“Freaks out”, gli «eroi» di Mainetti

La pellicola di Gabriele Mainetti nelle sale dal 28 ottobre. Nella Roma del ’43 oppressa dai nazifascisti un gruppo di circensi, ai limiti del surreale, cerca un’occasione per scappare in America

Erano cinque i film italiani in concorso alla recente edizione della Mostra del cinema di Venezia. Il 28 ottobre esce in sala “Freaks Out”, che si può tradurre come “mostri fuori”. C’era molta attesa per questo titolo. Gabriele Mainetti, classe 1976, aveva girato nel 2015 “Lo chiamavano Jeeg Robot”, film d’esordio andato incontro ad un inatteso successo di pubblico e di critica: notevole incasso al botteghino e ben 7 David di Donatello. L’opera prima che ottiene molti applausi costringe il regista a restare sugli stessi livelli di qualità, se non a cercare di superarli. Prima di confrontarsi con il titolo successivo, quello che doveva confermare le attese, Mainetti, autore romano, ha fatto passare cinque anni. Per presentarsi infine sul palcoscenico veneziano senza temere la concorrenza di colleghi di prestigio quali Paolo Sorrentino, Mario Martone e altri italiani in cartellone al Lido.

Lo scenario individuato è quello della Roma del 1943, il difficile momento in cui la presenza delle forze nazifasciste nella Capitale si fa opprimente e giungono le tristi notizie della deportazione degli ebrei verso i campi di concentramento. L’attenzione si concentra su un gruppo di circensi in cerca di un’occasione per scappare in America. Si tratta in realtà di un gruppo imprevedibilmente strano al limite del surreale: insieme al capocomico Israel, ne fanno parte altri quattro artisti abituati a esibirsi in performance fuori dal comune. Ci sono Matilde, che imprime elettricità sugli oggetti più strani; Cencio, che controlla e manovra gli insetti; Fulvio, un forzuto coperto da abbondante peluria; Mario, che attrae il metallo come una calamità. Si tratta, appunto, di personaggi che si muovono sul confine tra follia e normalità: non mostri ma bislacchi e senza logica. Ora mentre perseguono il loro obiettivo di fuga, devono fare i conti con un folle gerarca nazista che li ha presi di mira, perché attratto dalle loro doti straordinarie…

Lungo questo scenario si consuma l’incontro/scontro tra questo manipolo di intelligenti emarginati e i soldati nazisti carichi della loro pazzia. Si affrontano sempre più spesso e tra di loro cresce una rivalità via via più acida e cattiva. Ben presto le schermaglie, da semplici contrasti, diventano veri e propri conflitti che determinano il passaggio nella dinamica degli eroi dell’ultimo duello. Anzi proprio quei “supereroi” che occupano tanta parte dell’immaginario contemporaneo e rendono ogni vicenda grintosa e vigorosa.

La seduzione generata dagli effetti speciali (molto curati) genera immagini che tolgono respiro e fluidità al racconto. Mainetti mostra grande freschezza espressiva, raggiungendo risultati apprezzabili eppure non privi di sbavature. Ne deriva un film suggestivo e bello ma un po’ sovraccarico. Un autore coraggioso anche negli eccessi. Certe volte colpire al cuore è utile e necessario.

19 ottobre 2021