Francesco e le interviste. L’ultimo libro di padre Spadaro

Per il Papa ogni volta rispondere alle domande di un giornalista ha innanzitutto valore pastorale: «Se non avessi questa fiducia non ne rilascerei». De Bortoli, ex Corsera: «Si deve chiedere tutto, con lui non vi è limite»

«L’intervista ha sempre per me un valore pastorale. Se non avessi questa fiducia non ne rilascerei. È una forma di comunicazione del mio ministero». Lo scrive Papa Francesco nella prefazione del volume “Adesso fate le vostre domande” (edizioni Rizzoli), curato dal direttore de “La Civiltà Cattolica”, padre Antonio Spadaro, e presentato, sabato 21 ottobre, nella sede della rivista dei gesuiti. Jorge Mario Bergoglio ricorda che, quando era arcivescovo a Buenos Aires, «aveva un po’ timore dei giornalisti» e per questo motivo non concedeva interviste.

Da Pontefice, però, si è convinto che sono una forma di «dialogo», un modo per «ascoltare le domande della gente attraverso il giornalista», spiega padre Spadaro, al quale Francesco rilasciò la prima intervista nel settembre 2013. Nel testo il Papa sottolinea che gli piace «guardare le persone negli occhi e rispondere alle domande con sincerità. So che questo può rendermi vulnerabile, ma – aggiunge – è un rischio che voglio correre. Per me l’intervista è parte di questa conversazione della Chiesa con gli uomini d’oggi». Una conversazione che non ha bisogno di strategie comunicative, «il Papa non ne adotta quando risponde alle domande. È sempre se stesso – afferma padre Spadaro -. Nel momento in cui incontra l’intervistatore comunica con naturalezza».

Il direttore de “La Civiltà Cattolica” delinea la dinamica delle interviste con Francesco: «Prevedono l’incontro, il faccia a faccia. Anche quando rilascia interviste, lo fa da pastore. Quando sa di non sapere la risposta esatta include l’incertezza, anticipando un “non so”. Così non presenta il ruolo del Pontefice come quello di un’enciclopedia». Un Papa che non si sottrae alle risposte, ma che «rigetta le domande che hanno già avuto una risposta, fugge il falso dubbio e il tranello. Francesco è insensibile alla pressione mediatica. Accetta, però, il rischio pastorale. Sa che serve prudenza e fiducia. Si sbilancia anche fisicamente. Si vuole avvicinare all’inquietudine dell’interlocutore».

L’esperienza di intervistare Papa Francesco è stata vissuta anche da Ferruccio De Bortoli, ex direttore del Corriere della Sera, quando era alla guida del quotidiano. «Si può e si deve chiedere tutto, con lui non vi è un limite – sostiene -. Questa è una novità del suo pontificato. Inoltre, non considera le domande scomode come una mancanza di rispetto». De Bortoli svela i retroscena della sua intervista. «Francesco non chiede di conoscere le domande prima, accetta l’incontro col giornalista e anche la casualità delle domande. Per l’intervista che dovevo fare ne mandai tantissime – ricorda -. Mi fece sapere che era del tutto inutile anticiparle e che avremmo avuto una conversazione libera in spagnolo».

Condizioni che, secondo il giornalista Piero Badaloni, permettono di affermare che «Bergoglio ha rivoluzionato lo strumento dell’intervista, ne ha fatto un veicolo attraverso cui far passare la sua dottrina. Ha dato una nuova chiave di lettura a questo strumento comunicativo». Badaloni accomuna il nuovo modo di pensare le interviste alle novità apportate alle omelie. «Francesco scrive in un passaggio che l’omelia è sempre politica, perché è fatta nella polis e contribuisce alla costruzione della città, aggiunge che non deve essere basata su concetti astratti».

 

23 ottobre 2017