«No alla guerra, in nome di Dio o di ogni uomo che aspira alla pace»

Il messaggio del Papa al Meeting mondiale sulla fraternità umana “Not alone”, con l’abbraccio simbolico del colonnato di piazza San Pietro. La Dichiarazione elaborata dai Premi Nobel, «una grammatica della fraternità», e lo spazio alle testimonianze

Pur non potendo partecipare di persona, Papa Francesco ha voluto far pervenire il suo messaggio «di fraternità e di pace per la vita del mondo» al primo Meeting mondiale sulla fraternità umana. L’evento, ispirato dall’enciclica dello stesso pontefice “Fratelli tutti” e intitolato “Not alone”, ha avuto luogo sabato pomeriggio, 10 giugno, in piazza San Pietro. A far risuonare le parole di Francesco nell’abbraccio simbolico del colonnato del Bernini, il cardinale Mauro Gambetti, vicario generale per la città del Vaticano e presidente della Fondazione vaticana “Fratelli tutti”, che ha promosso e organizzato l’iniziativa in collaborazione con i dicasteri per il Servizio dello sviluppo umano integrale e per la Comunicazione.

«Il Cielo che sta sopra di noi ci invita a camminare sulla terra insieme, a riscoprirci fratelli e a credere nella fraternità come dinamica fondamentale del nostro peregrinare – ha auspicato il Papa -. Chi vede un fratello, vede nell’altro un volto, non un numero: è sempre qualcuno che ha dignità e merita rispetto, non qualcosa da utilizzare, sfruttare o scartare». In particolare, per Bergoglio, per rimettere «al centro delle relazioni la sacralità e l’inviolabilità della dignità umana» occorre riscoprire «una grande alleanza spirituale e sociale che nasca dai cuori», fatta di «gesti concreti e di scelte condivise» in grado di fare della fraternità «una cultura di pace». Di seguito, l’invito a «gridare “no alla guerra”, in nome di Dio o nel nome di ogni uomo e di ogni donna che aspira alla pace» perché «il sentimento di fraternità che ci unisce è più forte dell’odio e della violenza, anzi, accomuna tutti nello stesso dolore». Ancora, il richiamo del pontefice alla parabola evangelica del buon samaritano, «che si ferma con compassione davanti al giudeo bisognoso di aiuto» anche se «le loro culture erano nemiche, le loro storie diverse, le loro regioni ostili», a dire che «quando gli uomini e le società scelgono la fraternità, la persona torna a prevalere sul profitto, l’accoglienza diventa ricchezza e la vita speranza». In conclusione, l’invito del Papa a «custodire di questo pomeriggio trascorso insieme l’immagine dell’abbraccio e il desiderio di abbracciare gli uomini e le donne di tutto il mondo» e a riconoscere nella «Dichiarazione sulla fraternità umana, elaborata dagli illustri Premi Nobel, una grammatica della fraternità», da vivere e testimoniare «ogni giorno in modo concreto».

È stato il cardinale Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, ad apporre la sua firma sul documento redatto, appunto, nella mattinata di sabato da 30 Premi Nobel provenienti da diverse parti del mondo. Tra loro, anche l’italiano Giorgio Parisi. «Ogni uomo è mio fratello, ogni donna è mia sorella, sempre», recita in apertura la Dichiarazione sulla fraternità umana, mettendo in luce che «l’armonia perduta rifiorisce quando la dignità umana è rispettata, il lavoro è remunerato equamente, l’istruzione è garantita, la salute è curata, la diversità è apprezzata, la natura è risanata, la giustizia è onorata e le comunità abbracciano solitudine e paure». L’impegno, rivolto «a tutti gli uomini e le donne di buona volontà» perché «sta alla nostra libertà volere la fraternità e costruirla insieme», è quello di «vivere le nostre relazioni basate sulla fraternità, che è alimentata dal dialogo e dal perdono», ripudiando la guerra e dicendo «basta alle armi nucleari e alle mine antiuomo» così come a «migrazioni forzate, pulizia etnica, dittature, corruzione e schiavitù», incoraggiando invece «i Paesi a promuovere sforzi congiunti per creare società di pace».

All’evento, presentato da Carlo Conti e trasmesso in diretta in mondovisione anche su Rai 1 oltre che sui media vaticani, hanno partecipato giovani provenienti da diversi Stati e continenti, non soltanto presenti in piazza San Pietro ma anche in collegamento da 8 piazze del mondo: dal Congo alla Repubblica Centrafricana, dall’Etiopia all’Argentina, fino a Israele, Perù e Giappone. Da Trapani, il collegamento con la nave “Mare Jonio” dell’Associazione di promozione sociale “Mediterranea saving humans”, impegnata nel recupero e nel salvataggio dei migranti. Forte la testimonianza di Ibrahim, senegalese di origine ma «cresciuto in Italia da quando avevo 16 anni» proprio grazie a un salvataggio nel mare Mediterraneo, «dopo l’esperienza di dolore nel deserto del Sahara e dei lager in Libia». Il giovane ha raccontato di «avere sperimentato la fratellanza dopo avere visto esseri umani trattare altri uomini in modi che mai avrei potuto immaginare». Tra gli altri, sono intervenuti anche Filippo Grandi, l’Alto Commissario Onu per i rifugiati (Unhcr), che ha guardato alla fraternità come a «un modo di pensare e di agire che si traduce in gesti concreti di accoglienza e di inclusione», e Sandra Sarti, presidente dell’organizzazione cattolica Aiuto alla Chiesa che soffre (Acs), che ha affermato: «Non vogliamo lasciare soli i fratelli che in 24 Paesi del mondo soffrono per la loro religione».

12 giugno 2023