“Fratelli tutti”, enciclica sociale che interroga le relazioni internazionali e tra le religioni
Conferenza stampa con i cardinali Parolin e Guixot, Abdel Salam (Alto Comitato fratellanza umana), Rowlands (Università di Durham) e Riccardi (Sant’Egidio)
La terza enciclica di Papa Francesco, “Fratelli tutti”, è stata presentata ieri, domenica 4 ottobre, nel corso di una conferenza stampa nell’Aula Nuova del Sinodo dal cardinale segretario di Stato Pietro Parolin, e dal cardinale Miguel Ángel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso. Hanno partecipato anche il giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, segretario generale dell’Alto Comitato per la fratellanza umana, Anna Rowlands, dell’Università di Durham, e Andrea Riccardi, fondatore della Comunità di Sant’Egidio.
Un’enciclica sociale, che pone tutti di fronte alla domanda sul ruolo della fraternità nelle relazioni internazionali, ha sottolineato Parolin. La risposta del Santo Padre non è «in termini di proclami, normative, statistiche e azioni» ma è quella di «una cultura della fraternità da applicare ai rapporti internazionali. L’enciclica – ha proseguito il segretario di Stato – ci ricorda l’integrazione tra Paesi, il primato delle regole sulla forza, lo sviluppo e la cooperazione economica e, soprattutto, lo strumento del dialogo visto non come anestetico o per “rattoppi” occasionali bensì come un’arma che ha un potenziale distruttivo molto superiore a qualsiasi armamento». Quanto all’obiettivo della lettera, è «un percorso ascendente determinato da quella sana sussidiarietà che, partendo dalla persona, si allarga ad abbracciare la dimensione familiare, sociale, statale fino alla comunità internazionale».
Sussidiarietà che, insieme alla solidarietà, è uno dei pilastri di “Fratelli tutti”. Lo ha rilevato ancora Parolin affermando che «quello che si riscontra nel contemporaneo scenario internazionale è l’aperta contraddizione tra il bene comune e l’attitudine a dare priorità all’interesse degli Stati, e addirittura di singoli Stati, nella convinzione che possano esistere «zone senza controllo» o sia valida la logica che quanto non proibito è permesso. Il risultato è che «la moltitudine degli abbandonati resta in balia dell’eventuale buona volontà di alcuni». L’esatto contrario della fraternità che, invece, introduce all’idea degli interessi generali, quelli capaci di costituire una vera solidarietà. «Percorrendo l’enciclica – ha concluso Parolin – ci si sente chiamati alle nostre responsabilità, individuali e collettive, di fronte a nuove tendenze ed esigenze che si affacciano sulla scena internazionale. Proclamarci fratelli e fare dell’amicizia sociale il nostro abito probabilmente non basta. Il ruolo effettivo della fraternità è dirompente poiché si lega a concetti nuovi che sostituiscono la pace con gli operatori di pace, lo sviluppo con i cooperanti, il rispetto dei diritti con l’attenzione alle esigenze di ogni prossimo, sia esso persona, popolo o comunità. Ai responsabili delle nazioni, ai diplomatici, a quanti operano per la pace e lo sviluppo – ha concluso il porporato – la fraternità propone di trasformare la vita internazionale da semplice co-esistenza, quasi necessaria, a dimensione basata su quel comune senso di “umanità” che già oggi ispira e sorregge tante regole e strutture internazionali, favorendo così un’effettiva convivenza».
Il cardinale Ayuso non ha nascosto la sua emozione, riferendosi in particolare all’ultimo capitolo dell’enciclica sulle “religioni al servizio della fraternità nel mondo”. «Il dialogo interreligioso si colloca veramente al cuore delle riflessioni e delle azioni di Papa Francesco», che, «ravvisando nel rispetto e nell’amicizia due atteggiamenti fondamentali, ha aperto un’ulteriore porta affinché l’ossigeno della fraternità possa entrare in circolo nel dialogo tra persone di diversa tradizione religiosa». Costoro «possono veramente offrire il proprio contributo alla fraternità universale nelle società in cui vivono. Vivere la propria identità nel “coraggio dell’alterità” è la soglia che oggi la Chiesa di Papa Francesco ci chiede di varcare. Si tratta – ha concluso – di compiere passi concreti insieme ai credenti di altre religioni e alle persone di buona volontà, con la speranza che tutti noi ci sentiamo chiamati a essere, soprattutto nel nostro tempo, messaggeri di pace e costruttori di comunione. Nella prospettiva del dialogo interreligioso, dobbiamo mostrarci in grado di avviare verso tutti, come desidera il Papa, una relazione di rispetto e amicizia mediante la quale difendere l’uguaglianza tra esseri umani, sebbene con visioni differenti, senza rinunciare alla nostra identità» ma con «sincerità delle intenzioni».
Francesco «ha scritto parole chiare e coraggiose, che temono solamente Dio, parlando delle tragedie delle persone deboli, stanche e disperate, e prescrivendo la cura di questo male difficilmente guaribile, che ha colpito a morte la nostra civiltà moderna», ha affermato Mohamed Mahmoud Abdel Salam. «Sono convinto che questa enciclica, insieme al “Documento sulla Fratellanza umana”, faranno ripartire il treno della storia che si è fermato nella stazione di questo ordine mondiale, radicato nell’irragionevolezza, con la sua ingiustizia, superbia e violenza coloniale», ha aggiunto, annunciando l’iniziativa dell’Alto Comitato con la convocazione di un forum, a Roma, Abu Dhabi e in Egitto per riunire 100 giovani da tutto il mondo e approfondire i temi dell’enciclica.
Anna Rowlands ha parlato della lettera come di «una sconvolgente sfida al nostro stile di vita ecologico, politico, economico e sociale» e, soprattutto, come «la proclamazione di una verità ineliminabile e gioiosa, presentata qui come sorgente benefica per un mondo affaticato». Il professor Riccardi si è invece soffermato sugli aspetti legati alla guerra per affermare che «l’enciclica allarga lo sguardo al mondo alla luce della fraternità: quello che è lontano ci riguarda. Lo sguardo della fraternità non è mai miope. È evangelico e umano, ma anche ben più realista di tante ideologie o politiche autodefinitesi realiste». Il Papa, ha concluso, «propone veri sogni al mondo globale, che ha spento i fari delle grandi parole e dei grandi ideali».
5 ottobre 2020