Francesco: «Nell’educazione abita il seme della speranza»

Il videomessaggio del Papa all’incontro alla Lateranense sul rilancio del Global Compact on Education. L’ateneo fra quelli capofila del lavoro sul Patto educativo

Nonostante la pandemia abbia impedito lo svolgimento dell’evento programmato per il 14 maggio scorso, non si ferma il lavoro della Congregazione per l’Educazione cattolica guidata dal cardinale Versaldi per dare seguito al mandato di Papa Francesco che ha messo il Patto educativo al centro della sua azione apostolica. Così ieri, 15 ottobre, si è svolto alla Pontificia Università Lateranense un incontro dedicato al rilancio del Global Compact on Education, al quale hanno partecipato, in presenza o con contributi video, personalità del mondo accademico o impegnate a promuovere l’istruzione, come la direttrice generale dell’Unesco Audrey Azoulay o il presidente di Scholas Occurrentes José Maria del Corral.

Al centro dell’evento il lungo videomessaggio del pontefice sulla sfida educativa, nel quale, tra l’altro, ha insistito molto sul ruolo centrale della famiglia. Ricordando l’impatto della pandemia di Covid 19, il Papa ha sottolineato come le disparità di opportunità tecnologiche abbiano aumentato il divario già esistente tra i giovani, parlando di «catastrofe educativa» di fronte alla quale serve «un nuovo modello culturale. Questa situazione – ha evidenziato – ha fatto crescere la consapevolezza che si deve imprimere una svolta al modello di sviluppo». Questo, secondo il Papa, comporta un impegno per curare la casa comune e proteggere la pace.

Francesco punta forte sull’educazione perché non esistono ricette semplicistiche: «Educare è scommettere e dare al presente la speranza che rompe i determinismi e i fatalismi». Ancora una volta il tema della speranza è ricorrente: «Noi riteniamo che l’educazione è una delle vie più efficaci per umanizzare il mondo e la storia. L’educazione è soprattutto una questione di amore e di responsabilità, il naturale antidoto alla cultura individualistica». Oggi, ha proseguito il Papa, «c’è bisogno di una rinnovata stagione di impegno educativo, che coinvolga tutte le componenti della società». Per questo ritiene che sia il momento di «sottoscrivere un patto educativo globale per e con le giovani generazioni, che impegni le famiglie, le comunità, le scuole e le università, le istituzioni, le religioni, i governanti, l’umanità intera, nel formare persone mature». Di qui l’appello «in ogni parte del mondo, agli uomini e alle donne della cultura, della scienza e dello sport, agli artisti, agli operatori dei media» a sottoscrivere il Patto.

Francesco ha poi indicato sette punti “operativi”: mettere al centro di ogni processo educativo la dignità della persona; ascoltare la voce dei giovani; favorire la piena partecipazione delle bambine e delle ragazze all’istruzione; vedere nella famiglia il primo e indispensabile soggetto educatore; educare ed educarci all’accoglienza; impegnarci a studiare per trovare altri modi di intendere l’economia, la politica, la crescita e il progresso; infine, custodire e coltivare la nostra casa comune, adottando stili di vita più sobri. «Nell’educazione abita il seme della speranza – ha concluso il Papa – una speranza di pace e di giustizia. Una speranza di bellezza, di bontà; una speranza di armonia sociale».

Versaldi ha sottolineato due aspetti del messaggio del Papa: la dignità della persona e il ruolo centrale della famiglia. «L’amore è alla base dell’educazione ma se non si impara in famiglia difficilmente si impara fuori e allora la famiglia va sanata, rafforzata perché sia la base del cambiamento culturale della società e del modello di sviluppo». Monsignor Vincenzo Zani, segretario della Congregazione per l’Educazione cattolica, ha indicato «quattro piste di lavoro» su cui si sta indirizzando il Patto: dignità umana e diritti; pace e cittadinanza; ecologia integrale; fraternità e sviluppo. Un lavoro che vede all’opera quattro università capofila che insieme ad altri atenei, anche non cattolici, approfondiranno la ricerca e proporranno progetti. Sono rispettivamente la Notre Dame (Usa), la Pontificia Università Lateranense, la Pontificia Università Javeriana di Bogotà e l’Università Cattolica del Sacro Cuore.

In particolare alla Lateranense il tema della pace e della cittadinanza si è già concretizzato in un ciclo di studi sulla scienza della pace. Un progetto che, come ha indicato il rettore Buonomo, si basa su tre idee madre: individuare situazioni che possono evitare conflitti; sviluppare un metodo di lavoro basato sul dialogo; formare professionalità che possano operare per la pace nell’ambito di vari campi, come filosofia, scienze sociali, economia, diritto.

16 ottobre 2020