Francesco: «Non mi è mai passato per la testa di dimettermi»

L’intervista rilasciata a Radio Cope, l’emittente della Conferenza episcopale spagnola. Sull’Afghanistan: «Situazione difficile. Negoziare una via d’uscita»

«Non mi è mai passato per la testa di dimettermi. Non so da dove abbiano preso l’idea». In un’intervista rilasciata a Radio Cope, l’emittente della Conferenza episcopale spagnola, Francesco smentisce, non senza una certa ironia, le voci che si sono riconcorse nei giorni di fine agosto. «Mi hanno detto che la settimana scorsa era di moda – aggiunge -. Ogni volta che un Papa è malato c’è sempre una brezza o un uragano di Conclave». Quindi, rispondendo a una domanda sulla sua salute dopo l’intervento al colon, afferma: «Sono ancora vivo». Anche grazia a un infermiere del Servizio sanitario della Santa Sede: un uomo «con oltre 30 anni di esperienza» che ha insistito perché si operasse. «Mi ha salvato la vita – le parole del pontefice -! Mi ha detto: “Deve fare un’operazione”», nonostante il parere contrario di alcuni. Il risultato: una vita «totalmente normale», in grado di reggere i ritmi fitti dell’agenda del Papa, compreso l’imminente viaggio in Ungheria e Slovacchia.

Interpellato sulla crisi in Afghanistan, Francesco ha parlato di «una situazione difficile», nella quale si è detto sicuro che la Santa Sede «sta aiutando o almeno offrendo aiuto». Quindi ha definito il segretario di Stato vaticano il cardinale Pietro Parolin «il miglior diplomatico che abbia mai incontrato». Nelle parole del pontefice, la questione più urgente in Afghanistan è «come rinunciare, come negoziare una via d’uscita. Per quanto posso vedere – prosegue – non tutte le eventualità sono state prese in considerazione qui, sembra, non voglio giudicare, non tutte le eventualità. Non so se ci sarà una revisione o meno ma certamente c’è stato molto inganno forse da parte delle nuove autorità. Io dico inganno o molta ingenuità, non capisco». Per quanto riguarda invece la Cina e l’Accordo relativo alle nomine dei vescovi, rinnovato per un altro biennio, dichiara: «La Cina non è facile ma sono convinto che non dobbiamo rinunciare al dialogo. Si può essere ingannati nel dialogo, si possono fare errori, ma è la via da seguire».

Tra i temi affrontati nell’intervista anche il «consolidamento della giustizia nello Stato Vaticano», attraverso il processo di riforma portato avanti nei suoi quasi 9 anni di pontificato. Inevitabile il riferimento al processo iniziato il 27 luglio scorso per gli illeciti compiuti con i fondi della Segreteria di Stato, che vede tra i dieci imputati l’ex sostituto della Segreteria di Stato Angelo Becciu. «Non aver paura della trasparenza né della verità»: questo lo spirito della riforma della giustizia vaticana per Francesco, che riguardo a Becciu esprime il suo auspicio: «Voglio con tutto il cuore che sia innocente. È stato un mio collaboratore e mi ha aiutato molto. È una persona di cui ho una certa stima come persona, quindi il mio augurio è che ne esca bene. Ma è una forma affettiva della presunzione d’innocenza. Oltre alla presunzione di innocenza, voglio che ne esca bene. Ora tocca ai tribunali decidere».

Soddisfazione, nelle parole del Papa, anche per il processo di riforma della Curia, che «sta andando passo dopo passo e bene». Quest’estate, riferisce, stava per finire di leggere e firmare la nuova costituzione apostolica “Praedicate Evangelium”, la cui pubblicazione è stata però ritardata «a causa della mia malattia». Il documento in ogni caso, precisa, «non conterrà nulla di nuovo rispetto a quello che si vede ora», giusto qualche accorpamento di dicasteri, come l’Educazione cattolica con il Pontificio Consiglio per la cultura e il Pontificio Consiglio per la promozione della nuova evangelizzazione che si unirà a Propaganda Fide. «Piccoli aggiustamenti», spiega.

Nella conversazione con l’emittente spagnola anche il tema della legalizzazione dell’eutanasia – tornato alla ribalta delle cronache grazie alle recenti leggi emanate in Spagna -, che Francesco definisce segno della «cultura dell’usa e getta che domina in Occidente: ciò che è inutile – spiega – viene scartato. I vecchi sono materiale usa e getta: sono una seccatura. Anche i malati più terminali; anche i bambini indesiderati e vengono mandati al mittente prima di nascere». Nasce da qui – è l’analisi del pontefice – l’inverno demografico dell’Occidente, che colpisce in particolare Paesi come l’Italia, dove l’età media è 47 anni. Infine la salvaguardia del creato: il Papa rivela che spera di essere  presente alla Conferenza delle Nazioni Unite sui cambiamenti climatici (Cop 26) in programma dal 1° al 12 novembre a Glasgow: «In linea di principio, il programma è che io vada. Tutto dipende da come mi sento in quel momento. Ma, in realtà, il mio discorso è già in fase di preparazione».

2 settembre 2021