Francesco: «Quella della rinuncia, ipotesi lontana»

In uscita il 19 marzo l’autobiografia “Life. La mia storia nella Storia”. Le anticipazioni pubblicate dal Corriere della Sera: «Se lasciassi non mi farei chiamare Papa emerito ma vescovo emerito di Roma e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore»

«Penso che il ministero petrino sia ad vitam e dunque non vedo condizioni per una rinuncia». Papa Francesco lo afferma con chiarezza nell’autobiografia “Life. La mia storia nella Storia”, in uscita il prossimo 19 marzo in Europa e in America con Harper e Collins. Un libro scritto con il vaticanista Fabio Marchese Ragona, in cui Bergoglio racconta, appunto, la sua vita, dalla nonna, Rosa Margherita Vassallo, all’elezione a cardinale, al rapporto con Papa Ratzinger. Ma non mancano neanche le pagine dedicate al golpe in Argentina e all’incontro con Diego Armando Maradona.

Ad anticiparne alcuni brani è il Corriere della Sera, nell’edizione di oggi, 14 marzo. Brani nei quali Bergoglio si difende anche da alcune accuse. Su tutte, quella di essere comunista. «Parlare dei poveri – afferma – non significa automaticamente essere comunisti: i poveri sono la bandiera del Vangelo e sono nel cuore di Gesù! Nelle comunità cristiane si condivideva la proprietà: questo non è comunismo, questo è cristianesimo allo stato puro».

Inevitabile uno sguardo all’ambiente vaticano, dove «qualcuno era più interessato alla politica, a fare campagna elettorale, pensando quasi a un nuovo conclave. State tranquilli – è la rassicurazione -, è umano, non c’è da scandalizzarsi! Quando il Papa è in ospedale, di pensieri se ne fanno molti e c’è anche chi specula per proprio tornaconto o per guadagno sui giornali. Per fortuna, nonostante i momenti di difficoltà, non ho mai pensato alle dimissioni».

Riguardo a quest’ultima ipotesi – che dunque sembra per il momento accantonata -, Francesco aggiunge che «le cose cambierebbero se subentrasse un grave impedimento fisico, e in quel caso ho già firmato all’inizio del pontificato la lettera con la rinuncia che è depositata in Segreteria di Stato. Se questo dovesse succedere – prosegue -, non mi farei chiamare Papa emerito, ma semplicemente vescovo emerito di Roma, e mi trasferirei a Santa Maria Maggiore per tornare a fare il confessore e portare la comunione agli ammalati». Si tratta comunque, ribadisce, di «un’ipotesi lontana, perché davvero non ho motivi talmente seri da farmi pensare a una rinuncia. Qualcuno negli anni forse ha sperato che prima o poi, magari dopo un ricovero, facessi un annuncio del genere, ma non c’è questo rischio: grazie al Signore, godo di buona salute e, a Dio piacendo, ci sono molti progetti ancora da realizzare».

Nelle anticipazioni pubblicate, anche il passaggio sulla rinuncia di Benedetto XVI e sulle polemiche scatenate contro di lui “usando” il Papa emerito. «Mi ha addolorato – confessa – vedere, negli anni, come la sua figura di Papa emerito sia stata strumentalizzata con scopi ideologici e politici da gente senza scrupoli che, non avendo accettato la sua rinuncia, ha pensato al proprio tornaconto e al proprio orticello da coltivare, sottovalutando la drammatica possibilità di una frattura dentro la Chiesa».

14 marzo 2024