Frisina: «La musica è speranza di pace»

Nella Domenica Gaudete, il concerto di Natale del Coro della diocesi, fondato e diretto dal sacerdote, con la Nova Opera Orchestra. Il grazie del vicario Reina: «Le sue note sono arrivate in tutto il mondo e hanno aiutato a pregare tante persone»

Fuori, il freddo di dicembre. Dentro, il calore della musica di Natale. A pochi giorni dall’inizio del Giubileo, nel giorno della Domenica Gaudete, la basilica di San Giovanni in Laterano comincia a riscaldarsi con le note del Coro della diocesi di Roma. Il termometro dell’affetto per l’orchestra, per i cantori, ma soprattutto per monsignor Marco Frisina, il fondatore e il direttore, sale alle stelle quando il cardinale vicario Baldo Reina gli intona a sorpresa “Tanti auguri a te”, sfoggiando anche una bella voce da tenore.

Manca ancora qualche ora al 16 dicembre, il giorno del settantesimo compleanno del sacerdote. Ma non può esserci momento migliore per iniziare a festeggiare. I musicisti seguono subito a ruota il porporato e si aggiunge anche tutta la basilica dopo qualche istante. Grande applauso sul finale. Poi il vicario ringrazia di cuore tutto il Coro – che quest’anno spegne quaranta candeline – e don Marco per la sua «paternità», ma soprattutto per le sue note che «sono arrivate in tutto il mondo e hanno aiutato a pregare tante persone». Perché la musica, ha aggiunto, «ci permette di afferrare l’inafferrabile e di contemplare il mistero di Dio». Infine, l’augurio di «un vero Natale di pace in un mondo tormentato dalle guerre e dalle sofferenze».

È uno dei momenti più emozionanti del quarantesimo concerto di Natale del Coro della diocesi di Roma, organizzato da Nova Opera ed Elevan, che si è svolto ieri sera, 15 dicembre. Come ogni anno la basilica è già stracolma un’ora prima dell’inizio. Fuori, c’è chi alza notevolmente il passo per provare a raggiungere gli ultimi posti rimasti liberi. I duecento cantori e i cinquanta elementi della Nova Opera Orchestra stanno facendo le prove generali. La musica si sente dalle scale dell’ingresso laterale. Una volta dentro, il colpo d’occhio è sorprendente. Quasi tutte le persone sono già sedute. E tante sono in piedi. Tra di loro c’è Carmela. È visibilmente emozionata. È arrivata direttamente da Torre del Greco, in provincia di Napoli. «Don Marco ha uno sguardo sereno che mi emoziona – racconta -. La sua musica è gioia e amore».

In prima fila c’è Reina. Per lui, è il primo concerto da cardinale vicario. Sta parlando proprio con don Marco. «Gli ho detto grazie di essere venuto perché so quanti impegni ha – racconta Frisina a RomaSette con un sorriso -, ma gli ho garantito anche che sarà una vera serata in famiglia». Che cosa chiede come regalo per il suo compleanno e per quello del Coro? «Che la nostra vocazione di lodare e far lodare Dio continui nel tempo». Infine, ricordando l’inizio dell’Anno Santo e facendo eco all’appello per la pace di Papa Francesco in Corsica, conclude: «La musica è speranza di pace. È uno strumento che il Signore ci ha dato per aprire le porte e superare le divisioni».

Effettivamente, durante il concerto, è come se il tempo si fermasse. Non mancano le melodie tradizionali di Natale come “Tu scendi dalle stelle”, “Joy to the world” e “Puer natus”. Durante la seconda strofa di “Adeste fideles”, esordiscono i nuovi cantori. L’applauso per loro arriva prima che inizino a cantare. Quando parte “Jingle bells”, le mani di tutti cominciano a scandire il ritmo. Al momento di “Stille Nacht”, Frisina spiega che verrà cantato in italiano, tedesco, francese, spagnolo e portoghese. «Queste lingue ci faccciano pensare alle parti del mondo dove c’è guerra e dolore», dice prima di iniziare a dirigere. Le luci cambiano colore a ogni brano. L’atmosfera diventa d’improvviso hawaiana con il canto “Mele kalikimaka”, che «significa “Buon Natale”», dice il sacerdote. Oltre ai “grandi classici”, viene cantato anche “You’ll never walk alone”. «È una canzone di speranza – sottolinea Frisina -, che è come un’ancora in fondo al mare. C’è ma non si vede. Eppure, è lei che regge la barca. Questa è la speranza cristiana».

A metà concerto spuntano tre zampognari. Una sorpresa che fa il paio con il regalo che don Marco riceve da suor Livia Sabatti, responsabile del settore musicale delle Edizioni Paoline. La religiosa gli dona un’incisione di una pagina dello spartito di “Anima Christi”, uno dei suoi brani più famosi. Anche il coro sorprende il sacerdote, portandogli un’immagine del Buon Pastore. Il concerto si chiude poi con “Feliz Navidad”. Il coro comincia a ondeggiare da sinistra a destra e il pubblico batte i piedi a ritmo. Qualcuno sembra volersi alzare per iniziare a ballare. Una coppia si è tenuta per mano per buona parte della serata. Le dita incrociate si separavano solo quando c’era da applaudire. Poi ritornavano insieme.

16 dicembre 2024