Francesco: «La pace è sempre possibile»

Allo Stadio Olimpico l’incontro con i piccoli del mondo arrivati per la prima Giornata mondiale dei bambini. «In voi tutto parla di vita di futuro. E la Chiesa, che è madre, vi accoglie». Il dialogo davanti alla “Croce della gioia”, lo spettacolo, la festa e la preghiera

Pieni di entusiasmo travolgente, con la gioia nella voce per cantare e per farsi sentire dagli spalti ma anche capaci di raccogliersi in silenzio per pregare per la pace, pensando a tutti i luoghi del mondo colpiti dalle guerre e dalla povertà. Hanno portato loro stessi, spontaneità, occhi che brillano e una grande sensibilità, i bambini provenienti da 101 Paesi del mondo che sabato pomeriggio, 25 maggio, allo Stadio Olimpico hanno preso parte – accompagnati da genitori, educatori, insegnanti e sacerdoti – alla prima Giornata mondiale dei bambini, patrocinata dal dicastero per la Cultura e l’educazione. Coordinatore dell’evento, il francescano padre Enzo Fortunato, mentre il comitato organizzatore ha visto la collaborazione della Cooperativa Auxilium con la Comunità di Sant’Egidio e la Federazione italiana giuoco calcio.

«In voi, bambini, tutto parla di vita, di futuro. E la Chiesa, che è madre, vi accoglie, vi accompagna con tenerezza e con speranza – ha detto Papa Francesco nel suo saluto rivolto ai 50mila, grandi e piccoli, venuti ad ascoltare le sue parole -. Lo scorso 7 novembre ho avuto la gioia di accogliere in Vaticano alcune migliaia di bambini di tante parti del mondo. Quel giorno avete portato un’ondata di gioia; e mi avete manifestato le vostre domande sul futuro. Quell’incontro ha lasciato un’impronta nel mio cuore e ho capito che quella conversazione con voi doveva continuare, doveva allargarsi a tanti altri bambini e ragazzi. Ed è per questo che oggi siamo qui: per continuare a dialogare, a porci domande e risposte».

È stato infatti un dialogo «per dare il “calcio d’inizio” a un movimento di bambine e bambini che vogliono costruire un mondo di pace, dove siamo tutti fratelli, un mondo che ha un futuro, perché vogliamo prenderci cura dell’ambiente che ci circonda», quello intercorso per quasi due ore tra il pontefice e i bambini, intermezzato dalle canzoni di Renato Zero e Al Bano, dal saluto del “nonno d’Italia” Lino Banfi che, coetaneo del pontefice, ha incitato i piccoli a gridare «Papa Francisco è l’abuelo del mundo» e dalla partitella di calcio tra bambini con un portiere d’eccezione: Gianluigi Buffon.

Al centro, però, ci sono stati i pensieri dei piccoli che, come Gesù nel tempio a 12 anni, si pongono domande grandi, dimostrando non solo di voler ascoltare i maestri ma di saperli interrogare a motivo della «saggezza pratica capace di innovare» che possiedono, insieme all’«arte dell’amicizia, dell’abbraccio, del perdono, della convivenza fraterna, della gioia semplice, dell’accettazione delle differenze come ricchezza e non come minaccia, della fede vissuta in modo vibrante e naturale», come ha sottolineato nel suo saluto il cardinale José Tolentino de Mendonça, prefetto del dicastero per la Cultura e l’educazione. Lo stesso inno della Gmb “Siamo noi”, scritto da monsignor Marco Frisina ed eseguito dal Coro dello Zecchino d’oro insieme a quello della diocesi di Roma, dice che «un bambino nei suoi occhi fa risplendere la vita, porta in sé la forza del futuro, fiducia che il mondo cambierà».

Alle domande, Papa Francesco, seduto di fronte alla “Croce della gioia”, opera dell’artista Mimmo Paladino, ha risposto in modo diretto e semplice, a volte facendo ripetere ai bambini i “sì” o i “no” per renderli più incisivi, invitando ad alzare il tono della voce, quasi a voler far imprimere nella memoria i valori semplici, eppure così difficili da attuare quotidianamente, dell’amicizia e del rispetto. A Jeronimo, colombiano, ha spiegato che «la pace è sempre possibile» a cominciare «dal poco, dalla scuola, con i miei compagni» e ha mostrato il gesto del tendere la mano per stringerla in segno di riconciliazione, invitando ognuno a compierlo con il proprio vicino.  A Luis Gabriel del Nicaragua, che ha chiesto come mai alcune persone non hanno né casa né lavoro, Francesco ha detto che questa ingiustizia «è il frutto della malizia, questo è il frutto dell’egoismo. E questo è il frutto della guerra» per la quale, purtroppo, «tanti Paesi spendono soldi per comprare armi per distruggere». Ancora, Francesco ha ringraziato Federico per avere posto la questione sull’uguaglianza di tutti gli uomini, ammonendo che «spetta a tutti noi cercare di essere più giusti e lavorare perché non ci siano tante ingiustizie nel mondo» mentre alla bimba indonesiana che ha domandato al Papa quale miracolo farebbe se potesse compierne uno, ha confidato: «Questo è il miracolo che a me piacerebbe fare: che tutti i bambini abbiano il necessario per vivere, per mangiare, per giocare, per andare a scuola».

Prima della benedizione finale, l’esibizione della trapezista del Cirque du Soleil , sostenuta in aria da grandi palloncini colorati, quasi a voler elevare verso l’alto la preghiera conclusiva del Papa con i bambini, con l’affidamento a Maria. E la consegna dei doni a Francesco: gli oltre 5mila disegni arrivati in questi mesi da tutto il mondo per la Gmb e un cubo di 10 centimetri di terra, espressione di amore e responsabilità per la vita, donato da un gruppo di bambini del movimento “Salva il Suolo”, sostenuto dalle Nazioni Unite e dal Programma alimentare mondiale per affrontare la crisi climatica e sostenere i governi nell’attuazione di cambiamenti politici.

27 maggio 2024