Francesco: «L’esclusione dei migranti è schifosa, peccaminosa, criminale»

La Messa per la canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini e Artemide Zatti. In piazza il ministro dell’Interno Lamorgese. Il ricordo della «martoriata Ucraina» e dei profughi in fuga dalla guerra. I 60 anni del Concilio e la crisi missilistica di Cuba, quando «si scelse la pace»

Nel giorno della canonizzazione di Giovanni Battista Scalabrini, il vescovo di Piacenza che si fece prossimo degli emigrati italiani verso gli Stati Uniti e il Sud America, preoccupandosi dei loro bisogni spirituali e materiali, Papa Francesco ha lanciato un severo monito alla politica utilizzando un crescendo di aggettivi molto duri per definire l’esclusione dei migranti. «È scandalosa – ha detto parlando a braccio -. Anzi, l’esclusione dei migranti è criminale, li fa morire davanti a noi. E così, oggi abbiamo il Mediterraneo che è il cimitero più grande del mondo. L’esclusione dei migranti è schifosa, è peccaminosa, è criminale non aprire le porte a chi ha bisogno». Ieri, domenica 9 ottobre, durante la Messa per la canonizzazione del fondatore delle congregazioni dei Missionari di san Carlo e delle suore Missionarie di san Carlo Borromeo, e di Artemide Zatti, laico professo della Società di san Francesco di Sales, che da adolescente fu costretto ad emigrare con la famiglia in Argentina, da piazza San Pietro Bergoglio è tornato a chiedere di includere sempre e tutti «nella Chiesa come nella società, ancora segnata da tante disuguaglianze ed emarginazioni».

In piazza c’erano delegazioni dell’Argentina e dell’Italia, quest’ultima rappresentata dal ministro dell’Interno Luciana Lamorgese, e 50mila fedeli giunti da vari Paesi. A chi sostiene di non escludere i migranti ma di mandarli via, il Papa ha risposto dicendo che questi vengono trasferiti nei «lager, dove sono sfruttati e venduti come schiavi. Oggi pensiamo ai nostri migranti, quelli che muoiono. E quelli che sono capaci di entrare, li riceviamo come fratelli o li sfruttiamo?» ha aggiunto lasciando in sospeso la domanda. Sempre facendo riferimento a Scalabrini, il presule che «guardava oltre, guardava avanti, verso un mondo e una Chiesa senza barriere, senza stranieri», Papa Francesco ha ricordato la «martoriata Ucraina» e i profughi in fuga dalla guerra. Quella degli ucraini, ha detto, è «una migrazione, in questo momento, qui in Europa, che ci fa soffrire tanto e ci muove ad aprire il cuore».

Sulla guerra e sulla grave minaccia che incombe sul mondo è tornato a parlare anche durante l’Angelus ricordando che domani, martedì 11 ottobre, ricorre il 60° anniversario dell’apertura del Concilio Vaticano II. «Non possiamo dimenticare il pericolo di guerra nucleare che proprio allora minacciava il mondo» ha detto Bergoglio riferendosi alla crisi missilistica di Cuba. «Perché non imparare dalla storia? – ha chiesto il Papa -. Anche in quel momento c’erano conflitti e grandi tensioni, ma si scelse la via pacifica».

Canonizzazione Scalabrini e Zatti, Papa Francesco a piazza san Pietro

Nell’omelia, commentando il brano del Vangelo che parla della guarigione di dieci lebbrosi, dei quali solo uno torna indietro a ringraziare Gesù, Francesco si è soffermato sull’importanza del “camminare insieme” e “ringraziare”. «La fede cristiana – ha detto – ci chiede sempre di camminare insieme agli altri, mai di essere marciatori solitari; ci invita a uscire da noi stessi verso Dio e verso i fratelli, mai a chiuderci in noi stessi; ci chiede di riconoscerci bisognosi di guarigione e di perdono, e di condividere le fragilità di chi ci sta vicino, senza sentirci superiori». Ha quindi chiesto quanto ognuno sia capace di sinodalità superando la tentazione di trincerarsi nell’autoreferenzialità, e ha confessato di avere «paura» quando vede «comunità cristiane che dividono il mondo in buoni e cattivi, in santi e peccatori: così si finisce per sentirsi migliori degli altri e tenere fuori tanti che Dio vuole abbracciare», le parole di Bergoglio.

Parlando invece della gratitudine, ha detto che «è una brutta malattia spirituale dare tutto per scontato, anche la fede, anche il nostro rapporto con Dio, fino a diventare cristiani che non si sanno più stupire, che non sanno più dire “grazie”, che non si mostrano riconoscenti, che non sanno vedere le meraviglie del Signore». L’invito è quindi quello di guardare ai nuovi santi, Scalabrini e Zatti, omaggiati dai fedeli con un lungo applauso al termine della lettura della formula di rito di canonizzazione. Essi «ci ricordano l’importanza di camminare insieme e di saper ringraziare» ha detto il Papa. E proprio per sottolineare il lungo cammino di accoglienza dei migranti percorso da Scalabrini, il postulatore della causa, padre Graziano Battistella, ha portato come reliquia il frammento di un osso del piede del santo.

10 ottobre 2022