Francesco: la paura, «origine della schiavitù e di ogni dittatura»

Aperto dal Papa il meeting organizzato da Migrantes, Caritas italiana e Centro Astalli a Sacrofano. «Il timore è legittimo», ha detto riferito all'arrivo di migranti e rifugiati, ma «rinunciare a un incontro non è umano»

«Il Signore parla oggi a noi» attraverso le letture della Messa «e ci chiede di lasciare che Lui ci liberi dalle nostre paure. “Liberi dalla paura” è proprio il tema scelto per il vostro incontro. La paura è l’origine della schiavitù, anche l’origine di ogni dittatura perché sulla paura del popolo cresce la violenza dei dittatori». È il passaggio centrale dell’omelia pronunciata venerdì 15 febbraio da Papa Francesco nella chiesa della Fraterna Domus di Sacrofano durante la Messa con la quale ha aperto il Meeting “Liberi dalla paura” – alla presenza, tra gli altri, del cardinale vicario Angelo De Donatis -, organizzato dalla Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, dalla Caritas italiana e dal Centro Astalli, che si è concluso ieri. Il Santo Padre ha ricevuto all’inizio della celebrazione il saluto del segretario della Cei Stefano Russo.

«Di fronte alle cattiverie e alle brutture del nostro tempo, anche noi, come il popolo d’Israele, siamo tentati di abbandonare il nostro sogno di libertà – ha detto il Papa -. Proviamo legittima paura di fronte a situazioni che ci sembrano senza via d’uscita. E non bastano le parole umane di un condottiero o di un profeta a rassicurarci, quando non riusciamo a sentire la presenza di Dio e non siamo capaci di abbandonarci alla sua provvidenza. Così ci chiudiamo in noi stessi, nelle nostre fragili sicurezze umane, nel circolo delle persone amate, nella nostra routine rassicurante. E alla fine rinunciamo al viaggio verso la Terra promessa per tornare alla schiavitù dell’Egitto. Questo ripiegamento su sé stessi, segno di sconfitta, accresce il nostro timore verso gli “altri”, gli sconosciuti, gli emarginati, i forestieri. Che peraltro sono i privilegiati del Signore». Un atteggiamento che «si nota particolarmente oggi, di fronte all’arrivo di migranti e rifugiati che bussano alla nostra porta in cerca di protezione, sicurezza e un futuro migliore. È vero, il timore è legittimo, anche perché manca la preparazione a questo incontro». Tuttavia, ha aggiunto il Santo Padre, «rinunciare a un incontro non è umano. Siamo chiamati invece a superare la paura per aprirci all’incontro. E per fare questo non bastano giustificazioni razionali e calcoli statistici».

«L’incontro con l’altro – ha continuato Francesco – è anche incontro con Cristo. Ce l’ha detto Lui stesso. È Lui che bussa alla nostra porta affamato, assetato, forestiero, nudo, malato e carcerato, chiedendo di essere incontrato e assistito. È davvero Lui, anche se i nostri occhi fanno fatica a riconoscerlo: coi vestiti rotti, con i piedi sporchi, col volto deformato, il corpo piagato, incapace di parlare la nostra lingua… Anche noi, come Pietro, potremmo essere tentati di mettere Gesù alla prova ma il Signore non ci abbandona». Quindi ha concluso: «Chi ha avuto la forza di lasciarsi liberare dalla paura, chi ha sperimentato la gioia di questo incontro è chiamato oggi ad annunciarlo sui tetti, apertamente, per aiutare altri a fare lo stesso, predisponendosi all’incontro con Cristo e la sua salvezza».

Al termine della celebrazione eucaristica il presidente nazionale della Fondazione Migrantes Guerino Di Tora ha ringraziato il Papa per la sua parola «determinante e motivo di rinnovata speranza» per quanti sono impegnati a vivere il Vangelo dell’accoglienza e ha donato al Papa un dipinto su tela che rappresenta Gesù che prende Pietro per mano mentre sta affondando «e gli dice “Non temere”. Penso – ha aggiunto il vescovo – che abbia rivolto questa frase a tutti i Pietro della Chiesa, anche al Pietro di oggi, e la dica a tutti noi che di fronte alle difficoltà non dobbiamo avere timore e sentirci in comunione di intenti con il nostro Pietro, Francesco». Monsignor Di Tora ha anche donato al Papa il depliant della mostra sulle migrazioni che si terrà dal 22 febbraio fino a Pasqua nell’oratorio del Caravita a Roma.

18 febbraio 2019