Francesco: l’università sia «la casa del cuore»

La lectio magistralis del Papa alla Gregoriana – la più antica tra le università pontificie romane -, in occasione del Dies Academicus. L’esortazione a «non farsi guidare da un efficientismo senza visione, trascurando quanto accade nel mondo e nella Chiesa»

Una lunga analisi storica della missione della Pontifica Università Gregoriana, arricchita da ammonizioni, suggerimenti e indicazioni, tra cui l’importanza di «un’università che abbia odore di carne di popolo e che non calpesti le differenze, che non tema la contaminazione virtuosa e la fantasia». E «un pungolo» finale: ricordare che «la cultura è una missione d’amore, l’insegnamento un atto di misericordia e non dimenticare mai il senso dell’umorismo».

È stata un’approfondita lectio magistralis quella che Papa Francesco ha offerto questa mattina, martedì 5 novembre, in occasione del Dies Academicus della più antica tra le università pontificie romane che annovera tra i suoi ex studenti 27 santi, 57 beati e 16 Papi (17 se si conta Benedetto XVI, che vi ha insegnato nell’anno accademico 1972-’73). È stata la prima volta che Bergoglio ha varcato la soglia dell’ateneo a due passi da piazza Venezia, concepito da Sant’Ignazio di Loyola, fondatore della Compagnia di Gesù, nel 1551 come “Universitas omnium Nationum”, noto anche come Collegio Romano.

Arrivato in piazza della Pilotta con mezz’ora di anticipo sul programma, il vescovo di Roma ha iniziato il suo intervento facendo riferimento all’entrata in vigore dei nuovi statuti. Dalla scorsa Pentecoste, infatti, sono state incorporate all’Università, come richiesto da Bergoglio con il Chirografo del 17 dicembre 2019, altre due istituzioni affidate alla Compagnia di Gesù: il Pontificio Istituto Biblico, fondato nel 1909 da Papa Pio X, e il Pontificio Istituto Orientale, fondato nel 1917 dal Papa Benedetto XV. Un progetto «accolto confidando che non si trattasse di una semplice ristrutturazione amministrativa – ha detto -, ma che fosse l’occasione di una riqualificazione della missione che i vescovi di Roma hanno continuato nel tempo ad affidare alla Compagnia di Gesù». Il Papa si è però rammaricato che con l’incorporazione si è persa «l’occasione di recuperare il titolo “Collegio Romano”. Avrebbe permesso di collegarsi alle intenzioni originarie che sono ancore significative». L’auspicio è che «si possa fare ancora qualcosa».

Dal quadriportico dell’ateneo, Francesco ha esortato a evitare di lasciarsi «guidare da un efficientismo senza visione limitandosi ad accorpamenti, soppressioni, chiusure, trascurando quanto sta avvenendo nel mondo e nella Chiesa e che chiede un supplemento di spiritualità e un ripensamento di tutto in vista della missione affidata da Gesù. Quando si cammina preoccupati solo di non inciampare – ha detto – si finisce per andare a sbattere». Ha inoltre invitato a «non farsi prendere dalla brama di potere», riflettendo poi su «quanta tristezza» si prova «quando si vede che si confida soprattutto nei mezzi umani e si affida ogni cosa al management di turno. L’università deve essere la casa del cuore», ha rimarcato.

La Gregoriana è nata quando «l’istruzione era un privilegio», ha ricordato Bergoglio, osservando che questa «condizione non si è ancora estinta». Facendo riferimento all’impatto delle nuove tecnologie nel campo accademico, ha sottolineato che «nessun algoritmo potrà sostituire la poesia, l’ironia e l’amore. Gli studenti hanno bisogno di scoprire la forza della fantasia, del germinare l’ispirazione, di prendere contatto con le proprie emozioni e di saper esprimere i propri sentimenti».

Il discorso del Papa è stato anticipato dai saluti del rettore padre Mark Lewis e del preposito generale della Compagnia di Gesù e vice Gran Cancelliere della Gregoriana padre Arturo Sosa. «L’incorporazione offre un ulteriore esempio del nostro riconoscimento delle nuove realtà e dei bisogni concreti della Chiesa di oggi – ha affermato il rettore -. La missione del Collegium Maximum intende fornire una solida formazione intellettuale ai futuri ministri della Chiesa, tramite i nostri curricula, con particolare attenzione alla dignità della persona umana, alla dimensione sociale della fede, alla cura della nostra casa comune, all’apertura al mondo della cultura e della scienza, al dialogo ecumenico e alle relazioni con le altre religioni. Tutto in un ambiente internazionale e interculturale che riflette la nostra Chiesa di oggi». Per padre Sosa con l’accorpamento l’ateneo si sente confermato «nell’invio a fare del lavoro universitario uno strumento per rendere presente la multiforme sapienza di Dio in tutte le culture e in tutti i Paesi nei quali siamo impegnati nel complesso e appassionante apostolato universitario».

Ai suoi 2.952 studenti di 121 nazionalità diverse (il 50% dall’Europa), la Pontificia Università Gregoriana offre una vasta gamma di studi teologici, filosofici e umanistici, un approccio multidisciplinare che abbraccia sia la tradizione della Chiesa latina che quella delle Chiese orientali. Il 40% del corpo studentesco è costituito da sacerdoti e religiosi, il 30% da seminaristi, il 12% da laiche, il 10% da laici e l’8% da religiose. Le sue 16 unità accademiche propongono un ampio ventaglio di studi, dalla teologia alla psicologia, passando per il diritto canonico, l’archeologia biblica e le scienze sociali.

5 novembre 2024