Francesco: «Preghiera contro la “chiusura” della Chiesa»

Il Papa ha celebrato la Messa a San Pietro in occasione della solennita dei Santi Pietro e Paolo. Ha consegnato i palli ai nuovi arcivescovi

Il Papa ha celebrato la Messa a San Pietro in occasione della solennita dei Santi Pietro e Paolo. Ha consegnato i palli ai nuovi arcivescovi

La Chiesa non deve cedere alla tentazione «che esiste sempre, di chiudersi in se stessa di fronte ai pericoli».
Il monito arriva da Papa Francesco durante la Messa che ha presieduto ieri, mercoledì 29 giugno, nella Basilica Vaticana per la solennità dei Santi Pietro e Paolo, patroni di Roma. Per il pontefice, l’unico rimedio alle chiusure è la preghiera: «permette alla grazia di aprire una via di uscita; dalla chiusura all’apertura, dalla paura al coraggio, dalla tristezza alla gioia. E possiamo aggiungere: dalla divisione all’unità». Il riferimento è esplicito alla presenza di una delegazione del Patriarcato Ecumenico di Costantinopoli, inviata dal patriarca ortodosso Bartolomeo I, e guidata dal metropolita di Boston, Methodios, dall’arcivescovo di Telmessos, Job e dal diacono patriarcale Nephon Tsimalis.

Il passagPapa-Ortodossi 30 giugno 2016gio dalla divisione all’unità è possibile per Francesco: «Lo diciamo con fiducia – ha evidenziato –con i nostri fratelli della delegazione inviata dal caro Patriarca Bartolomeo, per partecipare alla festa dei Patroni di Roma. Una festa di comunione per tutta la Chiesa». La celebrazione si è aperta con la benedizione dei palli, paramenti liturgici di lana simboleggianti la pecora sulle spalle di Gesù Buon Pastore, destinati a 25 arcivescovi metropoliti nominati nell’ultimo anno in tutto il mondo. Tra loro, 5 i titolari di diocesi italiane: Salvatore Ligorio a Potenza-Muro Lucano-Marsico Nuovo, Matteo Maria Zuppi a Bologna, Corrado Lorefice, arcivescovo di Palermo, Lauro Tisi a Trento e Felice Accrocca a Benevento. Italiano anche padre Lorenzo Piretto, domenicano, nominato arcivescovo di Izmir (Smirne), in Turchia.

Zuppi Pietro-e-paolo 30 giugno 2016Francesco ha poi consegnato i palli ai nuovi arcivescovi ma l’imposizione, secondo la novità introdotto proprio da Bergoglio, avverrà nelle singole diocesi locali per mano del nunzio apostolico delle rispettive sedi metropolitane alla presenza dei vescovi suffraganei e dei fedeli. Pur conservando il valore della comunione tra il successore di Pietro e i nuovi arcivescovi, con questa novità il Papa ha voluto evidenziare il legame con la Chiesa locale.

Francesco ha basato la sua omelia sul binomio contenuto nelle letture della liturgia: chiusura ed apertura.
Alla prima immagine accosta il racconto evangelico contenuto negli Atti degli apostoli: «Quando Pietro si trova miracolosamente libero fuori dal carcere di Erode, si reca alla casa della madre di Giovanni detto Marco. Bussa alla porta, e dall’interno risponde una domestica di nome Rode, la quale, riconosciuta la voce di Pietro, invece di aprire la porta, incredula e piena di gioia insieme corre a riferire la cosa alla padrona. Il racconto, che può sembrare comico, e che può dare inizio al cosiddetto “complesso di Rode” – ha aggiunto il Papa a braccio – ci fa percepire il clima di paura in cui si trovava la comunità cristiana, che rimaneva chiusa in casa, e chiusa anche alle sorprese di Dio. La paura ci ferma, ci ferma sempre; ci chiude alle sorprese di Dio». Per questo motivo, avverte il Pontefice, bisogna affidarsi all’umile preghiera «a Dio e alla sua santa volontà. Questa è sempre la via di uscita dalle nostre chiusure personali e comunitarie. È la grande via di uscita dalle chiusure».

Se i brani evangelici riferiti a Pietro parlano di tre chiusure, quella dell’apostolo in carcere, della comunità raccolta in preghiera e quella della casa di Maria dove va a bussare, Paolo, scrivendo a Timoteo, «parla di una “apertura” ben più grande – ha affermato il Papa – verso un orizzonte infinitamente più vasto: quello della vita eterna, che lo attende dopo aver terminato la “corsa” terrena».

Durante la recita dell’Angelus, il pontefice ha sottolineato che «sulla fede di questi due apostoli si fonda la Chiesa di Roma, che da sempre li venera come patroni. Tuttavia, è l’intera Chiesa universale che guarda ad essi con ammirazione». Ha quindi affidato Roma alla Vergine Maria, Salus Populi Romani, «perché possa trovare sempre nei valori spirituali e morali di cui è ricca il fondamento della sua vita sociale e della sua missione in Italia, in Europa e nel mondo».

 

30 giugno 2016