Francesco: “Ospedali Aperti” in Siria, «lodevole iniziativa»

Il Papa ha ricevuto in udienza i membri della Fondazione Avsi per il progetto che portano avanti in «una delle più gravi crisi nel mondo». La «gratitudine» al nunzio apostolico Zenari

Una «lodevole iniziativa». Francesco ha usato queste parole per definire il progetto “Ospedali Aperti” realizzato in Siria dalla Fondazione Avsi. L’occasione è stata l’udienza concessa sabato 3 settembre, nel Palazzo Apostolico, ai membri della Fondazione, nel corso della quale il pontefice ha citato le riflessioni degli osservatori internazionali per ribadire che «quella siriana rimane una delle più gravi crisi nel mondo, con distruzioni, crescenti bisogni umanitari, collasso socio-economico, povertà e fame a livelli gravissimi».

Il Papa ha voluto salutare «con viva gratitudine» il cardinale Zenari, da 14 anni nunzio apostolico in Siria. «Pensando alla Siria – ha osservato -, vengono in mente le parole del Libro delle Lamentazioni: “Poiché è grande come il mare la tua rovina, chi potrà guarirti?” (2,13). Sono espressioni che si riferiscono alle sofferenze di Gerusalemme – ha spiegato – e che possono far pensare anche a quelle vissute dalla popolazione siriana in questi dodici anni di sanguinoso conflitto». Quindi ha raccontato di aver ricevuto in dono «l’opera di un artista, che, ispirandosi a una fotografia, a volti reali, ritrae un papà siriano, stremato di forze, che porta il suo bambino sulle spalle. È uno dei circa quattordici milioni di sfollati interni e rifugiati – ha aggiunto -, ossia più di metà della popolazione siriana di prima del conflitto. È un’immagine impressionante di tante sofferenze patite dalla popolazione siriana. Di fronte a questa immensa sofferenza, la Chiesa – è il monito – è chiamata a essere un “ospedale da campo”, per curare le ferite sia spirituali sia fisiche».

Ai membri di Avsi Francesco ha ricordato che «nelle nostre istituzioni assistenziali-caritative, le persone, soprattutto i poveri, devono sentirsi “a casa” e sperimentare un clima di accoglienza dignitosa». “Ospedali Aperti”, ha evidenziato, «è il vostro programma. Aperti a malati poveri, senza distinzione di appartenenza etnica e religiosa. Questa caratteristica esprime una Chiesa che vuol essere casa con le porte aperte e luogo di fratellanza umana». Agendo in questo modo «il frutto raccolto è duplice: curare i corpi e ricucire il tessuto sociale, promuovendo quel mosaico di convivenza esemplare tra vari gruppi etnico-religiosi caratteristico della Siria. A questo proposito, è significativo che i tantissimi musulmani assistiti nei vostri ospedali sono i più riconoscenti».

Facendo riferimento a quella «fantasia della carità» invocata da San Giovanni Paolo II nella Novo millennio ineunte, il pontefice ha individuato qui il fondamento di questa e altre iniziative promosse dalle Chiesa in Siria. Inevitabile l’analogia con la parabola del Buon Samaritano, a partire dall’icona che gli è stata donata nel corso dell’udienza. «Quel malcapitato della parabola evangelica, derubato e lasciato mezzo morto sul ciglio della strada – le parole di Francesco -, può essere un’altra immagine drammatica della Siria, aggredita, derubata e abbandonata mezza morta ai bordi della strada. Ma non dimenticata e abbandonata da Cristo, il Buon Samaritano, e da tanti buoni samaritani: singole persone, associazioni, istituzioni. Alcune centinaia di questi buoni samaritani, tra cui alcuni volontari, hanno perso la vita soccorrendo il prossimo – ha ricordato -. A loro va tutta la nostra riconoscenza».

Da ultimo, riconoscendo che «di fronte a tante e gravi necessità, sentiamo tutto il limite delle nostre possibilità di intervento», Francesco ha incoraggiato i presenti a perseverare nell’impegno, nonostante si abbia l’impressione di contribuire con «una goccia d’acqua nel deserto. Anche il pietroso deserto siriano – ha osservato -, dopo le prime piogge di primavera, si ammanta di una coltre di verde. Tante piccole gocce, tanti fili d’erba. Vi ringrazio per il vostro lavoro e vi benedico di cuore – ha concluso -. Andate avanti! Che i malati possano essere curati, che la speranza possa rinascere, che il deserto possa rifiorire!».

5 settembre 2022