Francesco ricorda al mondo che «la guerra in Siria non è finita»

Aiuto alla Chiesa che soffre commenta la notizia dell’incontro a Damasco tra il cardinale Turkson, accompagnato dal nunzio Zenari, con il presidente Assad

«Tra le tante leadership mondiali, come al solito, è Papa Francesco a mostrare maggiore preoccupazione per il dramma del popolo siriano e del Medio Oriente in generale». Dalla fondazione pontificia Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs) commentano «con gioia» la notizia dell’incontro di questa mattina a Damasco tra il cardinale Peter Kodwo Appiah Turkson, prefetto del dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, accompagnato dal nunzio apostolico in Siria Mario Zenari, con il presidente siriano Bashar Hafez al-Assad. Come informa la Santa Sede, durante l’incontro, il cardinale Turkson ha consegnato al presidente siriano una lettera del Santo Padre, «che esprime la profonda preoccupazione di Sua Santità Papa Francesco per la situazione umanitaria in Siria, con particolare riferimento alle condizioni drammatiche della popolazione civile ad Idlib».

Francesco, evidenziano da Acs, richiama l’attenzione del Capo di Stato siriano sulle estreme sofferenze del suo popolo e al tempo stesso «ricorda ai leader mondiali e a noi tutti che il conflitto in Siria è tutt’altro che terminato». Nonostante il venir meno dell’attenzione dei media internazionali e dell’opinione pubblica in generale, «dopo otto anni di guerra la situazione rimane drammatica. E se in molte zone tacciono le armi, il grido disperato della miseria non si arresta. Se dalle bombe si può cercare riparo, nessuno sfugge alla gravissima povertà che, come notano numerosi esponenti delle Chiese locali, trova una colpevole aggravante nelle sanzioni economiche internazionali imposte alla Siria».

Nel Paese infatti mancano le medicine e nella provincia di Idlib i bambini muoiono. «Il nostro pensiero – si legge nella nota di Acs – va a quei sacerdoti coraggiosi che non abbandonano le aree in difficoltà. Come padre Hanna Jallouf, francescano della Custodia di Terra Santa, che si trova tuttora nel governatorato di Idlib dove opera a beneficio delle persone di ogni fede». Aiuto alla Chiesa che Soffre – è la conclusione del comunicato – «non si rassegna all’indifferenza e alla sempre minore attenzione mondiale al contesto siriano. E assicura che continuerà sempre a rispondere alle tante richieste di aiuto provenienti dal martoriato Paese mediorientale con iniziative concrete, quale la campagna di raccolta fondi lanciata pochi giorni orsono per donare pacchi viveri e medicine ad Aleppo e Damasco».

22 luglio 2019