Francesco: «Non accorgersi dei poveri è voltare la faccia a Dio»

Celebrato il Giubileo delle persone socialmente escluse. Il Papa: «con la vostra presenza ci aiutate a sintonizzarci sulla lunghezza d’onda di Dio»

Celebrato a San Pietro il Giubileo delle persone socialmente escluse. Il Papa: «con la vostra presenza ci aiutate a sintonizzarci sulla lunghezza d’onda di Dio»

«Non c’è pace in casa di chi sta bene, quando manca giustizia nella casa di tutti» ha detto con forza Papa Francesco domenica 13 novembre. Nella basilica vaticana, a sette giorni dalla chiusura dell’Anno Santo della Misericordia, il Santo Padre ha presieduto la celebrazione eucaristica in occasione del Giubileo delle persone socialmente escluse, che ha raccolto a Roma dall’11 al 13 novembre oltre 20mila senzatetto provenienti da Francia, Germania, Portogallo, Inghilterra, Spagna, Polonia, Olanda, Italia, Ungheria, Slovacchia, Croazia e Svizzera. L’organizzazione è partita dall’associazione francese Lazare, fondata da Étienne Villemain. La Lazare, che si è fatta carico di animare questo Giubileo, venerdì ha portato seimila clochard in udienza dal Papa nell’Aula Paolo VI. A conclusione, domenica si è svolta la Messa in cui la voce del Papa si è levata di nuovo per i più poveri: «È la tragica contraddizione dei nostri tempi – ha continuato Francesco -: quanto più aumentano il progresso e le possibilità, il che è un bene, tanto più vi sono coloro che non possono accedervi». Questo, ha ripetuto, «è voltare la faccia a Dio. Quanto ci fa male fingere di non accorgerci di Lazzaro che viene escluso e scartato! È voltare la faccia a Dio! È un sintomo di sclerosi spirituale quando l’interesse si concentra sulle cose da produrre, invece che sulle persone da amare».

Il 13 novembre, ha detto il Santo Padre, dovrebbe diventare la giornata dei poveri. Durante l’udienza, gli ha chiesto perdono: «Vi chiedo perdono a nome dei cristiani che non leggono il Vangelo trovandone al centro la povertà. Per tutte quelle volte che noi cristiani, di fronte a persone povere o a situazioni di povertà, ci siamo girati dall’altra parte». Dopo le sue parole, i fedeli si sono avvicinati mettendogli le mani sulle spalle, una preghiera che è diventata un grande abbraccio del Papa a chi vive ai margini della società. Domenica Francesco è tornato a parlare a loro: «Oggi, cari fratelli e sorelle – ha detto rivolgendosi ai senzatetto – è il vostro Giubileo, e con la vostra presenza ci aiutate a sintonizzarci sulla lunghezza d’onda di Dio, a guardare quello che guarda Lui: egli non si ferma all’apparenza, ma rivolge lo sguardo “sull’umile e su chi ha lo spirito contrito” – ha detto citando Isaia -, sui tanti poveri Lazzaro».

Il Papa si è poi espresso con forza contro la cultura dello scarto: «La persona umana, posta da Dio al culmine del creato – ha detto ribadendo posizione della Laudato si’ – viene spesso scartata, perché si preferiscono le cose che passano. E questo è inaccettabile, perché l’uomo è il bene più prezioso agli occhi di Dio. Ed è grave che ci si abitui a questo scarto; bisogna preoccuparsi quando la coscienza si anestetizza e non fa più caso al fratello che ci soffre accanto o ai problemi seri del mondo, che diventano solo ritornelli già sentiti nelle scalette dei telegiornali».

Il 20 novembre ci sarà la chiusura ufficiale del Giubileo, con la cerimonia liturgica solenne nella basilica di San Pietro presieduta dal pontefice e la chiusura della Porta Santa, ma domenica 13, ha ricordato il Santo Padre, il Giubileo si è già concluso nelle diocesi di tutto il mondo con la chiusura delle Porte Sante nelle chiese cattedrali; a Roma, il cardinale vicario Agostino Vallini ha chiuso nel pomeriggio la Porta Santa della cattedrale di San Giovanni in Laterano. «L’Anno Santo – ha detto il Papa all’Angelus – ci ha sollecitati, da una parte, a tenere fisso lo sguardo verso il compimento del Regno di Dio e, dall’altra, a costruire il futuro su questa terra, lavorando per evangelizzare il presente, così da farne un tempo di salvezza per tutti».

14 novembre 2016