero, una piaga ancora troppo nascosta e spesso mascherata dai dati positivi sull’occupazione». Ne è convinto il presidente nazionale Acli Emiliano Manfredonia, raggiunto dai microfoni di Radio Vaticana sui temi del G7 lavoro che si apre oggi, 11 settembre, a Cagliari, fino a venerdì 13. «Se è vero che i salari sono aumentati – riflette -, non possiamo dimenticare però che negli ultimi 10 anni, in Italia, hanno perso più di 4 punti percentuale e che, se si conta l’impatto dell’inflazione, stando ai nostri dati in media si sono persi 1.800 euro l’anno tra il 2019 e il 2022: significa che, ancor più per donne, giovani e migranti, oggi anche se si ha un lavoro stabile non sempre questo permette un’esistenza libera e dignitosa, così come ci dice la nostra Costituzione».

Nella lettura del presidente Acli, il tema della qualità del lavoro si incrocia perfettamente con l’altro tema del G7, quello dell’Intelligenza artificiale, al centro dell’ultimo Incontro nazionale di studi dell’associazione. «Se è vero infatti che l’Ia potrà cancellare molti posti di lavoro – spiega -, è anche vero che ci sarà sempre più bisogno di figure specializzate su cui bisognerà investire: nuovo lavoro e nuove competenze, insomma, se ci faremo trovare pronti».

Per Manfredonia, insomma, «solo con una formazione continua, calibrata sulle esigenze del mercato, gratuita ed estesa a tutti i lavoratori, a cui affiancare investimenti seri e strutturali per piattaforme di incontro fra domanda ed offerta di lavoro, riusciremo a contrastare il terribile fenomeno del mismatch lavorativo (che colpisce i lavoratori, le imprese e il sistema Paese) e a migliorare la qualità del lavoro, raggiungendo anche salari in grado di garantire un’esistenza libera e dignitosa. Tutto questo – rimarca – deve essere fatto alla luce del trend demografico, un problema che riguarda tutta l’Europa e l’occidente: la glaciazione demografica ci obbliga a pensare strumenti per incentivare la natalità sostenendo giovani e famiglie, ma anche a ripensare il coinvolgimento e una politica di regolarizzazione intelligente e continuativa dei migranti, che sono una ricchezza in termini di forza lavoro, energie e nuove competenze».

11 settembre 2024