Francesco: «La sfida della natalità è questione di speranza»
L’intervento del Papa alla seconda giornata degli Stati generali, insieme alla presidente del Consiglio Giorgia Meloni: «Un cantiere di speranza in cui si lavora tutti insieme». La premier: «Lo Stato deve considerare la genitorialità un investimento per il futuro»
L’Auditorium della Conciliazione è un via vai di cronisti. Sono in fila dalle 7.30 per raccontare la seconda giornata degli Stati generali della Natalità. Attendono le parole di Papa Francesco. Parlerà di speranza, definendola «un atteggiamento di vita», ma a prima mattina i giornalisti ancora non lo sanno. Aspettano anche l’intervento della presidente del Consiglio Giorgia Meloni che, invece, parlerà della sfida culturale del suo governo, ribadendo che «la maternità non è in vendita, i figli non sono prodotti da banco e tutti siamo figli di un uomo e una donna». Il Santo Padre da un lato e la premier dall’altro. Entrambi sul palco per parlare di natalità con Gigi De Palo, presidente della Fondazione per la Natalità. È il proseguimento del dibattito che ieri, 11 maggio, ha visto susseguirsi esponenti del governo, esperti, volti dello spettacolo e i leader dei partiti di opposizione. «L’obiettivo era anche quello di trasformare questo tema in un tema che unisse il nostro Paese», ribadisce De Palo al fianco della presidente del Consiglio e del Papa, accolto da applausi scroscianti nella sala dell’Auditorium.
L’obiettivo è quello di raggiungere quota 500mila nascite entro il 2033 per evitare il collasso del sistema economico e sociale del Paese. «La nascita di un figlio ha sì a che fare con il pil e con il sistema sanitario di domani, con le tasse e con la sostenibilità del Paese, ma anche e soprattutto con la bellezza di una scelta d’amore», ha detto Gigi De Palo. Sul palco, intorno ai protagonisti della giornata, siede una schiera di bambini. Sono gli alunni della scuola “Villa Flaminia” di Roma, lì ad ascoltare le riflessioni condivise con una platea vastissima, fatta soprattutto di studenti. È anche a loro che si rivolge Giorgia Meloni: «Abbiamo fatto della natalità e della famiglia – dice – una priorità assoluta della nostra nazione perché vogliamo che l’Italia torni ad avere un futuro». La premier passa in rassegna i provvedimenti varati dal suo governo in tema di welfare familiare e di lavoro. Resta questo, infatti, il primo ostacolo alla natalità. Ma secondo Meloni la denatalità «non dipende solo da questioni materiali, ma anche e tanto dalla capacità di una società di percepirsi come vitale».
E allora, la «prima sfida» che il governo vuole affrontare «con gli occhi della realtà e senza infilare la camicia di forza dell’ideologia» sarebbe quella culturale: «Crediamo che il compito dello Stato sia creare le condizioni favorevoli alla famiglia, allo sviluppo e al lavoro, soprattutto sul piano culturale». Uno Stato «che consideri la genitorialità un valore aggiunto e un investimento per il futuro». Un futuro che in gran parte «dipende anche dalla propria forza di volontà», precisa la premier tracciando l’idea di una «nazione in cui essere padri non sia fuori moda e diventare madri non sia una scelta privata. Una nazione in cui fare un figlio è una cosa bellissima, che non ti toglie niente, non ti impedisce di fare niente e ti dà tantissimo».
L’obiettivo è quello di superare l’inverno demografico. Papa Francesco lo contrappone alla «primavera» della natalità, quella che auspica possa sorgere a breve perché «la nascita dei figli – spiega – è l’indicatore principale per misurare la speranza di un popolo». È la speranza il cuore pulsante del discorso del Santo Padre: «La sfida della natalità è una questione di speranza», dice precisando che non si tratta solo di «ottimismo o di un sentimento positivo sull’avvenire; la speranza è una virtù concreta: un atteggiamento di vita». Ma la speranza va alimentata, coltivata. «Mi piace pensare agli Stati generali di Natalità come a un cantiere di speranza in cui si lavora tutti insieme». Un’impresa collettiva, insomma, per ragionare su come passare dall’inverno alla primavera demografica: «Non rassegniamoci al grigiore – esorta Papa Francesco – non crediamo che la storia sia già segnata, perché è proprio nei deserti più aridi che Dio apre strade nuove».
Sono strade che non possono prescindere dalla consapevolezza dell’incertezza del futuro. «Tutto va veloce, e le certezze acquisite passano in fretta perché la velocità accresce la fragilità che ci portiamo dentro», riflette il Papa, condannando una cultura incentrata sui bisogni del singolo ed esprimendo vicinanza alle giovani generazioni che più di tutti «sperimentano la sensazione di precarietà». La soluzione è «insieme», dice il Santo Padre: «La famiglia non è parte del problema, ma è parte della sua soluzione».
12 maggio 2023