Francesco: «Il sangue del martirio unisce i cristiani di ogni confessione»

Il Papa ha presieduto, a San Paolo Fuori le Mura, la recita dei secondi vespri chiudendo la 51ma Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani: «Siamo chiamati a custodire il ricordo di quanto compiuto da Dio»

I cristiani di tutto il mondo condividono tante difficoltà, sono vittime di persecuzioni, subiscono il martirio, «affrontano sfide che sviliscono la dignità umana» sostenuti dalla «dolce forza del Vangelo» e «dal ricordo dell’opera salvifica di Dio e dalla sua presenza». Nel giorno in cui la liturgia fa memoria della conversione di San Paolo, apostolo delle genti, Papa Francesco ricorda i «deserti spirituali» che circondano i cristiani. Il Santo Padre ha presieduto, giovedì 25 gennaio, la recita dei secondi vespri nella basilica di San Paolo Fuori le Mura, chiudendo la 51ma edizione della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani. Numerosi gli esponenti delle altre Chiese e comunità ecclesiali di Roma presenti. Tra loro il metropolita Gennadios Zervós, rappresentante del Patriarcato ecumenico di Costantinopoli, l’arcivescovo Bernard Ntahoturi, rappresentante dell’arcivescovo di Canterbury alla Santa Sede, con i quali Bergoglio ha sostato qualche istante in preghiera davanti alla tomba del santo di Tarso.

Tra i fedeli una delegazione proveniente
dalla Finlandia, gli studenti dell’Ecumenical Institute of Bossey, i giovani ortodossi e ortodossi orientali. Il tema della Settimana di preghiera per l’unità dei cristiani è stato “Potente è la tua mano” tratto dal libro dell’Esodo e Francesco ha confrontato il «lungo e difficile viaggio attraverso il deserto» del popolo ebraico in fuga dall’Egitto verso Israele dopo aver attraversato il Mar Rosso ai «gravi pericoli» che mettono oggi a repentaglio la vita di tanti cristiani. «Quando il loro sangue viene versato – ha detto – anche se appartengono a confessioni diverse, diventano insieme testimoni della fede, martiri, uniti nel vincolo della grazia battesimale».

Papa ai secondi vespri, San Paolo fuori le muraIl Papa ha quindi ricordato tutte le minacce che «sviliscono la dignità umana» e dalle quali i cristiani «insieme agli amici di altre tradizioni religiose» fuggono quotidianamente come i conflitti e la miseria, la tratta degli esseri umani e altre schiavitù moderne. Inoltre «patiscono gli stenti e la fame, in un mondo sempre più ricco di mezzi e povero di amore, dove continuano ad aumentare le disuguaglianze – ha proseguito –. Ma, come gli israeliti dell’Esodo, i cristiani sono chiamati a custodire insieme il ricordo di quanto Dio ha compiuto in loro. Ravvivando questa memoria, possiamo sostenerci e affrontare, armati solo di Gesù e della dolce forza del suo Vangelo, ogni sfida con coraggio e speranza».

Il passaggio del popolo ebraico nel Mar Rosso
nell’antichità fu interpretato come un’immagine del battesimo, ha spiegato Francesco, e grazie a questo sacramento i «nostri peccati sono stati annegati da Dio. Le varie confessioni cristiane hanno fatto questa esperienza – ha aggiunto –. Nell’ultimo secolo abbiamo finalmente compreso di trovarci insieme sulle rive del Mar Rosso». Da qui nasce il desiderio di pregare uniti e «quando le divergenze ci separano, riconosciamo di appartenere al popolo dei redenti, alla stessa famiglia di fratelli e sorelle amati dall’unico Padre». Il cardinale Kurt Koch, presidente del Pontificio Consiglio per la promozione dell’unità dei cristiani, ha ringraziato il Papa per aver presieduto la celebrazione nella solennità della conversione di San Paolo «il quale ci esorta a comprendere che anche noi abbiamo bisogno di conversione, l’anima più profonda di ogni sforzo ecumenico». Per la benedizione finale il Papa ha chiamato accanto a lui anche il pastore luterano Jens–Martin Kruse che lascia l’incarico a Roma per andare ad Amburgo.

 

26 gennaio 2018