Francesco: «La guerra in Ucraina, sconfitta per l’umanità intera»

Presentato il Messaggio per la 56ª Giornata mondiale della pace, il 1° gennaio 2023. Uno sguardo all’esperienza della pandemia e a quella della guerra e l’invito a «fare fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione»

Qual è la “lezione” della pandemia? «La consapevolezza che abbiamo tutti bisogno gli uni degli altri, che il nostro tesoro più grande, seppure anche più fragile, è la fratellanza umana, fondata sulla comune figliolanza divina, e che nessuno può salvarsi da solo». Di conseguenza è urgente «ricercare e promuovere insieme i valori universali» che tracciano «questa fratellanza umana». Lo scrive Papa Francesco nel Messaggio per la 56ª Giornata mondiale della pace, il prossimo 1° gennaio 2023, presentato oggi, 16 dicembre, in conferenza stampa dal cardinale Michael Czerny, prefetto del dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, e dalla segretaria del medesimo dicastero suor Alessandra Smerilli. Alla presentazione ha partecipato anche il cantautore Simone Cristicchi mentre il “chief economist” della Fao Maximo Torero ha inviato un videomessaggio.

“Nessuno può salvarsi da solo. Ripartire dal Covid-19 per tracciare insieme sentieri di pace” è il titolo del messaggio del pontefice. Partendo da un versetto della lettera di san Paolo ai Tessalonicesi, Bergoglio prende in considerazione prima le dure conseguenze della pandemia che si trascina ormai da quasi tre anni e poi il flagello della guerra in Ucraina, che si è abbattuto nel cuore dell’Europa quando sembrava che il mondo cominciasse a riprendersi dalla devastazione causata dal coronavirus. Ma pur analizzando senza sconti i fatti che hanno sconvolto il nostro pianeta e le nostre società negli ultimi tempi, le parole del Papa sono intrise di speranza, fin dall’inizio: «Anche se gli eventi della nostra esistenza appaiono così tragici e ci sentiamo spinti nel tunnel oscuro e difficile dell’ingiustizia e della sofferenza, siamo chiamati a tenere il cuore aperto alla speranza, fiduciosi in Dio che si fa presente, ci accompagna con tenerezza, ci sostiene nella fatica e, soprattutto, orienta il nostro cammino». Un «invito a restare svegli, a non rinchiuderci nella paura, nel dolore o nella rassegnazione, a non cedere alla distrazione, a non scoraggiarci ma a essere invece come sentinelle capaci di vegliare e di cogliere le prime luci dell’alba, soprattutto nelle ore più buie».

Francesco prende in esame le pesanti conseguenze della pandemia, che ha destabilizzato «la nostra vita ordinaria». A questo si è aggiunto, «con effetti a lungo termine, un malessere generale che si è concentrato nel cuore di tante persone e famiglie, con risvolti non trascurabili» oltre alle conseguenze economiche e sociali che hanno fatto «emergere contraddizioni e disuguaglianze». Il Papa invita a chiederci: «Che cosa abbiamo imparato da questa situazione di pandemia? Quali segni di vita e di speranza possiamo cogliere per andare avanti e cercare di rendere migliore il nostro mondo?». E ribadisce il concetto che «nessuno può salvarsi da solo». Ma mette in evidenza anche come «la fiducia riposta nel progresso, nella tecnologia e negli effetti della globalizzazione non solo è stata eccessiva, ma si è trasformata in una intossicazione individualistica e idolatrica, compromettendo la garanzia auspicata di giustizia, di concordia e di pace».

Il Papa non manca di sottolineare alcuni aspetti positivi emersi in questo periodo: «Un benefico ritorno all’umiltà; un ridimensionamento di certe pretese consumistiche; un senso rinnovato di solidarietà che ci incoraggia a uscire dal nostro egoismo per aprirci alla sofferenza degli altri e ai loro bisogni; nonché un impegno, in certi casi veramente eroico, di tante persone che si sono spese perché tutti potessero superare al meglio il dramma dell’emergenza». Aspetti che contribuiscono ad essere più consapevoli della necessità di stare e agire “insieme”, concetto su cui ha insistito il cardinale Czerny.

Non poteva mancare il riferimento al dramma della guerra in Ucraina che «miete vittime innocenti e diffonde incertezza, non solo per chi ne viene direttamente colpito, ma in modo diffuso e indiscriminato per tutti, anche per quanti, a migliaia di chilometri di distanza, ne soffrono gli effetti collaterali, basti solo pensare ai problemi del grano e ai prezzi del carburante. Di certo, non è questa l’era post-Covid che speravamo o ci aspettavamo. Infatti, questa guerra, insieme a tutti gli altri conflitti sparsi per il globo, rappresenta una sconfitta per l’umanità intera. Certamente il virus della guerra è più difficile da sconfiggere di quelli che colpiscono l’organismo umano, perché esso non proviene dall’esterno, ma dall’interno del cuore umano, corrotto dal peccato». Cosa fare? Il Papa suggerisce di «lasciarci cambiare il cuore dall’emergenza che abbiamo vissuto, di permettere cioè che, attraverso questo momento storico, Dio trasformi i nostri criteri abituali di interpretazione del mondo e della realtà. Non possiamo più pensare solo a preservare lo spazio dei nostri interessi personali o nazionali, ma dobbiamo pensarci alla luce del bene comune».

Senza «ignorare un dato fondamentale: le tante crisi morali, sociali, politiche ed economiche che stiamo vivendo sono tutte interconnesse, e quelli che guardiamo come singoli problemi sono in realtà uno la causa o la conseguenza dell’altro. E allora, siamo chiamati a far fronte alle sfide del nostro mondo con responsabilità e compassione». Garanzia della salute pubblica, azioni di pace per mettere fine alle guerre, cura della casa comune, lotta ai cambiamenti climatici e alle disuguaglianze, cibo e lavoro, accoglienza dei migranti: «Solo spendendoci in queste situazioni – conclude il Papa – con un desiderio altruista ispirato all’amore infinito e misericordioso di Dio, potremo costruire un mondo nuovo e contribuire a edificare il Regno di Dio, che è Regno di amore, di giustizia e di pace».

Papa Francesco «ci chiede di riflettere coraggiosamente su che cosa abbiamo imparato e su quali occasioni non abbiamo saputo cogliere», ha commentato suor Smerilli. La religiosa ha annunciato che a fine 2022 la Commissione vaticana per il Covid 19 «chiuderà i suoi lavori: non perché l’emergenza sia finita, ma perché ormai tutto il dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale lavorerà con le modalità con cui la Commissione ha lavorato, cioè in ascolto e dialogo diretto con le Chiese e le realtà locali di ogni continente e in collaborazione con altri organismi e dicasteri». Suor Smerilli ha annunciato anche la nascita del “gruppo di lavoro” Catholic Response For Ucraine” (CR4U), promosso dal dicastero. «Questo gruppo si è costituito come spazio di dialogo strutturato e coordinamento tra i tanti attori cattolici che si stanno prodigando per assistere la popolazione ucraina nei bisogni più impellenti», le parole della religiosa.

16 dicembre 2022