“Fratelli tutti”, progetto nell’orizzonte della fraternità

Nella lettera enciclica promulgata dalla tomba del santo di Assisi, un disegno comune affidato alla buona politica, alla sana economia, alle religioni

Laddove inizia un’autentica fraternità umana Dio è presente. Sul tema della fraternità universale Papa Francesco ha pubblicato “Fratelli tutti”, la lettera enciclica promulgata dalla tomba del santo di Assisi lo scorso 3 ottobre. Il Papa non poteva scegliere un contesto migliore, circondato com’era dalla prima fraternità francescana che rivoluzionò Assisi già dagli inizi della conversione del figlio di Pietro di Bernardone. Attorno al borghese Francesco nella cripta sono sepolti il nobile Ruffino, il cavaliere Angelo, il popolano Masseo e il chierico Leone. Di fronte la nobildonna romana Jacopa de’ Normanni, moglie di Graziano Frangipane de’ Settesoli. In una società classista come quella medievale queste persone non si sarebbero mai frequentate. Invece, nel nome della fraternità evangelica, diedero inizio a un processo nella società civile e nella Chiesa che di lì a poco si sarebbe espanso in tutta l’Europa e avrebbe valicato i confini dell’Orbe cristiano.

Proprio su questi confini, a Damietta in Egitto, Francesco d’Assisi e il Sultano Melek- al-Kamil avevano gettato un ponte tanto esile quanto resistente che ancora regge. Papa Francesco cita nella lettera più volte il Grande Imam Ahamd Al-Tayyeb col quale ad Abu Dhabi, nel febbraio del centenario 1219-2019, ha firmato un “Documento sulla fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune”: la lettera enciclica si apre richiamando quell’incontro e un lungo brano tratto da quel testo la chiude. L’esito dell’incontro tra il Ssanto e il Sultano destò imbarazzo a chi dovette raccontarlo: non ci fu alcuna conversione cristiana; Pelagio, legato di Gregorio IX, non volle saperne di accogliere una proposta di pace inviata dal Sultano tramite Francesco; nessuna aureola né gloria di conquista circondò quell’incontro. Se non che i due si incontrarono e si diedero l’opportunità di conoscersi e di parlarsi. Non sono superati difficoltà e imbarazzo – “ad intra” più che “ad extra” – e Papa Francesco imbastisce il suo discorso sulla fraternità e l’amicizia sociale citando, insieme al documento firmato ad Abu Dhabi, un videomessaggio a Ted2017, incontri con i Movimenti popolari, con la comunità ispanica a Filadelfia, Virgilio e Cicerone, una canzone di Vinicius De Moraes, oltre alle fonti decisamente più canoniche della Tradizione e del Magistero. Richiama George Simmel, secondo cui la consapevolezza del limite, lungi dall’essere una minaccia, diventa la chiave secondo la quale sognare ed elaborare un progetto comune, «perché l’uomo è l’essere-limite che non ha limite » (n. 150). E questo progetto comune, da sottrarre alla «dittatura invisibile dei veri interessi occulti» (n. 75), in un momento storico di grande vuoto e di crisi mondiale di leadership, Papa Francesco lo affida alla buona politica, alla sana economia, alle religioni al servizio della fraternità nel mondo. I frutti dei processi che si avvieranno saranno raccolti e goduti dalle generazioni future, «i grandi obiettivi sognati nelle strategie si raggiungono parzialmente» (n. 195) e nulla va perduto.

Elizabeth Lev, in una presentazione di Ted disponibile su internet, presenta «una storia sconosciuta della cappella Sistina »: in quel poco spazio c’è stata un’esplosione creativa, innescata dall’elettrizzante eccitazione per le nuove frontiere geopolitiche che ha infiammato l’antica tradizione missionaria ecclesiastica. Tra la costruzione della cappella e la decorazione della volta passa la scoperta dell’America e l’incontro tra Michelangelo e Giulio II, un frate francescano e Papa che non temeva il suo genio sfrontato. Quello che artisticamente è accaduto tra quelle mura le cui dimensioni riproducono il tempio di Gerusalemme mi pare metafora di questi tempi e le parole di Papa Francesco un sestante che aiuti l’occhio a porsi sopra l’orizzonte. (Aniello Stoia, parroco Santi XII Apostoli)

13 ottobre 2020